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Cosa succede nel Regno Unito?
In quello che era il “paradiso” degli svapatori, infatti, il clima (non quello meteorologico) sta virando.
Una nuova tassa sui prodotti dello svapo, tanto per dirne una, è stabilita per legge che entrerà in vigore con decorrenza il 1 Ottobre 2026.
Ciò a seguito di quanto fu voluto dai Conservatori in fase di redazione del cosiddetto bilancio primaverile nel Marzo di quest'anno.
Ebbene, non bastasse questa previsione, dalle parti di Londra si medita di anticipare la entrata in vigore di siffatta tassa già a tempo zero.
Queste sarebbero le ferme intenzioni, in particolare, della Cancelliera Rachel Reeves.
Ma facciamo un passo indietro.

La nuova norma fiscale di cui si diceva – che sarà attuata subito o tra un anno e un paio di mesi, si vedrà – andrà ad introdurre una tassa di 1-3 sterline ogni 10 ml di liquido a seconda dei livelli di nicotina presenti nel liquido medesimo.
Un nuovo assetto che potrebbe andare a pesare sulle tasche di uno svapatore, per così dire, "normale" per circa 72,80 euro all’anno.
Per far comprendere tangibilmente la cosa, un flaconcino di e-liquid che oggi costa 4 sterline, per effetto della nuova tassazione di sterline ne andrà a costare 5,40.
Il maggiore introito fiscale sarà pari a 120 milioni di sterline nel primo anno di esercizio per salire a 445 in quello immediatamente successivo.

Tuttavia, vi sarebbe l’urgenza palesata da Reeves di tappare subito un buco di 40 miliardi sterline nei conti pubblici che potrebbero quindi essere recuperati con una istituzione da subito della tassa.
Ovviamente, i pro-svapo non salutano con grande entusiasmo il nuovo balzello dal momento che sostengono – giustamente – come un aumento del costo dei liquidi potrebbe finire per rappresentare un disincentivo in chiave di smoking cessation.
Il Governo, tuttavia, avrebbe in un certo senso pensato anche a questo: l'aumento delle tasse sui prodotti da svapo andrà di pari passo con un aumento delle accise sul tabacco.
Si conserverà, quindi, la distanza in termini di convenienza al fine di non creare, appunto, un effetto-scoraggiamento nel fumatore che vuole transitare allo svapo.

 

 

Una imponente azione anticontrabbando è quella che è stata portata a termine negli Stati Uniti da personale della Food and Drug Administration in collaborazione con la US Customs and Border Protection.
Ben tre milioni di pezzi non conformi ad essere stati individuati e posti sequestro per un controvalore pari a circa 76 milioni di dollari.
Si tratta di materiale che era in arrivo dalla Cina e che non era rispettoso dei parametri di sicurezza stabiliti dalla Fda.
Lo rende noto un comunicato stampa diramato dalla stessa Fda i cui agenti, in particolare, sono costantemente impegnati ai varchi di frontiera aeroportuale a “caccia” di prodotti non leciti.

"La Food and Drug Administration – commenta il Commissario della Fda Robert Califf - è in stato di massima allerta e, in coordinamento con i partner federali, rinnova l’impegno a bloccare le sigarette elettroniche non autorizzate ai confini della Nazione”.
Così l’alto funzionario. Che ha proseguito "Troppo spesso questi prodotti finiscono nelle mani dei bambini e la task force federale di recente formazione è ben posizionata per combattere collettivamente questa attività senza scrupoli".

Nulla di nuovo, del resto, sotto il cielo stars and stripes. 
Risale allo scorso mese di Giugno l’annuncio con il quale la stessa Fda ed il Dipartimento di Giustizia avevano anticipato l’istituzione di una task force federale congiunta con l’obiettivo di frenare la distribuzione e la vendita di prodotti dello svapo illegali.
Con particolare riguardo agli import dall'Oriente.
"La missione di controllo del commercio della CBP pone un'enfasi significativa sull'intercettazione di prodotti illeciti che potrebbero danneggiare i consumatori americani", ha affermato invece Troy A. Miller, Senior Official Performing the Duties of the Commissioner per la CBP.
"Continueremo – ha proseguito e concluso il medesimo - a lavorare con i nostri partner di controllo per identificare e sequestrare beni pericolosi e illegali".
Guerra alla merce pirata, quindi, pericolo per il consumatore e danno certo per i produttori nazionali.

