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"L'obiettivo di vivere in un mondo senza sigarette è possibile, ma non tanto senza nicotina o senza altri tipi di prodotti del tabacco quali sigarette elettroniche, cerotti alla nicotina, gomme, tabacco riscaldato e snus".
Lo fa presente in un intervento Carl Fagerström, psicologo svedese tra i principali esperti in chiave internazionale in quanto a strategie anti-fumo.
"Penso che sia effettivamente fattibile e possibile liberare il mondo dalle sigarette.
Liberare il mondo dalla nicotina, invece, è altra questione.

La nicotina, sotto forma di tabacco, è stata una droga culturalmente presente nel corso della nostra storia e sbarazzarsene sarebbe come pensare di eliminare la caffeina o l'alcool.
Non sarà affatto facile”.
Così ha esposto l'importante teorico nel contesto di una intervista rilasciata a Europa Press in occasione della sua presenza al 25esimo Congresso nazionale organizzato lo scorso fine settimana a Siviglia dalla Società spagnola di "Doppia Patologia".
"Lo scenario più ragionevole - ha ancora sottolineato Fagerström - è che un numero sempre più significativo di persone continuerà a usare la nicotina" aggiungendosi come una delle mission, una delle sfide in termini di tutela della salute pubblica sarà quello di fare si che nicotina venga consumata attraverso “metodologie più sicure” e “meno nocive per la salute di chi le utilizza”.
"La riduzione del livello dei fumatori non sta avvenendo abbastanza velocemente - ha proseguito il professionista scandinavo - La realtà è che ci sono più fumatori oggi rispetto a dieci anni fa.
Personalmente - ha insistito - ritengo che se l'Organizzazione mondiale della Sanità e i Paesi avessero fatto di più contro le sigarette, il tasso dei tabisti sarebbe potuto diminuire in maniera molto più rapida.
Le sigarette, oggi come oggi - ha concluso - sono vendute quasi apertamente come lo erano 50 o 75 anni fa, mentre i prodotti che potrebbero effettivamente essere alternativi alle sigarette sono stati vietati, come ad esempio è successo con lo snus nell'Unione europea".

No alle sigarette elettroniche usa e getta.
La richiesta sale di tono nel Regno Unito.
Dopo associazioni, categorie, è ora la volta dei pediatri di levare l'istanza.
La richiesta arriva dal Royal College of Paediatrics and Child Health - Organismo professionale per gli specialisti in questione e che ne è anche responsabile della formazione post-laurea.
I dati snocciolati da "Action on Smoking and Health" hanno evidenziato come nell'ultimo anno vi sia stato un aumento nella misura del 50 percentuale, nel Regno Unito, per quel che riguarda la fascia anagrafica 11-17 anni, di coloro i quali hanno approcciato la sigaretta elettronica.
La risposta, secondo i pediatri, è di facile lettura.
"Senza dubbio, le sigarette elettroniche usa e getta dovrebbero essere vietate - ha affermato Mike McKean - Non c'è assolutamente alcun motivo per i quali questa tipologia di prodotti, che sono prontamente fruibili e che sono dotati di colori vivaci, debbano essere disponibili in una modalità monouso".
Dal medesimo anche citato l'esempio di Paesi limitrofi
"L'approccio di Westminster (la sede del Governo inglese, n.d.r.) a questo problema non è al passo nemmeno con le soluzioni adottate dagli Stati a noi più vicini, come Scozia, Francia, Germania e Irlanda che stanno seriamente prendendo in considerazione un divieto".
Vi è tuttavia chi non è esattamente "allineato" con l'idea dei medici.
La UK Vaping Industry Association ha sottolineato, in merito, che se è vero che la questione dello svapo giovanile debba essere affrontata, vietare i prodotti usa e getta non rappresnterebbe la risposta.
"Non c'è dubbio che un'azione forte e mirata diretta a coloro che vendono illegalmente prodotti di svapo ai bambini sia la via da seguire", ha dichiarato John Dunne, Direttore generale di Ukvia.
Che poi ha proseguito "È fondamentale che qualsiasi misura di prevenzione per i giovani non possa andare a scapito dei fumatori adulti che cercano di smettere attraverso lo svapo e dei vapers che vogliono evitare il ritorno al fumo".

