“L’ha fatto con la moglie”: LICENZIAMENTO IN TRONCO, ufficiale la sentenza, se lo fai e ti beccano sei finito I Se hai i ‘bollori’, riflettici prima o perdi il lavoro

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“L’ha fatto con la moglie”: non lo poteva fare. Licenziato in tronco: e ora la legge è ufficiale. La sentenza è chiara se lo fai e ti beccano sei finito. Sei fuori, ti cacciano all’istante. Se hai i ‘bollori’, riflettici prima: o perdi il lavoro.
“Tra moglie e marito non mettere il dito”: è uno dei proverbi più conosciuti della tradizione popolare italiana. Esprime bene un concetto che tutti hanno ben chiaro, ovvero che nei rapporti di coppia, specie se intimi e profondi, non bisognerebbe interferire.
Tuttavia, la realtà moderna ci mostra che questo confine non è sempre così netto, soprattutto quando la relazione sentimentale si intreccia con la sfera professionale.
Negli ultimi tempi è emerso un dato interessante e allo stesso tempo preoccupante: dedicare tempo al proprio partner durante l’orario di lavoro, può comportare conseguenze anche pesanti.
Non si tratta solo di una questione di produttività, ma anche di correttezza nei confronti dell’azienda e degli altri colleghi. Il rischio è quello di incorrere in provvedimenti disciplinari, fino ad arrivare – nei casi più gravi – al licenziamento.
Licenziamento in tronco: l’ha fatto con la moglie
Il problema nasce quando il rapporto personale invade lo spazio lavorativo in maniera evidente. Immaginiamo una situazione concreta: due coniugi che lavorano nella stessa azienda e che, invece di concentrarsi sulle rispettive mansioni, passano molto tempo insieme, distraendosi o sottraendo energie ai compiti assegnati.
Questo atteggiamento, se reiterato, può essere visto come una violazione dei doveri contrattuali. La normativa e la giurisprudenza, in più occasioni, hanno sottolineato come l’orario di lavoro debba essere interamente dedicato all’attività per cui si è stati assunti. Ma non è solo questo il caso, o almeno non è questo il caso di cui ci occupiamo. Ecco il motivo del licenziamento.

Ecco perché l’hanno cacciato
Di recente la Cassazione ha stabilito una regola ben chiara con l’Ordinanza n. 24922 del 9 settembre 2025. Di che cosa si tratta? Lo andiamo a chiarire subito. In pratica la Corte di Cassazione ha dato conferma alla legittimità del licenziamento per giusta causa nei riguardi di un uomo che ha sfruttato i giorni di congedo parentale che erano destinati a fargli prendere cura del figlio: ma invece, l’uomo ha fatto ben altro.
Non quello che si può immaginare, però: tuttavia, sempre una violazione. Si è recato presso uno stabilimento balneare per aiutare la moglie nel lavoro, e ha delegato la cura del bambino a nonni e baby sitter. In questo senso, la Cassazione ha sancito che il congedo parentale, indicato dal d.lgs. 151/2001, è un diritto del lavoratore, ma va usato in modo coerente alla finalità per cui è concesso e, in quel caso, era curarsi del figlio, non andare al mare dalla moglie.