Miele in cambio di mozziconi di sigarette.
In Francia la si getta sul “dolce” per cercare di contrastare il fenomeno della dispersione al suolo di residui di bionde.
L’esperimento è stato lanciato a Darnétal, Comune di 10.000 abitanti situato nella Seine-Maritime.
Dal 20 Settembre al 4 Ottobre, infatti, si è sviluppata una iniziativa che ha voluto sensibilizzare le persone sulla necessità e sul valore di un corretto conferimento dei rifiuti da sigarette.
Un fenomeno rispetto al quale la Francia, ovviamente, non è assolutamente estranea.
In tutto il Paese, infatti, vengono acquistate ogni anno – stima approssimativa – un qualcosa come 30 miliardi di sigarette - in Italia si viaggia a cifre più basse ma comunque prossime ai 14 miliardi di unità.
Ebbene, un terzo di esse – ovvero circa 10 miliardi di pezzi – finisce per essere gettato al suolo una volta consumato.
Numeri imponenti, un danno imponente per l’ambiente atteso come all'interno delle cicche, quali sue componenti, figurino elementi quali benzene, ammoniaca e acido cianidrico, tutte cosette dalla non trascurabile portata cancerogena.

In più i lunghi tempi di deterioramento rappresentano una cassa di risonanza del danno.
Ragion per cui a più livelli si stanno ponendo in essere iniziative finalizzate a limitare lo sversamento di tali materiali nell'ambiente, mare compreso.
E torniamo al discorso di Darnétal, dove si sono inventati un sano baratto tra cicche raccolte ed un bel dono in termini miele.
Un'iniziativa che è stata ribattezzata Mégothon e che ha consentito ai cittadini che hanno voluto rispondere all'appello prendendo parte alla giornata di ricevere un vasetto di miele in omaggio in cambio di ogni bottiglia da un litro e mezzo di plastica consegnata colma di mozziconi raccolti.
Tanto successo per il momento che ha assistito ad una grande partecipazione anche di giovanissimi, aspetto quest'ultimo al quale gli organizzatori hanno prestato grande attenzione al fine di creare i presupposti per una coscienza puntuale rispetto alle dinamiche del rispetto ambientale.

Amazon colto con il piede in fallo.
Il colosso di Seattle guidato dal Presidente Andy Jassy, infatti, dovrà spillare una somma pari a 400.000 dollari allo Stato statunitense del Vermont per vendite di prodotti dello svapo.
Laddove, ovviamente, la somma in questione – per un soggetto avente la portata e la forza di Amazon – rappresenta poca roba ma, comunque, allo stesso tempo, spia - l'azione nel suo insieme - di una attenzione che, anche negli Usa, è davvero forte sul settore della sigaretta elettronica.

Ebbene, si diceva, il Procuratore generale del Vermont, Charity Clark, ha “incriminato” Amazon dal momento che, negli ultimi anni, venditori terzi avrebbero venduto a cittadini dello Stato prodotti del tabacco e, in particolare, sigarette elettroniche e liquidi.
Nello specifico è annotato come “tra Luglio 2019 e Settembre 2024 alcune sigarette elettroniche sono state acquistate da venditori terzi nel negozio Amazon e spedite ai consumatori del Vermont”.
Una pratica che non è consentita dal momento che la legge del Vermont lo vieta in modo esplicito e che chiama in causa il colosso delle vendite on line per quella che sarebbe stata non una responsabilità diretta ma, piuttosto, per una sorta di omesso controllo.

Amazon, intanto, dopo avere ricevuto la bacchettata dal Procuratore, si è azionata con un sistema aggiuntivo di filtro e di sistemi di controllo al fine di evitare che ulteriori soggetti commerciali possano usare la piattaforma, in modo improprio, per vendere prodotti dello svapo.
Intanto, la multa di 400.000 dollari per tacitare il capo di accusa che, essenzialmente, ruota attorno la ratio di proteggere soprattutto le fasce più deboli dei minori da quello che, tramite il web, sarebbe un accesso troppo facile ai prodotti dello svapo. 
Non si dimentichi come la Giustizia Usa sia alquanto tenace quando si discute di vaping e dintorni: impossibile non ricordare, ad esempio, il filone che ha messo letteralmente in ginocchio Juul Labs.

