Assomigliano perfettamente a materiale di uso comune, in qualche caso anche ad innocui telefonini.
Il design made in China - con sigarette elettroniche usa e getta le cui fattezze richiamano ed emulano materiale scolastico o altri oggetti di uso comune - preoccupa e non poco l'opinione pubblica e gli esperti statunitensi temendosi, in buona sostanza, che tale look possa fornire un vero e proprio assist a ragazzini che vogliano concedersi l'insano sfizio-vizio delle usa e getta e che non vogliano perciò farsi scoprire da mamma e papà.
E' una forte denuncia quella che, in tal senso, si sta levando presso i media statunitensi alla luce dei sempre maggiori flussi in entrata di tali dispositivi direttamente dalla Cina.
Le esportazioni verso gli States, in particolare, hanno toccato un controvalore pari a 1,1 miliardi di dollari e rappresentano, ormai, il 75 percentuale dei vaporizzatori in movimento tra i due Paesi.
Per comprendere quanto sia rilevante la mole di tali traffici commerciali, per quanto si presentino in leggero calo rispetto all'anno precedente (di circa due punti), basta dirsi come la rotta Cina-Usa in fatto di sigarette elettroniche usa e getta rappresenti circa il 27,15% delle esportazioni complessive.
Il che non è assolutamente un dato trascurabile.

INTANTO IN CINA...

Tutto questo mentre la Cina, patria della produzione del cosmo svapo su scala planetaria - i colossi sono praticamente tutti allocati nell'area del gigante Shentzen - ha avviato da circa tre anni un processo di radicale regolamentazione del settore.
Dal 2020, infatti, il mondo della sigaretta elettronica cinese è stato progressivamente sottratto alla zona grigia dove fino ad allora galleggiava per essere trasferito sotto il regime del Monopolio, quello che già sovrintendeva al tabacco.
Ben 122 tipologie di aromi sono state bandite dal mercato finendo in una sorta di black list che include anche diversi gusti fruttati.