Smettere di fumare si può.
E svariati studi dimostrano come ciò sia possibile anche attraverso la sigaretta elettronica.
Bene, e se si vuol smettere anche di svapare o, comunque, di spezzare il filo che lega alla nicotina?
E' questo il punto che sta approfondendo la Nuova Zelanda, Stato pionieristico in fatto di riduzione del danno.
La Nazione insulare dell'Oceano Pacifico, infatti, appartiene a quel gruppo di realtà nazionali - vedi Regno Unito e Giappone - che ha imboccato con convinzione la strada delle alternative cogliendo importanti risultati in termini di abbattimento nel numeri dei fumatori.
I neozelandesi, quindi, si stanno già ponendo la seguente questione: se siamo riusciti a distogliere le persone dalle bionde grazie alla e-cig, come si devono gestire eventuali persone che non riescano a sottrarsi all'utilizzo di quest'ultime?
Il Governo guidato dal Primo Ministro Chris Hipkins ha allo scopo destinato una parte dei 53 milioni di dollari destinati alla spesa sanitaria a finanziare, come spiega Natalie Walker, professoressa dell'Università di Auckland, due programmi finalizzati a condurre "sperimentazioni cliniche di due metodi di intervento a basso costo per aiutare i neozelandesi a smettere di svapare".
Centrale in questo discorso è la citisina, una sorta di inibitore degli effetti che la nicotina ha sul cervello e che sarebbe in grado di stoppare la dipendenza dalla sostanza - piuttosto che intervenire con procedimenti a scalare, che ovviamente pretendono tempistiche più protratte nel tempo.
Il vantaggio?
Anche la forte economicità: test allo scopo condotti hanno dimostrato come la sostanza - che è un alcaloide ricavato da una pianta scientificamente nota come Cytisus Laburnum e che era nota per essere utilizzata dai soldati, durante la seconda guerra mondiale, in sostituzione del tabacco - presenti, per un trattamento dalla durata di venticinque giorni, costi tra le 5 e le 15 volte più bassi rispetto al protocollo classico a base di cerotti.
Attualmente, la Comunità mondiale è ancora freddina: solo 18 Paesi hanno dato il proprio ok alla citisina come farmaco (nessuna autorizzazione si è ancora avuta negli Stati Uniti e nell'Europa occidentale).