Attenzione, attenzione!
Amici svapatori che avete intenzione di tuffarvi nei mari tropicali delle Maldive, sappiate che ci sono notizie davvero non buone per voi.
A partire dal 15 Dicembre di quest’anno, infatti, nelle splendide isole coralline dell’Oceano Indiano scatteranno divieti praticamente totali relativamente alla sigaretta elettronica.
Come riporta la testata nazionale “Edition”, in particolare, a darne annuncio sarebbe stato lo stesso Presidente Mohamed Muizzu Su X.
Questa settimana, i legislatori dovrebbero con quasi totale certezza passare al voto della nuova legge che metterà in posizione di irrimediabile off side il settore dello svapo locale.
I dischi rossi si accenderanno a step: a fare data dal 15 Novembre, in particolare, scatterà il divieto per gli operatori del commercio di fare importazione di tali prodotti.
Un mese dopo, poi, ovvero dal già prima menzionato giorno 15 Dicembre, il divieto si estenderà anche all'uso, al possesso, alla produzione, alla vendita, alla pubblicità ed alla distribuzione.
In buona sostanza, non resterà un’attività legata alla e-cig che sarà legale.
Esulta l’associazionismo dei demonizzatori della e-cig: diversi erano stati i gruppi di genitori, operatori sanitari e gruppi come NDC Alliance, Doctors Association e Nurses Association che avevano sollecitato una misura come questa che, oltre ad essere tremendamente estrema, non riesce a fare il dovuto distinguo tra il dovere di tutelare i più piccoli ed il diritto che hanno gli adulti fumatori di passare a soluzioni a minor danno.
Quanto ad un discorso puramente economico, secondo i dati condivisi con Mihaaru News dal Servizio doganale delle Maldive, le aziende locali hanno importato sigarette elettroniche per un valore di 124,34 milioni di rufiyaa tra il 2018 ed il Luglio di quest'anno.
Se credete che le Maldive siano in rara compagnia quanto a divieti di sigarette elettroniche, sappiate che vi sbagliate: sono ben 50 (ebbene si, cinquanta) i Paesi in tutto il mondo che hanno dato vita a ban totali sullo svapo.
Intanto, attenzione è quella che dovranno prestare i turisti: non sono note le sanzioni collegate, ma basti sapere che anche il semplice possesso di e-cig ed affini non è consentito. 
Meglio partire informati, quindi, onde non vedere rovinato un momento che dovrebbe essere di soli piacere e relax.

Le sigarette elettroniche potrebbero essere vietate in molti spazi pubblici all’aperto nel Regno Unito.
E’ questo l’ennesimo fronte apertosi Oltremanica dove, da una manciata di mesi a questa parte, l'atteggiamento nei confronti della e-cig si è, per così dire, disincantato.
Se, infatti, per molto tempo lo svapo era stato benedetto senza se e senza ma, facendosi del Regno Unito un Paese guardato come modello in tal senso, da qualche tempo a questa parte – come anticipato – la situazione è mutata.
Dal divieto delle usa e getta al dibattito che potrebbe arrivare addirittura a riguardare la sfera degli aromi: diversi sono i punti “critici” che ballano sul tavolo dei decisori.
Intanto la stretta attualità dice che sono prossime ad essere varate delle zone all'aperto - a pubblica frequentazione - che potrebbero essere vietate all'uso della sigaretta elettronica.

Tra le aree che dovrebbero essere bannate quelle prossime a parchi gioco, ospedali e scuole.
In tal senso vi sarebbe piena convergenza di intenti tra il Ministro della Salute Wes Streeting e il Direttore sanitario Chris Whitty.
Guerra alla sigaretta elettronica, quindi? Ni.
Probabilmente solo una semplice razionalizzazione del discorso quella che si sta attuando nel Regno Unito.
Al di la dell’aspetto degli aromi – quello si, davvero preoccupante – il resto si inquadra in una logica che può essere comprensibile in una ottica di proteggere i più giovani dall’incontrollato accesso che essi fanno delle monouso.
Similmente, il fatto di vietare l’uso delle e-cig in prossimità di luoghi a forte frequentazione di bambini non è dettato tanto dalla volontà di proteggere da un presunto svapo passivo – cosa che non avrebbe fondamento – quanto dall'esigenza di non fornire “cattivi” esempi ai più piccini.
Si può ritenere, quindi, a ragione che il Regno Unito credi ancora nello svapo quale strumento “salvifico” per i fumatori ma che, tuttavia, sia necessaria una migliore gestione rispetto a usi corretti e smodati.

L’Austria strizza l’occhio alle raccomandazioni della Commissione europea in termini di restrizioni sullo svapo.
Vienna, infatti, parrebbe essere alquanto aperta alla possibilità di accogliere l’indicazione venuta da Bruxelles rispetto alla introduzione di aree no svapo anche all’aperto.
In buona sostanza facendo di tutt’erba un fascio tra sigarette classiche e elettroniche.
Una situazione che preoccupa – e non poco - gli attivisti della World Vapers’ Alliance.

