“Sei invalido? E allora ti caccio via”: allarme in Italia, lavoratori a rischio I Sbattuti fuori da un giorno all’altro: la patata-bollente passa a INPS

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“Sei invalido? E allora ti caccio via”: scatta un nuovo drammatico allarme in Italia, i lavoratori sono a rischio. Cosa succede? Possono essere sbattuti fuori. E da un giorno all’altro: la patata-bollente passa a INPS, subito dopo. Addio all’impiego.
Le invalidità rappresentano una condizione che, nel nostro Paese, è riconosciuta e tutelata sotto diversi aspetti, come è giusto che sia: compreso quello lavorativo.
La legislazione italiana, infatti, prevede una serie di garanzie e diritti specifici per le persone invalide, con l’obiettivo di favorire la loro inclusione nel mondo del lavoro e proteggerle da discriminazioni o trattamenti ingiusti.
L’assunzione di lavoratori con invalidità rientra in specifiche normative che vincolano le aziende, soprattutto quelle di dimensioni medio-grandi, a garantire una quota di inserimento dedicata.
Oltre al momento dell’assunzione, anche il rapporto di lavoro deve rispettare condizioni particolari. Il dipendente invalido ha diritto a misure di tutela, agevolazioni orarie e, in alcuni casi, alla possibilità di richiedere mansioni compatibili con la propria condizione fisica.
Rischi di essere mandato via se sei invalido
Queste norme hanno lo scopo di evitare che la disabilità diventi un ostacolo insormontabile e di permettere alla persona di esprimere le proprie capacità in un contesto adeguato. Tuttavia, c’è un aspetto delicato da considerare: quello dell’allontanamento dal posto di lavoro. In teoria, il lavoratore invalido non può essere licenziato a causa della sua condizione di salute, poiché ciò costituirebbe un atto discriminatorio e contrario alle norme vigenti. Tuttavia, esistono casi particolari in cui il rapporto di lavoro può essere messo in discussione.
Se, ad esempio, la disabilità peggiora al punto da rendere impossibile lo svolgimento delle mansioni, anche con adeguamenti e agevolazioni, l’azienda può trovarsi nella condizione di dover valutare un recesso per sopravvenuta impossibilità della prestazione. Un’ipotesi rara, ma prevista dalla legge. Lo stesso può accadere qualora si verifichi un’incompatibilità assoluta tra la mansione e le condizioni fisiche, nonostante siano stati fatti tentativi di ricollocazione interna.

Il problema non è più del capo: chiuso il rapporto di lavoro
È quindi importante che i lavoratori invalidi siano consapevoli dei propri diritti, ma anche dei limiti previsti dal contratto e dalla normativa. Di contro, le aziende devono muoversi con grande cautela, evitando abusi e garantendo sempre la massima tutela alla persona.
In definitiva, la protezione dei lavoratori invalidi è un pilastro del nostro sistema sociale e giuridico, ma richiede attenzione costante per evitare che situazioni delicate, come l’allontanamento, vengano gestite in modo scorretto o ingiusto. Se, poi, non ci sono margini per un recesso o una incompatibilità, molte aziende optano, qualora non ritenessero funzionale il rapporto di lavoro, per manovre di pre-pensionamento. A quel punto, il tutto verrebbe gestito da INPS.