Incredibile ma vero.
A bordo degli aerei una della principali cause di litigio è quella determinata dal fumo e dalle sigarette elettroniche.
Così si ricava da report posto in essere dalla Iata, ovvero l'associazione internazionale delle compagnie aeree, nel contesto della conferenza annuale che si è svolta a Istanbul, capitale turca.
Nel corso dell'anno 2022, in particolare, i maggiori problemi sono stati legati alla persistente abitudine di qualche viaggiatore - una abitudine abbastanza diffusa, a quanto pare - di concedersi una "bionda" o una svapata tra le poltroncine o all'interno dei servizi igienici.
Negli anni precedenti, invece, precisamente nel corso degli anni 2020 e 2021, le liti causa fumo e causa svapo erano state scavalcate, nella particolare classifica, dall'uso non corretto di mascherine di protezione individuale.
La fine della crisi pandemica, quanto meno nella sua fase acuta, ha fatto però comprensibilmente ridimensionare questo "aspetto".
Si ricorda, ovviamente, come le lamentele dei passeggeri vittime delle nubi di fumo e svapo altrui trovino il loro giusto fondamento: al di la della comprensibile rimostranza di chi non vuol subirsi le esalazioni altrui, vi è un motivo di sicurezza.
E scusate se è poco.
Per chiare ragioni, infatti, è assolutamente vietato da parte di tutte le Compagnie aree utilizzare siffatti dispositivi e, nel caso delle e-cig, corre, come più volte esposto dalla nostra testata, l'obbligo di non lasciare in alcun modo batterie all'interno di quei bagagli che vanno nella stiva dovendosi portare le medesime esclusivamente in quello a mano.
Tornando al capitolo incidenti, ancora, non è che gli stessi siano pane quotidiano.
Si registra, infatti, un "conflitto" tra passeggeri ogni 568 voli - dato 2022 - contro la casistica ben più diradata dell'anno precedente - uno ogni 835.
E' anche da precisare come la statistica è un pò al ribasso dal momento che non tutte le Compagnie aeree partecipano a questo report attraverso la puntuale comunicazione e trasmissione dei dati.

Che la sigaretta "nuoce gravemente alla salute" lo abbiamo imparato, ormai, a menadito.
A mò di ritornello.
E ciò - senza dubbio alcuno - grazie alle avvertenze che, ormai da anni, sono stampate su tutti i pacchetti di sigarette.
Una strategia sanitaria che, in Canada, farà un passo ulteriore.
Le avvertenze sulla salute, infatti, non figureranno più solo sui pacchetti ma direttamente sulle sigarette stesse.
Stampate su ogni singolo pezzo.
In modo tale che, mentre ti concedi una "bionda", farai allo stesso tempo un ripasso di lettura.
A partire dal 1 Agosto di quest'anno, il Ministero della Salute canadese chiederà alle aziende produttrici di tabacco di adeguare le "bionde".

"L'etichettatura cartacea di singole sigarette, piccoli sigari, tubi e altri prodotti del tabacco renderà praticamente impossibile evitare completamente gli avvertimenti sulla salute": così ha osservato Carolyn Bennett, Ministro della Salute mentale e delle dipendenze.
Se, come prima detto, tra un paio di mesi partiranno le comunicazioni ufficiali ai produttori, quest'ultimi tuttavia avranno più tempo per potersi adeguare.
In concreto, infatti, le “stampe” sulle sigarette compariranno a partire dal 2024 inoltrato.

Alla fine, resta un interrogativo di fondo.
Ovvero, alla fin fine, questa misura consentirà di limitare effettivamente il numero dei fumatori, quello che, del resto, è il reale obiettivo della misura?
Gli "avvisi" sui pacchetti, a quanto pare, non paiono avere inciso in tal senso in modo importante sulle strategie di smoking cessation.
In Canada come altrove. 
Spostare le famose scritte altrove servirà quindi a qualcosa?
In Canada, con tutta evidenza, ritengono di si.
Con buona pace dei produttori di "bionde" che, con riguardo al mercato dello Stato nordamericano, saranno costretti a sobbarcarsi costi extra - che sarebbero non esattamente trascurabili - connessi al servizio supplementare di stampa. 
E già si parla di possibili aumenti nel costo dei pacchetti per bilanciare i maggiori esborsi di produzione.