La Commissione – spiega il Presidente Michael Landl - sta commettendo un grave errore confondendo lo svapo con il fumo.
Ciò manda un segnale pericoloso a migliaia di fumatori in Austria che utilizzano lo svapo come un modo efficace per smettere di fumare.
Praticamente – precisa il numero uno dell’associazione - non esiste vapore passivo e, lo ripetiamo, lo svapo è meno dannoso del 95% rispetto al fumo.
Ecco perché la sigaretta elettronica non dovrebbe essere equiparata alle sigarette tradizionali.
La raccomandazione della Commissione europea ignora le prove scientifiche che dimostrano chiaramente che il vapore passivo non presenta quasi alcun rischio per la salute rispetto al fumo passivo.
Se l’Austria seguirà questa raccomandazione e vieterà lo svapo nelle aree che già ora sono smoking free, c’è il rischio che meno fumatori passeranno ad alternative meno dannose.
L’UE si aggrappa ostinatamente alle sue fallimentari strategie di divieto, nonostante il loro clamoroso fallimento. In questo modo, il tasso di fumo in Europa scenderà al di sotto del 5% solo nel 2100, ben 60 anni dopo rispetto all’obiettivo attuale.
L’Austria deve opporsi a questa follia di divieto”.
Dalla World Vapers' Alliance è giunto pertanto invito al futuro Governo a “non seguire ciecamente le raccomandazioni della Commissione europea”.
Commissione europea che, invece, concludono dalla World Vapers’ Alliance, dovrebbe “sostenere politiche basate sulla scienza e sui principi della riduzione del danno che promuovano l’accesso ad alternative meno dannose quali quelle rappresentate dalla sigaretta elettronica”.

 

Una brutta notizia che arriva dalla “lotta” per i diritti degli svapatori.
Sovape, infatti, arriva al capolinea delle sue attività.
L’associazione francese, operativa dal 2016, ha scelto di sciogliersi e di non perseguire più nell’impegno che l’aveva posta, senza ombra di dubbio, tra le associazioni più fattive entro il panorama europeo sul fronte svapo.
Lo rendono noto le testate francesi.
Nel contesto di una situazione ambientale non da oggi obiettivamente complicata in terra transalpina, a determinare la decisione è stata – quale la più classica delle gocce che fa traboccare il vaso - la difficoltà di “dialogare con i decisori”.
In una intervista affidata a Vaping Post Fr, in particolare, Nathalie Dunand e Philippe Poirson, rispettivamente presidente e vicepresidente del sodalizio, hanno chiarito le ragioni della particolare evoluzione
“Eravamo troppo pochi e con poche risorse e, d'altra parte, la situazione è bloccata.
Ci chiediamo fino a che punto le persone che prendono decisioni si impegnano a favore della democrazia e della libertà di espressione”.
“La missione particolare di Sovape – espongono ancora – è stata da sempre quella di instaurare un dialogo tra le parti interessate, cosa che non è stata più possibile.
Per noi tutte le porte si sono chiuse e portare avanti questo progetto non è più possibile”.
“La nostra idea, il nostro programma – rappresentano ancora gli attivisti transalpini - era anche quella di organizzare “Vaping Summit” e produrre documenti, ma anche questo è divenuto sempre più difficile ed il campo opposto, per così dire, si è chiaramente radicalizzato”.
“È stata una grande avventura, una grande speranza – spiega nel dettaglio la Presidente Dunand che espone anche la personale esperienza - Pensavo di morire di tabacco, mi ero rassegnata.
Poi ho scoperto la sigaretta elettronica, ho conosciuto tantissime persone, sono stata aiutata e ho cercato di aiutare a mia volta.
La mia disillusione è però venuta dall’Oms, le cui posizioni ci hanno investito con effetti che sono stati disastrosi”.

 

 

