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Se in Italia il Ministro della Salute Maurizio Schillaci pensa di vietare l'uso delle sigarette elettroniche negli spazi a pubblica frequentazione sia all'aperto sia al chiuso - sebbene negli ultimi giorni, come da dichiarazioni del medesimo, vi è stata una frenata su questo aspetto - negli Stati Uniti d'America il particolare "ban" è già realtà. Succede in Georgia, Stato del Sud Est, con capitale Atlanta dove il locale Senato ha approvato una legge che mette al bando, appunto, le e-cig. La proposta è passata a larghissima maggioranza - 152 voti contro 14 - e, in base al nuovo assetto normativo, ci si dovrà dimenticare letteralmente di fare uso del proprio caro dispositivo elettronico negli spazi pubblici al chiuso - le previsioni non sono rivolte, infatti, alle aree all'aperto. Diciamo che qualche eccezione a questa norma generale c'è pure ma si tratta di situazioni risibili: la sigaretta elettronica sarà ammessa, infatti, in location quali tabaccherie, dove si potrà testare il prodotto che si sta acquistando, e all'interno di bar il cui accesso è consentito esclusivamente ad un pubblico adulto. Le ragioni che sono state invocate alla base dell'adozione di tale norma sono di esclusiva tutela della pubblica salute: si ritiene, infatti, da parte dei decisori che lo svapo passivo possa causare danni a carico della salute, esacerberando ad esempio condizioni come l'asma. Le sanzioni che sono previste per quanti verranno colti in difetto sono abbastanza robuste dal momento che le medesime possono spaziare entro una forbice da 100 a 500 dollari. Ulteriore stretta, quindi, quella che si ha nello Stato americano: per effetto di una legge entrata in vigore nel 2021, le tasse sullo svapo erano già state portate ad un livello del 7 percentuale. In più, sempre per effetto della medesima norma approvata poco meno di due anni or sono, l'età minima per acquistare prodotti del tabacco e dello svapo era stata innalzata a 21 anni.

Lo svapo balla sul filo di lana in Europa.
In attesa delle decisioni che Bruxelles andrà ad assumere, su scala generale, rispetto alla questione della tassa unica e degli aromi, a livello di singoli Stati sono vari i fronti aperti in modo alquanto critico.
Se in Germania si discute di un eventuale semplificazione del packaging e del design delle e-cig, se in Italia si valuta normativamente di vietare le sigarette elettroniche all'aperto, se in Portogallo a spaventare sono i livelli fiscali, in Norvegia (come in Slovenia) la discussione è aperta - anche qui - circa la eventuale adozione di un divieto di liquidi per sigarette elettroniche aromatizzati.
In buona sostanza si vorrebbe consentire la circolazione di soli liquidi dal sapore tabaccoso.
Una sconfitta per le ragioni del minor danno da fumo proprio in una terra, quella scandinava, che sta assistendo al miracolo Svezia, realtà che, grazie alle politiche di riduzione del rischio - sebbene sotto forma dello snus - sta vincendo la sua battaglia col tabagismo.
Stoccolma, infatti, già Paese in Europa con minor percentuale di tabagismo e minore incidenza di cancro polmonare, si accinge a essere il primo Stato continentale a scendere sotto la soglia del 5 percentuale dei fumatori così guadagnando la "palma" di primo Paese smoking free.
Ma si diceva della Norvegia e della possibile "stretta" sui "sapori".

"Gli aromi sono comunemente usati tra i vapers regolari di tutte le età e circa due terzi dei quelli adulti li usano rivelandosi essenziali per i fumatori adulti che cercano di smettere, poiché possono aumentare le probabilità di successo del 230%".
Così commentano dalla World Vapers'Alliance.
Per poi proseguire "Inoltre, non ci sono prove che indichino che i sapori incentivino lo svapo o il fumo dei giovani.
Un divieto di sapore è una catastrofe per la salute pubblica.
La ricerca suggerisce che, in caso di divieti, quasi la metà dei vapers si rivolgerebbe al mercato nero o farebbe ritorno alle "bionde".
Per troppo tempo i legislatori hanno ignorato le opinioni degli svapatori, ovvero le voci più importanti – quelle del consumatore – e le loro esperienze vissute sono assenti e fraintese.
Facciamo sentire la nostra voce!".

