E’ normale che si cerchi di vendere un liquido usando gli stratagemmi di marketing legati ad un marchio famoso? Scopriamolo…
Abbiamo già trattato il problema dei liquidi e delle box che rispecchiano le caratteristiche estetiche (packaging) del prodotti commerciali di successo (quì) ma ad oggi vediamo e leggiamo che una molteplice influenza sull’acquisto avviene proprio per il rispecchiare, nel consumatore, quella curiosità di acquistare un e-liquid per verificare se rispecchia o meno quel sapore (o odore) del prodotto famoso che siamo soliti acquistare nei discount o nei supermercati.
I casi non sono isolati a semplici box create “ad hoc” per poter vedere ma si evolvono in creazioni per lo più simili (se non identiche) al prodotto “di fama” che è pienamente conosciuto ai consumatori.
Ad oggi, apprendiamo che la Wrigley, noto produttore di gomme da masticare e non solo, ha dato ferrea battaglia a chi usa il suo marchio o il logo e/o il packaging dei sui
Il problema è evidente, cambiando alcune fattezze del logo o usando lo stesso font si può ovviare alle conseguenze legali legate alle proprietà intellettuali ed al marchio? La legge è chiara e non ammette ignoranza, la contraffazione prende in considerazione anche questo aspetto in quanto molti produttori alimentari e non (parliamo anche di altre categorie) hanno registrato marchio, font, logo e quant’altro che possa richiamare il loro nome o i loro prodotti tramite il loro marchio proprio per ovviare a questo problema.
Oltre la Wrigley anche la Ferrero e la Perfetti sono nell’occhio del ciclone e non hanno perso tempo nel far tutelare i propri diritti. Allora chi è responsabile o chi diviene responsabile per la vendita di tali liquidi? Abbiamo letto come queste aziende abbiano già avviato le procedure che hanno portato già al sequestro di alcuni blocchi di prodotti e di alcune rivendite che proponevano questo E-liquid. Le problematiche secondo quanto si può evincere dalla legge attuale (ed essendo il detto – la legge non ammette ignoranza -) sarebbero quelle della responsabilità che ha sia il produttore che il distributore che anche il venditore.
Si è parlato spesso di atomizzatori o box che non coperti/e da brevetto vengano riprodotte in egual fattezze da altri produttori o modder, e si è parlato in passato anche di liquidi riprodotti che proprio perchè, nascendo dall’idea del prodotto in se, vengono proposte al cliente finale (noi) con packaging e nomi che ricordano prodotti che con il mondo del vaping non hanno molto a che fare.
Allora ci chiediamo se sia giusto proporre dei liquidi come se fossero prodotti; se sia giusto ingannare l’utente facendo pensare che quel liquido possa rispecchiare quel prodotto specifico e ci chiediamo ulteriormente ” a questo punto cosa si è disposti a fare per guadagnare”??