La Gran Bretagna è uno dei paesi in cui l’uso delle sigarette elettroniche viene promosso (persino negli ospedali) per aiutare i fumatori ad iniziare un percorso di completa cessazione del consumo di tabacco, sulla base del principio della riduzione del danno. 

Le sigarette elettroniche sono ormai largamente diffuse in tutto il mondo. Ciò nonostante, attorno al loro utilizzo aleggiano ancora dense nubi di scetticismo e cattiva informazione, ulteriormente alimentati dall’epidemia di disturbi polmonari registratasi negli Stati Uniti negli ultimi mesi dello scorso. Quanto successo negli USA è imputabile, in buona parte, anche ad uno scarso controllo dei prodotti commercializzati; in Europa, di contro, la situazione è molto diversa, grazie alle rigide norme in vigore in tutta l’Unione.

Tra questi, prima della Brexit, vi era anche il Regno Unito, uno dei paesi all’avanguardia nell’utilizzo dei dispositivi di vaporizzazione come deterrenti per la lotta al tabagismo. La Gran Bretagna, infatti, è uno dei paesi in cui l’uso delle sigarette elettroniche viene promosso (persino negli ospedali) per aiutare i fumatori ad iniziare un percorso di completa cessazione del consumo di tabacco, sulla base del principio della riduzione del danno. Il Regno Unito, tramite la Public Health of England e il Ministero della Salute, porta avanti questa politica fondata su riscontri scientifici (le sigarette elettroniche sono il 95% meno dannose rispetto a quelle tradizionali).

La posizione dell’OMS

L’Organizzazione Mondiale della Sanità non sembra condividere questo tipo di approccio alla questione. A luglio 2019, infatti, l’OMS aveva pubblicato un rapporto dai toni vagamente allarmanti circa la pericolosità delle sigarette elettroniche; in aggiunta, durante l’Executive Board svoltosi a Ginevra tra il 3 e l’8 febbraio 2002, il direttore generale dell’Organizzazione ha dichiarato: “Sappiamo che le sigarette elettroniche producono sostanze chimiche tossiche che sono state collegate ad effetti dannosi, quali malattie polmonari e cardiovascolari. In alcuni paesi vi è una letteratura scientifica sempre più ampia che dimostra come i giovani che utilizzano la sigaretta elettronica hanno maggiori possibilità di diventare fumatori adulti”.

In sostanza, l’Organizzazione ha ribadito la propria linea proibizionistica rispetto alle sigarette elettroniche, basandosi solo su una parte degli studi - sempre più numerosi - condotti sugli effetti dello ‘svapo’ sulla salute dei consumatori. Lo stesso orientamento emerge anche da un Question&Answer (pubblicato dal sito ufficiale dell’organizzazione) in cui si legge che “le emissioni delle sigarette elettroniche contengono nicotina ed altre sostanze tossiche, dannose sia per gli utilizzatori che per chi è esposto passivamente ai vapori”.

La replica del Regno Unito

La Gran Bretagna è uno dei paesi in cui l’uso delle sigarette elettroniche viene promosso (persino negli ospedali) per aiutare i fumatori ad iniziare un percorso di completa cessazione del consumo di tabaccoCome detto, il Regno Unito è il paese europeo che più di ogni altri punta sull’effetto deterrente delle sigarette elettroniche. Jo Churcill, sottosegretario alla prevenzione, la salute pubblica e le assistenze primarie, nel corso dell’interrogazione parlamentare del 3 febbraio scorso, ha ribadito qual è la linea del governo sull’argomento.

I nostri funzionari” - ha dichiarato Churchill - “continueranno a ribadire la linea governativa: le sigarette elettroniche non sono innocue ma hanno aiutato a smettere di fumare molti tabagisti che, con altri strumenti, non ci sarebbero riusciti. Abbiamo approntato un piano di regolamentazione adeguato e continuiamo a tenere d’occhio i riscontri scientifici sugli effetti delle sigarette elettroniche”.

Churchill, in risposta all’intervento del deputato David Jones, ha anche specificato come “l’OMS raccomanda di regolamentare il mercato delle sigarette elettroniche per impedirne l’utilizzo ai non fumatori ed ai minori, così come previsto dalle nostre regolamentazioni”.

Il Regno Unito rappresenta un modello che potrebbe essere esportato anche in Italia, dove la comunità degli “svapatori” è in crescita (quasi un milione nel 2019) e il mercato è già ben regolamentato. La direttiva europea del 2014 è stata recepita già da diversi anni (2016); ciò comporta una serie di misure a tutela della salute dei consumatori, come ad esempio il divieto su alcuni additivi ai liquidi da svapo (quali taurina e caffeina). Questi ultimi sono soggetti al Monopolio di Stato e possono essere acquistati sono dai rivenditori autorizzati, sia si tratti di negozi fisici sia si tratti di store online, come quello visitabile all’indirizzo https://www.vaporoso.it. Va inoltre sottolineato come la Legge di Bilancio 2019 abbia introdotto, in Italia, un regime di tassazione differenziato, che grava maggiormente sui liquidi contenenti nicotina.

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