Non vi è alcuna relazione tra uso esclusivo di sigarette elettroniche (o di tabacco riscaldato) e aumento del rischio di patologie di tipo cardiaco.
In tal senso le conclusioni di nuovo approfondimento condotto sulla base dei dati del "Path" - Population Assessment of Tobacco & Health.
L'attenzione degli analisti, in particolare, si è concentrata sulla ricerca di eventi quali ictus ed infarto del miocardio, nella popolazione campionata, in soggetti di età superiore a quarant'anni facenti uso o di sigarette o di Ends (ovvero i sistemi elettronici di somministrazione di nicotina) o che non avevano mai fumato o svapato.
Ebbene, ad esito dell'attività condotta si è potuto accertare come l'uso delle "bionde" aumentasse le possibilità di andare incontro ad un accidenti di tipo cardiaco; Al contrario, invece, l'uso delle e-cig (o del tabacco riscaldato) non si presentava essere associato ad un incremento di fenomeni di morbilità.
"Rispetto al non uso, l'uso esclusivo di sigarette è stato associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari auto-riferite diagnosticate per un periodo di cinque anni - hanno per la precisione osservato gli autori dello studio - mentre l'uso di Ends non è stato associato ad un aumento statisticamente significativo degli eventi".
Le conclusioni hanno bissato quelle cui era già approdato un precedente studio pubblicato sulla rivista scientifica "Nicotine and Tobacco Research".
Quanto agli esiti  dell'ultimo lavoro, il medesimo è stato condotto a più mani dalla prestigiosa Università statunitense "Ucla" nonchè dall'UC San Francisco, della Boston University e dall'Università del Texas ed ha potuto appurare, inoltre, come "nonostante i livelli più elevati di nicotina, i consumatori esclusivi di tabacco senza fumo avevano concentrazioni significativamente inferiori di biomarcatori di infiammazione e stress ossidativo rispetto ai fumatori di sigarette".
Con i livelli di questi biomarcatori, tra i consumatori di Ends, che erano simili a quelli di chi non aveva mai fumato.
Significativo anche il fatto che la maggiore dose di nicotina non influenzasse in alcun modo il rischio.

Come se le norme non fossero già abbastanza complicate, severe.
Vi è anche chi propone ulteriori limitazioni sulle sigarette elettroniche.
E' la Therapeutic Goods Administration, Agenzia governativa australiana, a proporre la nuova stretta.
Secondo i funzionari di tale Organismo, infatti, in aggiunta a quanto si è già fatto, si dovrebbe procedere anche ad introdurre un totale divieto sugli aromi per e-cig.
Un divieto di produzione e di commercializzazione sul territorio nazionale di liquidi per sigarette elettroniche aromatizzati.
Una vera e propria ciliegina su una torta di divieti che, tuttavia, ha prodotto non pochi effetti collaterali.
Come si ricorda, infatti, dal mese di Ottobre 2021 - un anno e mezzo tondo tondo - in Australia è possibile acquistare e-cig e relativi prodotti esclusivamente tramite prescrizione medica che attesti che quel prodotto è necessario e funzionale a quella determinata persona per smettere di fumare.
Una volta ottenuta la certificazione - che è rilasciata in modo alquanto rigido e tutt'altro che allegro - ci si può recare esclusivamente presso le farmacie - non esistono più, in pratica, negozi di svapo - e fare acquisto di quanto prescritto.
In sostanza, lo svapo è assimilato ad una vera e propria terapia medica.
Le restrizioni attuate, tuttavia, non hanno impedito che gli svapatori potessero accedere ugualmente ai prodotti.
Piuttosto che procurarseli, però, sul mercato legale, in tanti si sono rivolti al mercato nero che, ovviamente, offre prodotti meno sicuri, non controllati e non sottoposti ai parametri pretesi della norma.
Il dato, in tal senso, è assolutamente shock: attualmente in Australia ci sono 1,3 milioni di adulti che svapano, pari al 6,5% della popolazione adulta.
Il sondaggio - con campione di 3.056 adulti - ha rivelato che solo un minimo 8 percentuale dei vapers esistenti ha una prescrizione.
Ciò significa che tutto il resto si rivolge al sommerso anche con mancato introito per lo Stato.
Un gran bel pasticcio, per dirla breve.
E come se ciò non bastasse, la folle idea di vietare anche gli aromi.
Un totale distacco dalla realtà.

