“CANCELLATA LA MALATTIA AL LAVORO”: pazzesco, ora il capo ti può licenziare in tronco per GIUSTA CAUSA ti ti assenti I Stai male? Vai a lavoro lo stesso o finisci alla Caritas

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“Cancellata la malattia al lavoro”: l’annuncio è di quelli che fanno tremare le gambe e le ginocchia, ed è spaventoso per tutti i lavoratori. Cosa succede? Pazzesco, ora il capo ti può licenziare in tronco per Giusta Causa. Tutto vero.
E tutto agghiacciante, e limitante, e pericoloso per chi lavora ma, si sa, è soggetto alle variabilità di salute che la vita di tutti impone. Tutto in bilico ora.
Ti assenti per malattia? Stai male? Vai a lavoro lo stesso o finisci alla Caritas, perché il capo può cacciarti su due piedi e, senza salario, non avrai nulla più per sostentarti.
La malattia sul lavoro rappresenta una delle più importanti conquiste sociali degli ultimi decenni. Si tratta infatti di un diritto fondamentale che tutela il lavoratore in caso di problemi di salute.
Se ci si ammala, è possibile assentarsi senza perdere i giorni di lavoro né la retribuzione. Inoltre, la legge prevede che durante il periodo di malattia il dipendente non possa essere licenziato, proprio per proteggerlo in un momento di fragilità fisica e psicologica.
Ora cambia tutto: il capo ti licenzia per giusta causa
È una garanzia che nasce dall’idea che il lavoro non debba mai prevalere sulla salute, e che ogni persona debba avere la possibilità di curarsi senza temere conseguenze economiche o professionali. Eppure, esistono dei casi specifici in cui questa tutela può venire meno. Non sempre, infatti, il diritto alla malattia è assoluto. Ci sono situazioni che, se mal gestite dal dipendente, possono portare alla perdita della retribuzione e perfino a un licenziamento legittimo.
Un primo esempio riguarda il comportamento scorretto durante la malattia. Il lavoratore che, pur dichiarandosi malato, svolge altre attività incompatibili con il suo stato di salute può incorrere in provvedimenti disciplinari. Se, ad esempio, una persona in malattia per problemi ortopedici viene sorpresa a praticare sport o a svolgere un secondo lavoro, l’azienda può ritenere che stia abusando del diritto concesso.

Il caso previsto dalla legge: ti cacciano su due piedi
Un altro caso delicato riguarda i controlli medici. L’INPS, attraverso i medici fiscali, ha la possibilità di effettuare visite a domicilio per verificare lo stato del lavoratore. Se il dipendente non è reperibile nelle fasce orarie previste, rischia la sospensione dell’indennità e, nei casi più gravi, ulteriori sanzioni.
Anche la durata della malattia è un elemento cruciale: ogni contratto collettivo stabilisce un periodo massimo di conservazione del posto, detto “periodo di comporto”. Una volta superato questo limite, l’azienda può procedere con il licenziamento, pur riconoscendo i diritti maturati fino a quel momento. Infine, non bisogna dimenticare che la malattia deve sempre essere certificata correttamente dal medico e comunicata tempestivamente al datore di lavoro. La mancanza di documentazione ufficiale o ritardi ingiustificati possono invalidare il diritto all’assenza retribuita.