Per cogliere i risultati prefissati dall’Unione europea in fatto di Paesi “smoking free”, bisognerà attendere non prima dell’anno 2100. Altro che 2040.
Grosso modo sono queste le previsioni di Michael Landl, numero uno della World Vapers’Alliance.

“In tutta Europa, il fumo rimane una delle sfide più urgenti per la salute pubblica, ma l'approccio dell'Unione europea per raggiungere un obiettivo senza fumo è in affanno.
Con le attuali strategie anti-riduzione del danno, si prevede che l'Ue non raggiungerà l'obiettivo di raggiungere un tasso di fumo del 5% entro il 2040, ma con ben 60 anni di ritardo”.
Così l’attivista. Che prosegue.
“Paesi come la Germania hanno ancora tassi di fumo pari a circa il 30% e anche il 15% degli adolescenti fuma. Questi dati suggeriscono che gli approcci esistenti, in particolare le severe misure anti-svapo, non solo hanno fallito, ma potrebbero anche peggiorare la situazione.
 Invece di rivalutare queste politiche inefficaci, alcuni decisori politici dell'Ue stanno raddoppiando gli sforzi proponendo restrizioni ancora più severe, tra cui la limitazione dell'accesso ad alternative alla nicotina meno dannose come lo svapo, le bustine di nicotina e i prodotti del tabacco riscaldato.
È una strategia preoccupante, soprattutto quando le opzioni più sicure vengono limitate mentre le sigarette tradizionali rimangono accessibili”.

GLI ESEMPI VIRTUOSI (ED IGNORATI)

“Al contrario – incalza Landl - i modelli di riduzione del danno di successo in Svezia e Nuova Zelanda hanno ottenuto importanti vittorie in materia di salute pubblica adottando un approccio completamente diverso. Invece di imporre semplicemente divieti, questi paesi hanno consentito ai fumatori di passare a prodotti meno dannosi come snus, svapo e bustine di nicotina.
La Svezia, ad esempio, ha i tassi di fumo più bassi d'Europa e ha drasticamente abbassato i tassi di malattie correlate al fumo, tra cui il cancro.
Supportando l'accesso ad alternative meno dannose, la Svezia ha dimostrato che la riduzione del danno funziona e che politiche pragmatiche e favorevoli al consumatore sono fondamentali per incoraggiare le persone a smettere di fumare.
La Nuova Zelanda offre un altro esempio convincente di efficace riduzione del danno.
Negli ultimi cinque anni, la Nuova Zelanda è riuscita a dimezzare il tasso di fumo, concentrandosi in gran parte su alternative accessibili e regolamentate.
Oggi, il Paese è sulla buona strada per diventare il prossimo a raggiungere lo status di “libero dal fumo”, con meno del 5% di adulti che fumano.
Il successo della Nuova Zelanda è una testimonianza dell'efficacia dei prodotti alla nicotina regolamentati e a basso rischio, adatti ai consumatori, nel fornire risultati più rapidi e migliori per la salute pubblica.
Dando priorità a politiche basate sulla scienza che affrontano le esigenze dei fumatori, la Nuova Zelanda ha dimostrato che una regolamentazione sensata di alternative più sicure può guidare un cambiamento significativo, riducendo rapidamente i tassi di fumo.
Mentre l'Ue continua a confrontarsi con politiche inefficaci, le esperienze di Svezia e Nuova Zelanda offrono una tabella di marcia convincente.
Invece di limitare le alternative più sicure, i decisori politici dell'Ue dovrebbero concentrarsi sulla riduzione del danno supportata da prove.
Un quadro regolamentato che distingua tra fumo e alternative più sicure – la conclusione del vertice WVA - potrebbe aiutare l'Ue a compiere passi da gigante verso un futuro più sano e senza fumo”.