Si, le sigarette elettroniche sono un valido strumento per smettere di fumare.
Lo sostiene il professore Kenneth E. Warner, PhD, Professore emerito del Dipartimento di Gestione e Politica sanitaria, School of Public Health, presso l'Università del Michigan.
Le parole del docente, da sempre attivo nello studio di politiche di controllo del tabacco, sono state pubblicate sulla rivista scientifica Nature Medicine e sono il frutto del lavoro che lo stesso Warner ha condotto a più mani con Neal L. Benowitz del Department of Medicine - University of California, Ann McNeill del National Addiction Center, King's College, di Londra, e Nancy A. Rigotti del Dipartimento di Medicina presso la Harvard Medical School di Boston.
L'attività si è in particolar modo concentrata sull'esame dei singoli Paesi e sulle diverse posizioni che si rinvengono in quanto a strategie di smoking cessation e maggiore o minore apertura rispetto all'uso di alternative a minor danno.
L'accettazione della promozione delle sigarette elettroniche come strumento per smettere di fumare - è stato sottolineato in uno dei passaggi chiave delle conclusioni - dipenderà probabilmente dai continui sforzi per ridurre l'accesso e l'uso dei prodotti da parte dei giovani che non hanno mai fumato.
I due obiettivi possono e devono coesistere”.
Una sottolineatura che è assolutamente adeguata: gli esperti, infatti, hanno voluto evidenziare come politiche di successo in fatto di minor danno non potranno che passare per una attenta regolamentazione dell'accesso a tali prodotti da parte dei più giovani.
Le maggiori resistenze in determinati contesti statali, infatti, si hanno proprio in relazione all'esigenza di tutelare le fasce più "green" della popolazione e questa politica di giustificata attenzione sta "sacrificando" quella degli adulti fumatori di poter beneficiare e di poter accedere a soluzioni che possano aiutarli a sottrarsi alla dipendenza dal tabacco.
Una cosa sono i fumatori adulti, altra i ragazzini: salvaguardare gli interessi di uno senza danneggiare gli altri è la via obbligata, l'unica pensabile per il successo delle strategie di riduzione del danno.

Un cartello di associazioni mediche e di consumatori a sostegno della sigaretta elettronica.
Un corposo documento è quello che è stato stilato quale risultato delle discussioni avutesi in occasione del 5th Scientific Summit on Reducing the Risks of Smoking, momento organizzato da Scohre e svoltosi ad Atene nel Settembre 2022.
A sottoscriverlo, come detto a convergenza di posizioni di più organizzazioni attive nei settori della salute e del controllo del tabacco, sono stati i dottori Manuel Pais-Clemente (Associazione medica europea), Tom Gleeson, (Ethra), Kim Dabelstein Petersen (Rete internazionale delle Organizzazioni dei consumatori di nicotina, Fernando Fernández Bueno (Piattaforma per la riduzione dei danni causati dal consumo di tabacco - Spagna), Amaliya Amaliya (Coalizione indonesiana No Tar), Alexandro Lucian (Direta - Brasile), Fares Mili (Società tunisina del tabacco e delle dipendenze), Carmine Canino (Anpvu) e Gintautas-Yuozas Kentra (Densaulyk Harm Reduction Association - Kazakhstan).

IL TESTO DEL DOCUMENTO 

"Nonostante la conoscenza degli effetti dannosi sulla salute del fumo e l'attuazione di decenni di sforzi di controllo del tabacco - esordisce il documento - più di un miliardo di persone fumano in tutto il mondo e più di 7 milioni muoiono prematuramente ogni anno a causa di malattie legate al fumo.
Riteniamo che le strategie di controllo del tabacco debbano essere riprogettate per includere la riduzione del danno.
Dovrebbero essere incoraggiati prodotti alternativi a basso rischio, oltre alle tradizionali misure per smettere di fumare e per prevenire il fumo.
La nicotina ha un potenziale di dipendenza, ma svolge un ruolo minore nell'enorme mortalità correlata al fumo.
È una sostanza che crea dipendenza, ma è stata utilizzata con successo nel controllo del tabacco e nella cessazione del fumo come medicinale.
È imperativo fornire a tutte le parti interessate informazioni scientifiche ed equilibrate sugli effetti della nicotina in contrasto con gli effetti nocivi del fumo".

"Smettere di fumare e prevenire - incalzano - rimangono i due interventi medici più efficaci ed economici.
Gli operatori sanitari e della Sanità pubblica devono educare costantemente ogni fumatore e la popolazione sugli effetti dannosi del fumo.
Tuttavia, vi sono prove crescenti che la limitazione degli effetti negativi del fumo può essere raggiunta anche attraverso la riduzione dei danni causati dal tabacco, vale a dire attraverso nuove e più sicure alternative alle sigarette.
Vi è una crescente evidenza in letteratura - la conclusione - che la riduzione del danno del tabacco può aiutare coloro che non sono in grado di smettere di fumare".