E poi c'è il Turkmenistan.
Che non ha adottato formalmente alcun divieto sulla sigaretta elettronica.
Nessuna legge, nessun regolamento.
Nulla di nulla.
Di fatto, però, ed è questo il dato che conta, le sigarette elettroniche, i liquidi, i pezzi di ricambio sono letteralmente spariti dal mercato.
Non ne vendono più le piattaforme on line nazionali, non ne vendono più i negozi fisici - che, di fatto, sono con gli scaffali vuoti.
Un ban, un divieto di fatto che ha lasciato spiazzati i non pochi svapatori turkmeni che, nell'arco di una manciata di settimane, si sono ritrovati orfani dei loro prodotti.
Un grosso disagio, ovviamente, per gli e-cigers dello Stato asiatico.
Stato che, sia chiaro, è abbastanza avvezzo agli estremi rimedi.
Da quelle parti, infatti, le stesse sigarette sono state messe fuori commercio venendo la loro vendita francobollata come a tutti gli effetti illegittima.
Molti ricordano quello che fece l'allora Presidente Gurbanguly Berdymkhamedov quando, nel Gennaio 2016, dopo avere sequestrato ingenti quantitativi di sigarette vendute di contrabbando, le aveva fatte accumulare nella principale piazza della capitale Ashgabat dando fuoco al cumulo - si trattava, nel dettaglio, di materiale requisito da negozianti che avevano continuato a vendere i prodotti sottobanco a prezzi quasi triplicati rispetto a quelli di mercato.
Una risposta "dimostrativa" alquanto eclatante quella che era stata posta in essere dagli Organi statali al fine di far comprendere che la tolleranza sarebbe stata pari a zero.
Dopo le sigarette classiche, quindi, sarebbe scoccata l'ora delle alternative.
Il timore diffuso - e neppure tanto remoto - come viene sollevato a livello di stampa è che possa prendere piede (ovviamente) il mercato parallelo.
Il web rappresenta una preziosa porta per i consumatori che non si farebbero eccessive remore ad acquistare presso rivenditori esteri i loro amati dispositivi, rischiando di entrare in contatto con materiale ancor meno sottoposto a protocolli di sicurezza.

"La sigaretta elettronica non è il problema, non è parte del problema.
La sigaretta elettronica è la soluzione".
Sta tutta qua.
Sta tutta qua la sostanza, sta tutto qua il "concept" della sigaretta elettronica quale strumento di cessazione dal fumo.
Le associazioni francesi sono sul piede di guerra al fine di salvaguardare e proteggere le ragioni degli svapatori.
Si chiama "Merci la Vape" la campagna lanciata da quattro sodalizi transalpini - Aiduce, Sovape, La Vape du Coeur e Fivape - al fine di far capire al decisore che vi è una "forza" che vuole difendere con le unghia e con i denti il proprio diritto di scegliere e far scegliere una soluzione che sia meno dannosa del fumo.
Sono quattro i capisaldi della battaglia degli svapatori "blues": in primo luogo vi è la difesa degli "aromi" in un quadro regolamentato; Quindi vi è un discorso fiscale, ove si chiede di non sovraccaricare di tasse prodotti che aiutano le persone a risolvere un problema di salute; Quindi stop alle campagne denigratorie e di disinformazione salvaguardandosi il diritto del fumatore ad accedere a informazioni che siano leali e corrette su quelle che potrebbero essere risposte alla loro dipendenza.
Queste le basi della campagna lanciata dai quattro gruppi e che si sta sostanziando in una raccolta di firme da consegnarsi al Governo di Parigi.
L'obiettivo è quello di mettere insieme almeno 100.000 sigle in calce alla sottoscrizione al fine di dare quanti più forza e vigore all'iniziativa.
Ora come ora, in ogni caso, le attenzioni del Governo d'Oltralpe, come da dichiarazioni dello stesso Ministro della Salute, paiono essere squisitamente concentrate sulle "usa e getta".
Per il resto, il messaggio delle quattro associazioni è chiaro: se il nemico numero uno è il fumo, nemico che produce danni acclarati, si lascino liberi i cittadini di optare per qualsivoglia soluzione possa essere funzionale a spezzare il loro rapporto con le bionde.

