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Cattive, cattivissime notizie - anzi - per gli svapatori sudafricani.
Che, bell' e buono, come suol dirsi, andranno a ritrovarsi con prezzi dei prodotti letteralmente raddoppiati.
Così, dalla mattina alla sera.
In dirittura d'arrivo, infatti, nel pentolone del Governo di Pretoria - capitale amministrativa dello Stato atlantico - una riforma che andrà ad incidere in modo sensibile sul settore della sigaretta elettronica.
L'alert è stato lanciato da Asanda Gcoyi, Ceo della "Vapor Products Association South Africa", che ha fatto notare come la tassa di 0,15 dollari per ml di liquido finirebbe per determinare, in taluni casi, un vero e proprio raddoppio nel costo degli e-liquid.
Ed è un costo che l'acquirente finale finirebbe per ritrovarsi caricato integralmente sulle proprie spalle.
Attenzione, però.
Di una possibile tassa sui liquidi per sigaretta elettronica e della relativa introduzione si era discusso da anni nello Stato sudafricano, atteso come la realtà in questione ne fosse allo stato immune.
Non è tanto, quindi, l'effettiva introduzione del balzello a sorprendere il settore, come precisa Asanda Gcoyi.
Che, infatti, prima o poi dovesse arrivare una tassa era cosa abbastanza risaputa anche in Sudafrica.
Che fosse una irruzione di questa entità era cosa, invece, abbastanza inattesa.
Da parte della Gcoyi viene l'auspicio affinchè questa tassa possa essere rivista al ribasso con una accisa più bassa, più contenuta e meno impattante.
Ora come ora, infatti, la proiezione non è delle più felici: l'ipotesi, infatti, è che tale assetto fiscale possa determinare un crollo dei consumi nella misura di, almeno, il 26-30 percentuale.
E questo è un rischio, come ricordano dalla "Vapor Products Association South Africa", che va a precipitarsi tutto sul groppone di quegli svapatori che, magari, impegnati in un percorso di smoking cessation, potrebbero, spaventati dal boom dei prezzi, ritornare al fumo classico.
Spendendo qualche spicciolo di meno e perdendovi, certamente, in termini di salute.

Serve un divieto generazionale sul tabacco.
Dal Regno Unito arriva l'annuncio del partito laburista, forza attualmente non al Governo del Regno Unito ma che sarà ai nastri di partenza delle prossime Politiche.
La proposta in chiave di contrasto al tabagismo della forza partitica guidato dal leader Keir Starmer è quella di varare un divieto, appunto, generazionale sul modello di quanto fatto già in Nuova Zelanda.
Nello Stato dell'Oceania, come noto, è stata tracciata per legge una linea di demarcazione tra il popolo dei fumatori e quanti non potranno esserlo.
Non per scelta, ma in forza di legge.
Ad essere stata introdotta, infatti, è una misura normativa che molto semplicemente rende illegale il fumo per quanti siano nati dopo il 2008.
Si tratta, con tutta evidenza, di una misura legislativa che acquisirà sempre più senso e incidenza col passare degli anni.
Tra venti anni, infatti, anno 2024, le sigarette saranno vietate agli under 35 e, tra trenta, sempre restando nel campo degli esempi, il "ban" sarà esteso alla popolazione fino ai 45 di età.
Ebbene, nel Regno Unito l'intenzione dei "Labour" è quella di fare qualcosa di simile sempre che i medesimi, attualmente "party" di opposizione governativa, riusciranno a salire alla guida del Paese.
Forte, infatti, entro il partito di Starmer, è la perplessità rispetto alle attuali strategie anti-fumo che si ritiene essere troppo flebili per cogliere il programmato obiettivo di un Paese senza fumo entro il 2023.
"Di questo passo - fanno presente - ci vorranno almeno altri sette anni, forse dieci.
E nelle aree più disagiate del paese, dal punto di vista socioeconomico, il ritardo rispetto alla tabella di marcia ipotizzata si potrebbe dilatare fino al 2047".
I tassi di fumo, sia chiaro, stanno scendendo in Inghilterra, grazie alle strategie rappresentate dalle alternative, ad una velocità che è doppia rispetto a quella europea.
Ma questo, secondo il principale partito di minoranza nazionale, non è ancora troppo per rispettare gli impegni presi con la popolazione.

