“L’ha fatto con la moglie”: LICENZIAMENTO IN TRONCO, ufficiale la sentenza, se lo fai e ti beccano sei finito I Se hai i ‘bollori’, riflettici prima o perdi il lavoro

coppia - pexels- skyvape

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“L’ha fatto con la moglie”: non lo poteva fare. Licenziato in tronco: e ora la legge è ufficiale. La sentenza è chiara se lo fai e ti beccano sei finito. Sei fuori, ti cacciano all’istante. Se hai i ‘bollori’, riflettici prima: o perdi il lavoro.

“Tra moglie e marito non mettere il dito”: è uno dei proverbi più conosciuti della tradizione popolare italiana. Esprime bene un concetto che tutti hanno ben chiaro, ovvero che nei rapporti di coppia, specie se intimi e profondi, non bisognerebbe interferire.

Tuttavia, la realtà moderna ci mostra che questo confine non è sempre così netto, soprattutto quando la relazione sentimentale si intreccia con la sfera professionale.

Negli ultimi tempi è emerso un dato interessante e allo stesso tempo preoccupante: dedicare tempo al proprio partner durante l’orario di lavoro,  può comportare conseguenze anche pesanti.

Non si tratta solo di una questione di produttività, ma anche di correttezza nei confronti dell’azienda e degli altri colleghi. Il rischio è quello di incorrere in provvedimenti disciplinari, fino ad arrivare – nei casi più gravi – al licenziamento.

Licenziamento in tronco: l’ha fatto con la moglie

Il problema nasce quando il rapporto personale invade lo spazio lavorativo in maniera evidente. Immaginiamo una situazione concreta: due coniugi che lavorano nella stessa azienda e che, invece di concentrarsi sulle rispettive mansioni, passano molto tempo insieme, distraendosi o sottraendo energie ai compiti assegnati.

Questo atteggiamento, se reiterato, può essere visto come una violazione dei doveri contrattuali. La normativa e la giurisprudenza, in più occasioni, hanno sottolineato come l’orario di lavoro debba essere interamente dedicato all’attività per cui si è stati assunti. Ma non è solo questo il caso, o almeno non è questo il caso di cui ci occupiamo. Ecco il motivo del licenziamento.

coppia tramonto - pexels-skyvape
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Ecco perché l’hanno cacciato

Di recente la Cassazione ha stabilito una regola ben chiara con l’Ordinanza n. 24922 del 9 settembre 2025. Di che cosa si tratta? Lo andiamo a chiarire subito. In pratica la Corte di Cassazione ha dato conferma alla legittimità del licenziamento per giusta causa nei riguardi di un uomo che ha sfruttato i giorni di congedo parentale che erano destinati a fargli prendere cura del figlio: ma invece, l’uomo ha fatto ben altro.

Non quello che si può immaginare, però: tuttavia, sempre una violazione. Si è recato presso uno stabilimento balneare per aiutare la moglie nel lavoro, e ha  delegato la cura del bambino a nonni e baby sitter. In questo senso, la Cassazione ha sancito che il congedo parentale, indicato dal d.lgs. 151/2001, è un diritto del lavoratore, ma va usato in modo coerente alla finalità per cui è concesso e, in quel caso, era curarsi del figlio, non andare al mare dalla moglie.