"Il caso svedese rappresenta il terzo e ultimo pilastro determinante nell'argomento della riduzione del danno.
La scienza, l'esperienza dei consumatori e ora l'esempio svedese dimostrano che la riduzione del danno funziona per raggiungere una società senza fumo.
Ora abbiamo una prova innegabile rispetto al fatto che la regolamentazione a livello dell'Unione europea debba essere basata sul rischio e supportata da prove".
Lo fa presente Michael Landl, Direttore della World Vapers' Alliance, per l'occasione data dalla Giornata mondiale senza tabacco.
Un'occasione che è stata "celebrata" con tanto di conferenza stampa ospitata dalla WVA e tenutasi a Bruxelles.
Un momento che ha visto anche la partecipazione di parlamentari europei.
"La politica - fa presente l'eurodeputato Charlie Weimers - dovrebbe essere basata sull'evidenza.
L'Organizzazione mondiale della Sanità classificherà presto la Svezia come il primo Paese europeo senza fumo grazie alle politiche di riduzione del danno sostanziatesi nell'uso diffuso dello snus.
La Svezia vanta infatti una vasta gamma di prodotti quali snus, sacchetti di nicotina, vaping...Alle persone viene data una scelta!".
Una riflessione anche da Johann Nissinen, anch'egli deputato Ue "È chiaro che il fumo uccide e dobbiamo fare tutto il possibile per prevenire queste morti inutili.
La Svezia è il miglior esempio di come ciò sia realizzabile, in particolare con un approccio pragmatico alla riduzione del danno.
È l'unico Paese dell'Ue in cui lo snus è legale e popolare con il 18% della popolazione che lo utilizza.
Il consumo di snus al posto delle sigarette ha salvato molte vite svedesi.
È ora che la Commissione europea agisca di conseguenza".
"La Giornata mondiale senza tabacco - ha proseguito e concluso Landl - è un triste promemoria della necessità di un nuovo approccio nella lotta contro il fumo.
Invece di combattere alternative meno dannose come lo svapo o le buste, l'Ue deve iniziare ad accettare la realtà: la riduzione del danno funziona!
Solo con l'approccio della riduzione del danno come fulcro del nuovo regolamento sui prodotti del tabacco, l'Ue potrà centrare i suoi obiettivi antifumo".

Quarantadue esperti in materia di salute hanno inviato una lettera al Ministro della Salute australiano invitandolo a rivedere (mission quasi "impossible") le sue posizioni sulla sigaretta elettronica.
Si tratta di quarantadue medici australiani e neozelandesi che, capitanati dagli esperti Colin Mendelsohn e Wayne Wodak, hanno inviato una missiva al numero uno del Dicastero australiano Mark Butler atteso come quest'ultimo, evidentemente non contento dello stato attuale di cose, starebbe valutando ulteriori limitazioni in capo al settore.
Già ora, come noto, in Australia non è possibile acquistare liberamente prodotti dello svapo - in realtà i classici store non sono neppure più funzionanti.
E-cig e liquidi possono essere reperiti in via esclusiva presso le farmacie del territorio e solo previa presentazione di una ricetta medica, rilasciata da uno dei pochi medici prescrittori operanti in Australia, che attesti come il "paziente" in questione necessiti del dispositivo perchè impegnato in un percorso di cessazione dal fumo.
E la certificazione non è rilasciata con facilità dai camici bianchi.
Solo con la scartoffia, quindi, si potranno acquisire i prodotti desiderati rivolgendosi, come detto, o presso una farmacia o in alternativa al web.
Con tutta evidenza, però, il Ministro della Salute di Sidney non è convinto che questo stato di cose possa essere bastevole tanto da ipotizzare l'adozione di ulteriori misure in aggiunta a quelle già operative.
Tutto questo, però, avvertono i firmatari del documento, non farà altro che esasperare vari fenomeni.
Su tutti quello relativo alla diffusione del mercato nero, alla circolazione di prodotti di incerta provenienza e non sottoposti ai dovuti protocolli in termini di sicurezza.
La difficoltà ad accedere ai prodotti del vaping, inoltre, inevitabilmente rischierà di (ri)portare tanti ex fumatori verso le bionde.
Per questo l'invito a Butler "a considerare la scienza disponibile auspicandosi un modello normativo ben progettato che impedirebbe l'accesso ai minori rendendo allo stesso tempo i dispositivi accessibili ai fumatori adulti".