Laddove si hanno rincari delle tasse sulle sigarette elettroniche si assiste, di pari passo, ad un aumento nel tasso dei fumatori.
Un aumento che si fa tanto più marcato quanto maggiore è, ovviamente, la stangata fiscale.
A ribadire il concetto è uno studio combinato posto in essere a più mani dal professor Abigail Friedman della Università di Yale e del professor Michael Pesko della Georgia State University.
L’esame è stato condotto su una fascia anagrafica giovane-adulta e ha portato i due accademici a poter prendere atto di come in quei contesti territoriali dove salivano i prezzi dei prodotti dello svapo si aveva un calo nell’uso delle e-cig abbinato, come prima detto, a plus di consumi del tabacco.
Una constatazione che pare essere abbastanza ovvia ma che, con tutta evidenza, viene trascurata da molti legislatori che, certamente, non conoscono o fingono di non conoscere i vantaggi insiti nella sigaretta elettronica.
“Un aumento di appena un dollaro nelle tasse riguardanti i prodotti dello svapo – hanno rimarcato Friedman e Pesko - ha prodotto riduzioni significative nell’uso quotidiano della sigaretta elettronica da parte dei giovani adulti insieme al proliferare del numero dei fumatori".
Dalle conclusioni dell’approfondimento, assolutamente qualificato – l’Università di Yale si pone come la terza più antica Istituzione di Istruzione superiore entro gli Stati Uniti d'America e, allo stesso tempo, uno dei nove college la cui fondazione è anteriore al 1776 – si ricava come e quanto possano essere dannose ed impattanti decisioni delle Istituzioni che non tengano conto delle conseguenze che esse possono determinare in termini di salute pubblica.
Una questione che va a braccetto con l’altra, pure stringente ed attuale, legata al ban degli aromi.
Guarda caso, entrambe le questioni sono oggetto di analisi in ambito di Unione europea – per quanto riguarda l’aspetto fiscale, infatti, Bruxelles mira ad introdurre una tassa unica sullo svapo che, in quanto tale, uniformi (al rialzo) il livello fiscale in tutti gli Stati membri.
Non certo ottime notizie per gli euro-svapatori.

Passo indietro Thailandia?
E potrebbe essere uno di quelli davvero significativi atteso come il Paese asiatico sia uno dei più estremi per quel che riguarda la disciplina relativa alla vendita e all'uso della sigaretta elettronica.
Ma si diceva di un parziale spiraglio.
La Commissione per la Sanità pubblica ha recentemente suggerito, infatti, la regolamentazione dello svapo e l'aggiornamento delle relative misure agli standard internazionali.
E' un piccolo spiraglio che si intravede all'orizzonte di un panorama che, ad oggi, è stato assolutamente cupo.
E che si è sostanziato anche nella adozione di misure estreme - quale la detenzione in carcere - per chi è stato "pizzicato" semplicemente nell'atto di concedersi una sigaretta elettronica, in non rare volte con il coinvolgimento di turisti stranieri.
"Come World Vapers'Alliance - commentano dal sodalizio guidato da Michael Landl nell'apprendere della nuova evoluzione - crediamo fermamente che porre fine al divieto di svapare prodotti e sostenere la conversione degli attuali fumatori adulti verso alternative meno dannose debba essere l'obiettivo principale della strategia di controllo del tabacco in Thailandia.
Lodiamo con tutto il cuore la Commissione per la Sanità pubblica per aver compiuto un passo significativo verso la protezione della salute pubblica suggerendo di revocare il divieto.
Ponendo fine al divieto, il Governo potrebbe garantire che i prodotti utilizzati dai vapers siano sicuri e di alta qualità.
La mossa non solo gioverà agli attuali vapers, ma incoraggerà anche i fumatori a passare allo svapo, che è un'alternativa meno dannosa, nella misura del 95%, del ​​fumo.
La legalizzazione dello svapo ridurrà anche l'esposizione dei non fumatori al fumo passivo, creando un ambiente più sano per tutti.
Se la Thailandia vuole sconfiggere il fumo e ridurre i tassi di fumo, dovrebbe cercare ispirazione negli svedesi e adottare le loro strategie.
La decisione di regolamentare progressivamente lo svapo sarà un passo cruciale per garantire il benessere del popolo thailandese.
Secondo il rapporto - chiudono dalla WVA - se il Governo prenderà in considerazione il rapporto del Comitato e applicherà immediatamente i suoi suggerimenti e le sue linee guida, ciò ridurrà i decessi correlati al fumo e salverà circa 21.400 vite".

Una accusa durissima.

E' quella che piove su Elfbar da Charles Schumer, Senatore degli Stati Uniti d'America.

