Categories: Curiosità

Il Ministero della Salute “boccia” la riduzione del danno

Molto chiare le parole del Sottosegretario Zampa  

Non bastano le evidenze recate da parte della scienza. Quelle che dicono chiaramente come la sigaretta elettronica sia estremamente meno dannosa rispetto al fumo classico. Ma si continua ad aggrapparsi ad ipotesi infarcite di “se” e “forse” per giustificare lo scetticismo nei confronti del settore svapo.
Un ultimo esempio, in tal senso, viene, come riporta “Quotidiano Sanità”, dal Sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa, nel rispondere ad interrogazione giunta dal Gruppo Misto.

La Zampa è stata risoluta “L’approccio della riduzione del danno, allo stato attuale delle conoscenze, non può essere adottato quale strategia di salute pubblica, che mira invece alla disassuefazione dal fumo e dall’utilizzo di prodotti del tabacco o contenenti nicotina”.
No alla riduzione del danno, quindi, secondo la esponente del Dicastero.
L’obiettivo della Salute pubblica, come spiegato dalla medesima, deve essere quello di azzerare qualsiasi forma di consumo. Che sia tabacco combusto o riscaldato.

“Sarebbe, pertanto, auspicabile – ha proseguito l’esponente di Palazzo Chigi, sempre come riferisce QS – poter disporre di studi indipendenti, pur tenendo conto che non è possibile ad oggi avere informazioni circa gli effetti di un uso prolungato a lungo termine di tali prodotti, data la relativamente recente introduzione degli stessi sul mercato, come sottolineato anche dal citato rapporto dell’Iss”.
Come si dovrebbe combattere, quindi, il tabagismo? Secondo la Zampa “attraverso interventi normativi, attività di educazione e promozione della salute, sviluppo di metodologie e farmaci per favorirne la cessazione”.

“Sebbene nel tempo il calo dei fumatori sia quasi raddoppiato, passando da una diminuzione di circa lo 0,7 per cento annuo tra il 1993 e il 2003 all’1,3 per cento annuo tra il 2003 e il 2019 – ancora la Zampa – occorre segnalare la rapidissima crescita delle vendite dei prodotti a tabacco riscaldato («Heat non Burn») che, introdotti nel mercato a fine 2014, hanno costantemente raddoppiato le vendite ogni trimestre e nel 2019 sono diventati il terzo prodotto più consumato in Italia, arrivando a rappresentare oltre il 4 per cento del mercato”.

La posizione governativa, in tema di alternativa al fumo classico, è assolutamente chiara.
Diametralmente opposta rispetto a realtà, quale quella inglese, nel cui contesto la sigaretta elettronica è proposta in ottica di fuoriuscita dal vizio.
Anzi, come afferma la vice di Speranza, “la comparsa sul mercato dei prodotti a tabacco riscaldato come alternativa alle sigarette tradizionali, è motivo di preoccupazione per la salute pubblica”.
Il Ministero, nel motivare tale posizione, richiama un rapporto reso dall’Istituto Superiore di Sanità che non permette “di stabilire il potenziale di riduzione del rischio rispetto ai prodotti da combustione a parità di condizioni di utilizzo, sia per quello che riguarda l’impatto nei fumatori relativamente alla riduzione della mortalità e morbilità fumo correlate, sia per quanto riguarda l’impatto nei non fumatori e negli ex-fumatori relativamente alla capacità del prodotto in esame di indurre al consumo di prodotti contenenti nicotina”.

In parole povere: secondo i consulenti scientifici del Ministero della Salute, non è affatto provato che il meccanismo del riscaldato sia meno nocivo del combusto. Per dirla breve: su questa base di ragionamento siamo lontanissimi da un modello di tipo inglese.
E la gente, nel frattempo, continuerà a morire (80.000 nella sola Italia, in un solo anno) per patologie fumo-connesse.

Redazione Skyvape

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