Il Quebec, provincia francofona del Canada, procede a barra dritta verso il divieto degli aromi nei liquidi per sigarette elettroniche.
Il Governo locale guidato dal Luogotenente J. Michel Doyon, dando seguito a quelle che erano state anticipazioni più volte venute dai distretti politici, ha dato il via ad un disegno di legge che mira, appunto, a bannare gli e-liquid che presentino un "sapore" differente da quelli base al tabacco.
Con quest'ultimi che, quindi, sarebbero gli unici lasciati liberamente in commercio.
Tutto parte, come prima detto, da una iniziativa dello stesso Ministero della Salute Christian Dubéche che aveva presentato un documento, nel Dicembre dell'anno 2020, con il quale andava a sottolineare come fosse assolutamente necessario limitare, appunto, la disponibilità e la varietà dei liquidi in questione e quella della nicotina in una misura di 20 mg/ml.
Questo perchè si era ritenuto, da parte del Dicastero sanitario, che fosse da attribuire proprio alla varietà di gusti di e-liquid il boom di consumi di prodotti dello svapo tra i giovani della fascia anagrafica 15-19; Consumo che sarebbe cresciuto nella misura del 70 percentuale nell'arco di quattro anni.
Ora, facendosi seguito a quelle dichiarazioni, il via dell'iter legislativo con la presentazione del disegno di legge ed uno spazio temporale che sarà riservato ai portatori di interesse, in una sorta di consultazione, per porgere pareri ed opinioni.
Dopo questo "step", solo formale, la norma sarà pienamente efficace sulla medesima falsariga di quanto, in Canada, è già stato fatto da altre province quali Nuova Scozia, il New Brunswick e Isola del Principe Edoardo.
Con altre che, invece, quali Ontario e Columbia britannica hanno previsto che tali liquidi possano vendersi in un numero ristretto di attività.
Canada come Usa, per fare un paragone.
Anche negli States, infatti, in mancanza di un provvedimento del Governo federale, i singoli Stati stanno approvando provvedimenti che vietano la vendita e la commercializzazione di prodotti del vaping dai gusti vari.
Ora anche il canadese Quebec che, dello Stato nordamericano, è tra le regioni maggiormente significative da un punto di vista produttivo ed industriale.
Il commento delle associazioni pro svapo non è certo dei più lusinghieri.
La Canadian Vaping Association ha sottolineato come "il risultato del divieto sarà un'ondata di prodotti del mercato nero, un aumento delle vendite di sigarette e dei decessi correlati al fumo”.
Situazioni che, affermano gli attivisti, già si sono determinate negli altri Stati dove sono già in vigore le restrizioni.

Non posso uscire sul balcone di casa perchè vengo investito dal fumo di sigaretta - e dal relativo puzzo - del vicino...
Situazioni tipiche, quotidiane.
Situazioni di convivenza, in ispecie in ambiti condominiali, dove il "diritto" di concedersi una bionda - o, perchè no, una e-cig - si scontra con quello di chi vuole semplicemente stare alla finestra o al balcone di casa propria a respirare aria pura.
In Spagna la questione è in fase di analisi molto attenta tanto da diventare una vera e propria campagna.
A lanciarla l'associazione "Nofumadores", gruppo di attivisti molto strutturato che, allo scopo, ha accolto e rilanciato l'iniziativa di un gruppo di cittadini che "chiedono un quadro giuridico che, in circostanza di conflitti derivati ​​da questo problema, veda prevalere il loro diritto alla salute su quello degli altri vicini di consumare ed emettere sostanze tossiche".
Cosa che, sottolineano ancora da "Nofumadores", "è già regolamentata in alcuni Stati degli Stati Uniti".
"Per questo - espongono ancora dalla associazione iberica - vi chiediamo di firmare questa petizione, affinché tra le modifiche previste dal Governo nella prossima riforma della Legge 28/2005 sulle misure sanitarie contro il fumo e sulla regolamentazione della vendita, fornitura, consumo e pubblicità di prodotti del tabacco, si vada ad inserire un provvedimento che tuteli i cittadini che vedono la propria abitazione invasa dalle nubi di tabacco o da aerosol di sigarette elettroniche provenienti dalle abitazioni attigue o dall'esterno.
Ciò affinché prevalga il loro diritto a respirare aria pulita, con riferimento a quello dei terzi di fumare o utilizzare apparecchi elettronici sigarette, nelle loro case o spazi all'aperto".
Ma la norma italiana cosa dice in merito?
Venendo alla questione concreta relativa alla coesistenza in un ambito condominiale di fumatori e non fumatori con eventuale "disturbo" che i primi, tramite balconi e affacci esterni, possono recare ai secondi, è da precisare come non sussistono precisi riferimenti giuridici (sicuramente non è applicabile a questa fattispecie la legge Sirchia che, come noto, allo stato si rivolge ai luoghi al chiuso a pubblica frequentazione).
Tutto ciò detto sempre che, però, quel fumo non si vada a inquadrarsi nella fattispecie delle “immissioni intollerabili”.
Immissioni per le quali si intende, come fanno presente da “La legge per tutti”, “flussi di fumo ed esalazioni, ma anche rumori e scuotimenti, che derivano dalla proprietà del vicino”.
Che possono essere configurate come “intollerabili” nel momento in cui le stesse “superino la normale tollerabilità”.
Un estremo, quindi, che imporrebbe di tutelare la parte lesa o, addirittura, di ristorarla.
La questione, però, andrà esaminata caso per caso andando a ricadere nella discrezionalità del Magistrato.

