Durante la "Federazione Americana degli Scienziati" ancora una volta la sigaretta elettronica è stata paragonata a quella tradizionale.

Continua la bufera che da qualche giorno sembra imperversare senza sosta in ambito sigaretta elettronica, solo ieri infatti vi abbiamo riportato in un nostro articolo come alla 72° Assemblea Mondiale della Sanità invece di elogiare un prodotto che sta facendo smettere di fumare milioni di persone in tutto il mondo, la sigaretta elettronica è stata nuovamente paragonata alla sigaretta tradizionale da alcuni esponenti presenti all’assemblea.

Quest’oggi vi riportiamo - secondo quanto riportato sul web - uno scenario piuttosto simile che purtroppo si è tenuto ad un’altra riunione molto importante, ovvero quella della Federazione Americana degli Scienziati, durante la quale ancora una volta la sigaretta elettronica è stata paragonata a quella tradizionale.

Stando a quanto riportato, il tema centrale doveva essere quello della “regolamentazione del settore della sigaretta elettronica e prodotti affini oltre ovviamente alla politica di contrasto rispetto all’utilizzo del tabacco”. Tuttavia dopo un inizio effettivamente incentrato sul tema sopracitato, la riunione si è trasformata in una vera e propria audizione all’interno della quale alcuni esponenti hanno letteralmente “sparato a zero” sui liquidi contenenti nicotina e creati per i prodotti a rischio ridotto.

Il primo ad intervenire è stato il rappresentante della “Philip Morris International”, il quale ha sottolineato che le misure attualmente in vigore (contro il tabacco) non sono sufficienti e che il numero dei fumatori invece che diminuire tende a rimanere stabile nonostante l’aumento dei prezzi del tabacco. Ovviamente uno dei punti a favore di PMI è stata l’approvazione ricevuta in precedenza dalla FDA, la quale afferma che i riscaldatori dell’azienda sono effettivamente meno dannosi rispetto alle sigarette tradizionali.

Il portavoce della lobby ha continuato il suo intervento riportando alcuni importanti dati dove solamente lo 0,1% degli intervistati in Giappone ha iniziato successivamente a fumare dopo aver provato i loro riscaldatori di tabacco e lo 0,4% in Russia.

Dopo il rappresentante di PMI è stata la volta di quello della ormai conosciutissima azienda californiana JUUL, “Sergey Kiselev” il quale ha evidenziato che in Russia il 30% della popolazione utilizza le sigarette tradizionali e che l’assistenza sanitaria del paese ha speso il 5,6% del PIL per cure sanitarie. La proposta è quella di incentivare l’utilizzo di sigarette elettroniche Juul in modo tale da permettere allo stato di risparmiare sulle cure mediche future essendo tale prodotto un dispositivo a rischio ridotto e quindi capace di far smettere di fumare moltissime persone (e migliorarne quindi la salute) .

Insomma, una riunione che inizialmente doveva essere incentrata completamente su di uno studio per la proposta di una legislatura più uniforme e omogenea sulle sigarette elettroniche si è purtroppo trasformata in una vera e propria asta alla quale i due colossi (PMI e JUUL) hanno letteralmente mostrato i muscoli per far valere i loro prodotti piuttosto che il benessere delle persone.

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