14 Marzo 2017 – a cura di Skyvape

Abbiamo già trattato di Dry-Burn 

In passato abbiamo già trattato l’argomento (Dry Burn da evitare?) ma ad oggi esce una nuova notizia dove un Chimico/Farmacista pone la propria esperienza e il proprio parere sull’argomento evidenziando i diversi materiali che costituiscono le nostre resistenze e la loro composizione chimica/fisica.

La pratica del dry-burn

La pratica di riscaldare il filo (resistivo e non) è cosa usuale per tutti i vapers che si accingono alla rigenerazione di un atomizzatore. Tale pratica avviene in due momenti differenti dove quella messa in discussione è sicuramente la seconda:

1) quando viene effettuala la prima coil prima di inserire il cotone, silica o mesh (definite in ambiente wick). Tale “attivazione” della coil serve per rodare la coil stessa e per far si che le spire siano uniformi e che si attivino vicendevolmente. Questo serve ad avere una maggiore e più sicura erogazione e a bruciare la wick in maniera uniforme con un successivo assorbimento , sempre uniforme, del liquido.

2) quando si deve rigenerare per la seconda volta, viene tolta la wick, viene riscaldata la resistenza e successivamente viene “rigenerata” applicando la wick pulita per poter tornare a svapare in tranquillità. Alcuni vapers puliscono la resistenza, elimindo eventuali residui, anche sotto l’acqua corrente per poi riapplicare la wick.

3) quando si va in secca, perchè dimentichiamo di mettere il liquido o perchè la wick non è più usabile (in questo caso cambiare la coil il più presto possibile)

Tale pratica è stata in precedenza affrontata dal Dottor Konstantinos Farsalinos, che ha chiesto aiuto ad un esperto di materiali “Pedro Carvalho”, traendo la conclusione che il dry burn dovrebbe essere in ogni caso evitato proprio perchè si altera la normale composizione del materiale stesso incidendo sulla struttura della lega o del metallo del filo usato che potrebbe portare alla creazione di alcune particelle che potrebbero essere nella vaporizzazione ingerite.

Lo studio e le riflessioni sui fili

Partiamo allora dall’idea ce la composizione degli elementi che riscaldiamo subisce una variazione perchè esponiamo tale fino alla corrente elettrica (erogazione). Sono stati presi di mira ed usati fili ottenendo risultati differenti anche in dipendenza del marchio usato. Il Dr Dworniczak riassume allora le prove tecniche effettuate.

Il Kanthal è una lega di ferro (Fe, 70%), cromo (Cr, 20-30%) e alluminio (Al, 4-7%). Quando viene riscaldato si forma uno strato protettivo di ossido di alluminio sulla superficie del filo. Il Kanthal è una delle leghe rare utilizzate negli elementi riscaldanti e non consente il controllo della temperatura chiamato anche TC/TCR.

Il Nicromo ( o Nichrome) è una lega di cromo (Cr, 80%) e nichel (Ni, 20%). Quando viene riscaldato fino a far diventare la coil rossa si forma uno strato esterno di cromo (III), che protegge l’elemento riscaldante da ulteriore ossidazione.

Ni200 è un materiale pieno (Ni). Al di sopra dei 400°C. viene a formarsi sul filo l’ossido di nichel. A seconda del grado di ossidazione possono essere formati due tipi di ossido, ossido di Ni verde è ossido Ni inerte ma il nero è molto reattivo.

L’acciaio inossidabile (SS) è stato introdotto di recente sul mercato Vapers. L’acciaio è una lega di ferro (Fe) carbonio (C). La struttura in acciaio dell’acciaio è dovuta alla presenza di almeno il 13% di Cr. La presenza del Cr impedisce la formazione dell’ossido che forma uno strato protettivo. Sono stati rilevanti alcuni agenti contaminanti nella forma di metalli in tale filo. Il classico SS316 contiene anche piccole quantità di molibdeno (Mo, 2,5%) e manganese (Mn, 2%).

Il riepilogo finale

Allora cosa c’è di pericoloso nell’effettuare la pulitura della resistenza così detta “Dry Burn”? Ecco i tre motivi per il quale è sconsigliabile farlo:

  1. Il rivestimento del filo usato potrebbe sganciarsi dal filo durante la vaporizzazione creando dei microscopici residui.
  2. Tali residui possono portare allergie. Il nickel per esempio è conosciuto perchè puo causare eruzioni cutanee, prurito ed arrossamento. Il Ni è anche un composto cancerogeno quando combinato al monossido di carbonio (CO). Pertanto, questo tipo di tossicità è probabilmente meno rilevante nel caso di e-sigarette che per i prodotti del tabacco combustibili.
  3. Tali microscopici residui possono per esempio essere dannosi per l’uomo. E’ per esempio ampiamento provato nel caso dei saldatori esposti ad ossidi di Mn. 
  4. Per il chimico, una ustione secco può amplificare il processo di corrosione normale sulla superficie della bobina e prematuramente deteriorare la qualità dell’elemento riscaldante. Gli effetti tossici (Mn) o cancerogeni (per il Cr (VI), una forma più ossidata rispetto a Cr (III)) sono improbabili poiché la dose è molto piccola.

Alla fine di tale studio il Dr Dworniczak dice che il dry burn può portare alla corrosione dello della superficie del filo usato deteriorandone prematuramente la durata e la qualità. Ad ogni modo effetti tossici (Mn) o cancerogeni (per il Cr (VI), in una forma più ossidata rispetto a Cr (III)) sono improbabili poiché la dose inalata e/o ingerita sarebbe molto piccola.

Tale studio non prende in considerazione l’attivazione della coil all’inizio ma solo la sua sostituzione o il suo riscaldamento dopo il primo o più usi.

Ad oggi esistono anche elementi riscaldanti in ceramica ma il loro studio è ancora in via di esame. Sembrano essere più sicuri dei normali sistemi ma si vedrà a breve. Si ricorda però che Nichel e Titanio ( in quanto fili ) devono essere necessariamente usati in TC/TCR e non in VV o VW.

E’ anche da prendere in considerazione che il dry burn non è nocivo se fatto in maniera “diciamo” contenitiva, come tutte le cose se usate nel modo sbagliato portano a notevoli problemi.