Essere in possesso di una sigaretta elettronica, anche vuota, andrà ad integrare un profilo di illecito.
Sempre che tu abbia meno di ventuno anni di età.
E' questa la stringente norma in valutazione presso il Senato dell'Alabama, Stato Usa di poco più di 5 milioni di abitanti.
Come detto, si è ancora a livello di mera proposta normativa depositata da un Senatore - Vivian Figures del Partito Democratico - sebbene con il conforto della quasi unanimità dei colleghi della Camera alta.
La norma, nel dettaglio, andrebbe a rendere illegale "l'acquisto, l'uso e il trasporto di qualsiasi dispositivo elettronico alimentato a batteria in grado di essere utilizzato" per finalità di svapo.
Per intenderci: se (sempre e solo con riferimento alla fascia anagrafica under 21) si venisse pizzicati in auto anche semplicemente in possesso di un dispositivo hardware, si commetterebbe un illecito.
Anche se esso è vuoto, ovvero privo di liquido, anche se, quindi, non lo stai utilizzando.
Una previsione chiara, tosta, l'estremo rimedio a quel che, con tutta evidenza, è per i legislatori di quello Stato un male estremo.
Ovvero quello legato al consumo delle sigarette elettroniche nelle fasce più giovani della popolazione.
La legge, nello specifico, andrà ad emendare la cosiddetta "Sezione 28-11-14 del Codice dell'Alabama 1975" e, come prima detto, non ammetterà neppure il mero possesso di una e-cig in quanto tale, tanto più se contenenti - vengono esplicitamente menzionati - "e-liquido, sostituto del liquido elettronico, tabacco, olio di Cbd, Olio di Thc, estratto di erbe, sale alla nicotina".
Non è ancora fatta menzione della precisa sanzione nella quale potrebbe andare ad incorrere colui o colei la quale fosse pizzicato nella violazione.
Al di la del costrutto della nascente legge - certamente estremo nella parte in cui "condanna" anche la semplice detenzione di una e-cigarette per giunta priva di liquido - resta da sottolineare come il principio sia esatto.
I giovani e coloro i quali non fumano, in generale, non devono in alcun modo avere a che fare con tabacco e prodotti del vaping.

Arrivano ulteriori conferme da Israele.
Lo Stato mediorientale, infatti, potrebbe addirittura arrivare a vietare l'uso della sigaretta elettronica.
Meglio dirsi, potrebbe vietarne la vendita sul territorio nazionale e qualsivoglia forma di commercializzazione.
Sono i dati che hanno fatto risuonare l'alert presso le stanze del Governo di Tel Aviv: secondo i numeri a disposizione degli esperti del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, infatti, il consumo di sigarette elettroniche sarebbe letteralmente esploso nella fascia di età compresa tra i 12 ed i 14 anni.
Un +300% nell'arco di un solo anno.
Ed è più che chiaro come, in tale vicenda, vi sia lo zampino molto marcato delle usa e getta.
La diffusione del fenomeno, tuttavia, appare essere intollerabile per Israele che, quindi, "rischia" di adottare soluzioni che finirebbero per travolgere - come spesso accade - anche gli interessi di quegli adulti fumatori che stanno usando la soluzione svapo per dire addio alla dipendenza dal tabacco.
Un aspetto, questo, che poco interessa ai tecnici di Netanyahu che hanno deciso di intervenire in modo alquanto risoluto.
Le possibilità sono essenzialmente due: o ci si limiterà a vietare gli aromi nei liquidi con "gusto" differente a quello basale al tabacco o, in una ipotesi ancora più estrema, si bannerà completamente il mercato del vaping.
Oltre al forte boom nei consumi tra gli adolescenti, vi sono stati due fatti di cronaca che hanno fatto risuonare il campanello dell'emergenza: due ragazzini, di circa 15 anni, infatti, sono finiti in ospedale "dopo aver fatto uso di una sigaretta elettronica".
Accertato che a quell'età non si debba in modo perentorio nè fumare nè svapare, è tuttavia da comprendere se i medesimi abbiano fatto uso di un dispositivo conforme o se di uno recuperato attraverso i sempreverde canali del contrabbando.
Perchè tutti ricordiamo come il fenomeno Evali sia stato una tempesta che ha sconvolto, per diversi mesi, il mercato mondiale dello svapo ma che coi prodotti ufficiali non aveva nulla a che vedere.