Il medesimo, dal 1999 parlamentare in rappresentanza dello Stato di New York e membro della Camera dei Rappresentanti per lo stesso Stato dal 1981 al 1999, ha puntato il dito contro il colosso della sigaretta elettronica.
In particolare, l’alto esponente ha interessato la Food and Drug Administration - Ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, dipendente dal Dipartimento della Salute e dei Servizi umani – ponendo all’attenzione di tale Organismo le presunte condotte di Elfbar che, a suo dire, sarebbero caratterizzate da una attività pubblicitaria impropriamente rivolta ai più giovani.

Elfbar, a detta del Senatore democratico, si servirebbe di confezioni colorate “per attirare i giovani” e, altresì, di “sapori adatti ai bambini come mango alla pesca, zucchero filato e gelato alla vaniglia”.
Questo quanto riporta ‘vapervoice.net’.
Ed ancora "Elf Bar sta sporcando TikTok e Instagram, usando influencer che pagano direttamente, per spingere l'e-cig a bambini e adolescenti".

"Questo tipo di stratagemma – ha spiegato ulteriormente il Senatore ‘stars and stripes’ - potrebbe eludere totalmente le regole pubblicitarie della Food and Drug Administration - e dobbiamo anticiparlo".

La “protezione” delle sfere più giovani di consumatori rispetto a temi quali fumo e svapo è aspetto particolarmente attenzionato dall’opinione pubblica, dalla Giustizia e dai media statunitensi: basti pensare, al riguardo, alla vicenda che ha riguardato Juul Labs, travolta dai tribunali e costretta a ridimensionare il proprio assetto aziendale alla luce di onerosi accordi stragiudiziali chiusi proprio per pacificare situazioni connesse ad un marketing troppo aggressivamente portato su target giovanili.
Quanto ad Elfbar, ancora, venendo ad altra e diversa questione, si ricorda come nelle scorse settimane l’azienda era restata coinvolta in una questione sul mercato inglese riguardante la circolazione di lotti che presentavano un maggiore volume di liquidi rispetto alla soglia stabilita dalle norme vigenti.
Una circostanza che, tuttavia, comunque seguita dalle pronte scuse di Elfbar, non aveva compromesso in alcun modo la sicurezza dei consumatori.

Solo il 28% dei fumatori in Europa è a conoscenza del fatto che lo svapo è meno dannoso del fumo.
In questo dato vivono in modo chiaro e lampante tutte le difficoltà connesse alla attuazione di politiche di riduzione del danno da fumo incisive e che siano basate sul ricorso alle cosiddette alternative.
Una percentuale, quella del 28%, che è indice della scarsissima informazione/troppa disinformazione che ancora zavorrano la questione sigaretta elettronica.
Su questi punti insiste la recente riflessione di Dustin Dahlmann, Presidente della Independent European Vape Alliance.
È fondamentale che ai fumatori vengano fornite informazioni sulla riduzione del danno - osserva il vertice del sodalizio internazionale - Gli operatori sanitari hanno responsabilità come medici a diretto contatto con le persone che vogliono smettere di fumare".
Ancora Dahlmann "Le evidenze sulla riduzione del danno sono sul tavolo.
Se molti più fumatori che non riescono a smettere con altri mezzi passassero alle sigarette elettroniche, milioni di persone in tutto il mondo potrebbero vivere una vita migliore e più lunga".
Quindi il riferimento alla politica sanitaria del Regno Unito che "dovrebbe essere un fulgido esempio per tutti i responsabili politici".
Il numero uno Ieva osserva giustamente come spetti ai sanitari questo ruolo informativo.
Trasferendo la questione in ambito nazionale, tale ruolo di guida, di informazione e di orientamento dovrebbe essere assolto da medici di base, medici ospedalieri e specialisti.
E molti di essi, in effetti, già suggeriscono la sigaretta elettronica al cospetto di fumatori, specie se patologici, che altrimenti non sono in grado di affrancarsi dalla dipendenza tabagista.
Ma le posizioni, sul punto, nello stesso mondo medico tricolore sono comunque ancora molto variegate e certo non incoraggiate dalle linee ministeriali che persistono fredde rispetto all'argomento e-cig.
Proprio alla luce di tale ultima constatazione, il punto di svolta non può che giungere - necessariamente - dalle posizioni apicali, dai vertici.
Solo un confronto ampio in sede istituzionale, che dia voce a tutte le voci della scienza, potrà creare i presupposti per una discussione consapevole sulla riduzione del danno con conseguenze di cui, a cascata - attraverso medici di prossimità, ospedalieri e specialistici - non potranno che beneficiare i pazienti.