“Pagati i contributi da solo”: ufficiale, da Ottobre se vuoi andare in pensione, devi pagare I Sbrigati a versare, altrimenti invecchi povero

anziano triste - pexels- skyvape

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Veramente per andare in pensione bisognerà pagarsi i contributi da soli, iniziando a versare per tempo? Facciamo chiarezza.

Ogni lavoratore appena inizia a lavorare penserà ovviamente alla pensione: l’ultimo step del traguardo lavorativo a cui sperano tutti di poter accedere con un’età che permette ancora di vivere la propria vita senza bastone, in salute e soprattutto con un reddito che possa dare dignità al cittadino, il quale dopo una vita di sacrifici vorrebbe soltanto godersi la vecchiaia.

A prescindere dal fatto che questo traguardo sembra allontanarsi sempre di più, dato l’allungamento dell’età pensionabile, in molti sono preoccupati sul come sarà. Questo perché il cedolino pensionistico sarà sicuramente più basso dei lavoratori del passato, poiché è cambiato proprio il sistema per redigere il netto.

Per questo motivo, sono molti i giovani che iniziano fin da subito a crearsi una pensione integrativa in modo da poterla completare con quella che riceveranno dall’INPS in futuro, per non parlare delle alte forme di risparmio contemplate.

Eppure la notizia che per andare in pensione i cittadini dovranno pagarsi i contributi da soli, sta rimbalzando da un social all’altro? Sappiamo che questo è quello che fanno gli autonomi, ma cosa c’entrano i dipendenti? Facciamo chiarezza in merito.

Il sistema pensionistico in Italia

Prima di procedere con la descrizione del tema affrontato nel titolo, dobbiamo fare un passo indietro e capire come funziona il sistema pensionistico in Italia. Questo è fondato principalmente su due pilastri fondamentali: la regola contributiva, quindi il cedolino finale dipenderà da quanto un dipendente ha versato negli anni lavorativi e dal principio della certezza quantitativa e qualitativa della contribuzione. Oltre a questo, è bene ricordare che nel corso dei decenni è cambiato il calcolo di tale cifra, poiché in passato si basava sul sistema retributivo, cioè sulla media delle retribuzioni degli anni di carriera.

Da quel momento in poi, in base a quando un lavoratore ha iniziato a lavorare, potrà avere il metodo misto, quindi sia retributivo che contributivo, il quale si fonda solo sull’ammontare di tutti i contributi versati durante il periodo lavorativo oppure soltanto contributivo. In base a quest’ultimo, è opportuno crearsi qualcosa di alternativo poiché porta ad un cedolino più snello rispetto al retributivo.

Perché pagarsi i contributi da soli per la pensione
Perché pagarsi i contributi (Fonte: Canva) – www.skyvape.it

Quando bisogna pagarsi i contributi da soli

In base al discorso svolto nel paragrafo precedente, come mai si parla di doversi pagare i contributi da soli per andare in pensione? Diciamo che il problema di fondo ce l’hanno quei lavoratori che per tutta una serie di motivi si sono trovati con periodi contributivi omessi o non versati dal datore di lavoro. Il problema di tutto ciò è che i contributi previdenziali dovuti vanno in prescrizione dopo 5 anni, periodo dopo il quale il datore di lavoro non sarà più obbligato a versarli.

Come riportano da uspms.it, secondo la circolare n. 48 del 24 febbraio 2025 dell’INPS (articolo 30 della legge 203/2024, il “Collegato Lavoro”), entrata ufficialmente in vigore quest’anno, i lavoratori avranno la possibilità di colmare quel buco contributivo, pagando a proprie spese i contributi non versati. In questo modo otterranno una rendita vitalizia reversibile che si riferisce a quei periodi. Così facendo il lavoratore potrà così recuperare l’anzianità utile per raggiungere i requisiti pensionistici. Informatevi bene con chi di dovere per sapere come risolvere il problema.