Dimmi una cosa da fare per penalizzare lo svapo: aumentare le tasse e, di conseguenza, far schizzare in alto i prezzi in capo al cliente finale.
Ebbene, in Polonia l’hanno fatto.
Il Governo guidato dal Primo Ministro Donald Tusk, infatti, ha varato un Piano che mira ad innalzare sensibilmente il prezzo dei prodotti alternativi al tabacco.
Un prezzo che, alla luce di questi plus, si avvicina molto a quello delle classiche bionde.
Forte scetticismo quello che viene manifestato, al cospetto di questa operazione, dalla World Vapers' Alliance.
La WVA – viene fatto presente in una nota - si oppone fermamente alla decisione del Governo polacco di aumentare le accise sui prodotti del tabacco riscaldato e sugli e-liquidi per lo svapo.
Con le nuove regole, gli e-liquid subiranno – prosegue il messaggio - un aumento significativo delle tasse, simile ai prodotti a base di tabacco riscaldato.
L’aumento delle tasse sui prodotti per lo svapo porterà a conseguenze indesiderate.
Numerosi studi hanno dimostrato che, quando il prezzo degli e-liquidi aumenta, molti utenti, in particolare i giovani adulti, tornano alle sigarette tradizionali.
Questo meccanismo, per così dire, incrociato – è ulteriormente rappresentato - indebolisce gli sforzi per la salute pubblica aumentando i tassi di fumo invece di ridurli”.

Una specifica riflessione anche da Michael Landl, Direttore della World Vapers' Alliance
"La tassazione deve essere proporzionale ai rischi dei prodotti.
Lo svapo è nella misura del 95% meno dannoso del fumo, eppure questa tassa lo tratta in modo simile, minando la salute pubblica.
I fumatori dovrebbero essere incentivati ​​a cambiare, non spinti a tornare alle sigarette a causa dei prezzi più alti.
La ricerca dimostra chiaramente che tasse più elevate sui prodotti meno dannosi scoraggiano i fumatori dal cambiare, un problema che colpisce in particolar modo i gruppi appartenenti al basso e medio reddito.
Per quanto riguarda gli utenti, quando questi si trovano al cospetto di costi crescenti per lo svapo, molti si rivolgono al fumo, invertendo i risultati positivi per la salute osservati in paesi focalizzati sulla riduzione del danno come il Regno Unito e la Svezia”.
"Aumentare le tasse sulle alternative meno dannose – così invece Alberto Gómez Hernández, Policy Manager presso WVA - è controproducente.
Rischia di scoraggiare i fumatori dal cambiare, costando loro vite. Un approccio alla tassazione basato sul rischio è fondamentale per ottenere risultati significativi in ​​termini di salute pubblica".
Dalla World Vapers’Alliance arriva, in appendice, una esortazione rivolta al Governo di Cracovia nell’ottica di “riconsiderare il suo approccio” nonchè “ad adottare politiche fiscali che riflettano il rischio ridotto dello svapo rispetto al fumo, garantendo che le alternative più sicure rimangano accessibili e convenienti”.
Ci sarà un dietrofront?

Momento davvero topico nel Regno Unito: gli svapatori, infatti, preparano il sorpasso sui fumatori.
E l'evoluzione sarebbe destinata a consumarsi già nei prossimi mesi. 
Il Regno Unito, come noto, ha visto calare il numero di persone che fumano nella misura di quasi il 50% negli ultimi quindici anni, guarda caso proprio quelli che hanno assistito all'ingresso dello svapo nel mercato.
La ricerca mostra che le persone che svapano, mantenendosi questo trend, sono numericamente destinate a superare quelle che fumano entro l'anno 2025. E ciò principalmente in forza del continuo transito che si sta avendo di persone dal fumo allo svapo. 

L'ultimo Briefing Paper del  Global State of Tobacco Harm Reduction  (GSTHR), progetto dell'Agenzia di Sanità pubblica Knowledge·Action·Change (K·A·C), si concentra proprio su questo aspetto.

"Un Regno Unito senza fumo? Come la ricerca, la politica e lo svapo hanno ridotto i tassi di fumo" - questa l'intitolazione dell'approfondimento che mostra come il numero dei fumatori sia passato dal 23,7% del 2005 al 12,9% nel 2022.

"La nostra ultima pubblicazione include anche una previsione significativa, basata sugli ultimi dati disponibili dall'Office for National Statistics and Action on Smoking and Health - si annota nel lavoro - che rivela che il numero di adulti che fumano continuerà a scendere fino a poco più del 10% l'anno prossimo (2025). Al contrario, il numero di adulti che svapano continuerà a salire dall'11% registrato nel 2024. Il che significa che lo svapo supererà il fumo per la prima volta nel Regno Unito. Questi cambiamenti forniscono un'ulteriore prova del fatto che quando i consumatori hanno accesso a prodotti alla nicotina più sicuri, accettabili e facilmente disponibili, prenderanno la decisione di cambiare in numeri sempre crescenti".

Il documento fotografa una situazione che ha il suo perno indubbiamente sulle possibilità legate alla nuova tecnologia data dalla e-cig, ma evidenzia anche l'impatto che la ricerca scientifica e i Governi proattivi possono avere sulle politiche di Sanità pubblica.