Il problema è che, da più parti, non si ha ancora il coraggio di "credere" nelle potenzialità della sigaretta elettronica.
Finendo, paradossalmente, per considerare quest'ultima non come una possibile risposta al tabagismo bensì come una parte integrante e determinante del problema.
L'ultimo esempio viene dal Sudafrica dove è al varo da parte del Governo una legge anti-fumo - che dovrebbe essere tesa quindi, nei suo intenti, ad abbattere il numero dei fumatori - che "tratta", però, fumo e vaping allo stesso modo.
Restrizioni sull'uno e restrizioni sull'altro.
"E' un provvedimento miope, visto che il disegno mira a ridurre l'incidenza di malattie, disabilità e morte legate al tabacco": così sottolinea Kurt Yeo, attivista di "Svapo saved my life", associazione sudafricana che tutela le ragioni del minor danno.
Che prosegue "Lo svapo è quasi due volte più efficace di altri metodi per smettere di fumare quali cerotti alla nicotina, gomme da masticare, pastiglie, inalatori o spray per la bocca.
Non sorprende, quindi, che la pratica del vaping sia incoraggiata dai Dipartimenti sanitari di tutto il mondo come parte di programmi per ridurre il consumo di tabacco nei loro Paesi al 5% o meno della popolazione.
Di conseguenza, con l'aumento dello svapo in questi Paesi, il fumo diminuisce".
I numeri del Sudafrica, rispetto a mortalità e morbilità fumo correlate, non sono certo allegri: ogni anno, infatti, 44.000 persone muoiono a causa delle patologie innescate dalla sigaretta.
Fortunatamente, però, vi è anche un qualcosa come 50.000 fumatori sudafricani che hanno smesso grazie al supporto della e-cig e che, come sostengono da "Svapo saved my life".
La pressione degli attivisti, quindi, affinchè si possa avere un ripensamento entro la fine dell'anno in corso, momento in cui la proposta normativa giungerà nel Parlamento americano per diventare legge.
Al vaglio degli attivisti una petizione per spronare il Governo a ritirare la proposta.