Venti poco amici quelli che, anche in Portogallo, spirano per il mondo svapo.
Come se non bastasse il clima alquanto ostile che già si palpa nei palazzi di Bruxelles, anche i lusitani si accingono a stringere normativamente (ancor di più) sul fumo e, soprattutto, sulla sigaretta elettronica.
Il nuovo giro di vite - che, come detto, dovrebbe tradursi in tanto di pacchetto legislativo - andrà a disporre il divieto di fumare/svapare/usare il tabacco riscaldato anche in specifici luoghi all'aperto a pubblica frequentazione.
Si tratta di punti quali i paraggi di scuole, università e ospedali ove, al di la del discorso legato al diffondersi del fumo e dello svapo passivo, passi il termine, si vogliono evitare tali condotte al fine di non fornire modelli che non vengono considerati positivi per gli studenti.
Sarà rafforzato, altresì, anche il controllo sulle attività di commercializzazione e di vendita di siffatti prodotti.
Se oggi, al riguardo, tale tipologia di merce è disponibile in diverse tipologie di rivendite commerciali, con una ampia e facile reperibilità, si punta a limitarne la vendita solo presso tabacchi, stazioni di servizio ed aeroporti.
Altro provvedimento, restando sempre in stretto tema, riguarda anche la impossibilità di vendere sigarette e prodotti dello svapo in occasione di festival musicali - con stand e allestimenti provvisori.
Addio ai distributori automatici in luoghi come ristoranti, bar, sale e locali da concerto, casinò, fiere ed esposizioni.
Lisbona si conferma come uno dei Governi più ostici nei confronti del settore dello svapo: a quelle latitudini, ad esempio, insiste uno dei regimi fiscali assolutamente più duri.
Con 0,32 centesimi per millilitro, infatti, la tassa sulla e-cig è del 257% più alta della media europea (0,09/ml).
Uno stato di cose che si riflette anche nel numero molto esiguo degli store di settore attivi sul territorio nazionale.
Basti pensare come nel 2017 i punti vendita di sigarette elettroniche fossero in numero di 150 e, nel 2022, gli stessi siano scesi a meno di 100 unità.

Le campagne terroristiche anti svapo danno i loro pessimi frutti.
Una grossa percentuale di fumatori, infatti, che pure sarebbero intenzionati a smettere di fumare, è frenata dal provare la sigaretta elettronica quale strumento di smoking cessation dal momento che ritiene che svapare faccia male come o se non più della sigaretta classica.
Questo è il pensiero di circa la metà di un campione di 2000 fumatori inglesi intervistati da "Adult Smokers Trust in Vaping" nel contesto di un sondaggio condotto da One Poll e commissionato da Smoore.
Tremendo effetto - questo - di una ondata di disinformazione che criminalizza la e-cig determinando un atteggiamento di forte diffidenza in quello che potrebbe essere un potenziale utilizzatore.
"C'è una grande spinta per convincere i fumatori a passare ai prodotti di svapo, ma al momento non tutti dispongono delle informazioni di cui hanno bisogno per prendere una decisione informata e consapevole per cambiare".
Così ha evidenziato Chenxing Pei, ingegnere Senior presso lo Smoore Center for Analysis, Testing, and Safety Assessmen nel corpo di comunicato stampa pubblicato dalla UK Vaping Industry Association.
È fondamentale - ha proseguito lo stesso - che quanti facciano uso delle sigarette provino abbastanza fiducia nei confronti del nuovo metodo per arrivare alla conclusione e decisione di cambiare.
Lo stesso Ministro della Salute Neil O'Brien, del resto, ha affermato che il Governo deve sfruttare l'enorme potenziale dello svapo per aiutare gli adulti a smettere.
Tuttavia, ridurre o azzerare il consumo è pratica incredibilmente difficile ed è pertanto imperativo dare a quanti vogliano sottrarsi alla dipendenza la convinzione che ciò che stanno per tentare di fare non rappresenterà una perdita di tempo".
La diffidenza.
E' questo il virus che è stato diffuso dai complottisti anti-sigaretta elettronica.
Quelli che, per difendere taluni interessi, vogliono far credere che, alla fine dei conti, svapare non sia poi così tanto meno dannoso rispetto al fumare.
"Se lo svapo - ha concluso Pei - deve essere visto come un modo credibile per smettere, è necessario compiere sforzi urgenti per garantire che i fumatori si fidino di questi prodotti affinchè si abbia l'impatto desiderato".

La guerra alla sigaretta elettronica continua ad essere sanguinolenta negli Stati Uniti d'America.
Dove, a livello di singoli Stati, si continua imperterriti e tenaci nella campagna anti-svapo.
L'Illinois, in particolare, è ad un passo dal divenire il 18esimo Stato dell'Unione a vietare l'uso della sigaretta elettronica negli spazi pubblici al chiuso.
Il Senato e la Camera dello Stato in questione, oltre 12,5 milioni di abitanti con capitale Springfield, hanno già detto si alla specifica restrizione che ora, per divenire legge e, quindi, pienamente efficace da un punto di vista normativo, attende solo la firma (mera formalità) del Governatore, il Democratico J. B. Pritzker.
In pratica si va ad estendere la norma già esistente in tema di fumo - il cosiddetto Smoke-Free Illinois Act - anche al settore dello svapo.
Un ampliamento vero e proprio con le e-cig che saranno bandite da quegli stessi luoghi ove è già proibito fumare.
Addio svapo, quindi, come detto, negli spazi a pubblica frequentazione indoor e nel raggio di 15 piedi dal loro ingresso - una distanza che è equivalente ad un qualcosa come 4,5 metri circa.
Un ulteriore tassello nelle politiche dell'Illinois in termini di contrasto alla e-cig: nello Stato Usa, infatti, già è in essere una legge che ha aumentato l'età per fare acquisto di prodotti del tabacco da 18 a 21 anni e che, allo stesso tempo, ha limitato la pubblicità di prodotti per sigarette elettroniche.
Il problema che si riscontra in ormai quasi più di un terzo degli Stati statunitensi - e non solo, ovviamente - è la tendenza ad appiattire fumo ed e-cig.
Tale previsione normativa per la sigaretta classica, medesima previsione normativa per il settore svapo.
Nessuna premialità, nessuna agevolazione per quest'ultimo.
Anzi.
Vi è anche una significativa componente di Stati Usa che ha anche già vietato gli aromi nei liquidi.
Un clima decisamente difficile che non aiuta i fumatori che vogliano transitare ad alternative a minore danno.

Nonostante i divieti.
Il Vietnam, alla faccia delle restrizioni anti-svapo, vede crescere il consumo di sigarette elettroniche.
Come detto, nonostante l'import e la commercializzazione siano vietati nello Stato asiatico.
Fatto il divieto, però, ecco trovato il modo per aggirarlo.
E così i vietnamiti dribblano alla grande gli ostacoli dei "paletti" servendosi del canale del web, veicolo che consente in modo semplice semplice di sopperire alla mancanza di "store" fisici.
Ma c'è un rischio.
Quello che vive nel contrabbando, tra i cui circoli abbonda materiale che non sempre è rispondente ai parametri di sicurezza e di tutela della pubblica salute come imposto e preteso dalle norme vigenti.
E si finisce, quindi, per avere decine e decine di persone - molti i giovanissimi - che sono restare intossicati dall'uso abuso di dispositivi di infima qualità, circostanza che non fa altro che amplificare la posizione di avversione verso lo svapo.
Un pò come avvenne con la vicenda statunitense, fine estate 2019, di Evali.
Il Governo di Hanoi, intanto, ha invitato Governi e Organismi vari a rafforzare la campagna di comunicazione avvertendo i consumatori sui danni legati all'uso delle sigarette elettroniche e ribadendo come la circolazione di tali prodotti sia illegale.
Ma questa politica di proibizionismo non paga perchè, come sempre avviene e come sempre è avvenuto - si pensi alle restrizioni statunitensi sull'alcol - tale condotta "talebana" si associa al mercato nero.
Lo insegna la storia, non si deroga.
Intanto, come da stime dell'Organizzazione mondiale della Sanità, il 2,6% dei ragazzi vietnamiti di età compresa tra i 15 e i 17 anni ed il 3,5% di quelli di età compresa tra i 13 e i 15 anni anni usa e-cig.
E, ovviamente, lo fa pescando nel mondo torbido del contrabbando.
In pratica, il classico caso in cui la cura (o presunta tale) finisce per produrre danni peggiori della malattia stessa.