Non toglieteci gli aromi.
E' questo l'appello che viene dall'Estonia, Stato ex Urss.
Dove il locale Governo minaccia in modo molto concreto di abolire i liquidi aromatizzati dal mercato delle sigarette elettroniche lasciando in disponibilità dei consumatori solo quelli a base di tabacco.
Pertanto l'iniziativa di una sottoscrizione cui hanno aderito 10.000 persone che, da parte loro, hanno manifestato al Governo la richiesta di non abolire dal mercato i "sapori" bensì di orientare gli sforzi verso altre direzioni.
Su tutte quella relativa alla opportunità di reprimere il mercato illegale del contrabbando che, anche con riguardo allo svapo ed anche nel territorio lettone si mostra essere alquanto vivo e fecondo.
Secondo i firmatari della sottoscrizione, riuniti sotto la sigla della "Tobacco-Free Products Association", l'industria dello svapo non fa altro che "prendere di mira i fumatori che vogliono smettere di fumare".
In più rimarcandosi da parte dei medesimi come "l'atteggiamento dei legislatori lettoni nei confronti dei prodotti a vapore" si basi "su credenze e studi obsoleti".
"Gli ultimi dati scientifici - espone ulteriormente l'associazione in questione - mostrano che le sigarette elettroniche sono fino al 95 percentuale meno pericolose per la salute umana rispetto alle sigarette normali.
L'uso delle e-cig altro non è, e la pratica quotidiana conforta in tal senso, una via d'uscita per i connazionali che vogliano smettere di usare i prodotti a base di tabacco e combattere radicalmente le malattie legate al fumo maggiormente diffuse come il cancro ai polmoni".
Il rischio concreto, secondo la "Tobacco-Free Products Association", oltre che nel discorso contrabbando, vive anche nel danno che subirebbero le casse dello Stato.
Ciò in termini delle mancate accise legate alla abolizione dal mercato dei liquidi aromatizzati.
Denaro che, ora, come già prima accennato, rischia di finire nel mercato nero.
Ovviamente, in Estonia come altrove, serve - questo si - un rigido controllo al fine di proteggere le fasce più giovani della popolazione dall'accesso a questi prodotti.

Ben 66.000 ettari di bosco bruciati nel solo anno 2022 in Francia.
Sette volte in più rispetto alla media annuale.
L'annus horribilis sul fronte incendi porta a decisioni profonde e drastiche in Francia.
IL Parlamento transalpino, infatti, ha pronta una norma che farà divieto di utilizzare sigarette entro una certa distanza dalla fascia boschiva.
Secondo le stime francesi, infatti, al di la degli episodi dolosi, la gran parte dei fuochi è causata dal comportamento improvvido di chi getta mozziconi ancora roventi nelle sterpaglia dando vita ad incendi dalle voluminose quanto tragiche dimensioni.
Ora, quindi, la stretta all'indomani, come detto, dell'ultima estate che è stata alquanto squassante in tal senso - anche in Europa, in realtà, le cose non sono andate benissimo nell'estate 2022: ad essere stati inceneriti sono stati ben 785.000 ettari di bosco, più del doppio rispetto a quanto avviene in tempi normali.
Non si potrà fumare a meno di 200 metri dalla fascia boschiva nel periodo considerato a rischio che, ovviamente, coincidente con i mesi più caldi: questo il cuore in sintesi del disegno di legge presentato il 14 dicembre 2022 da Jean Bacci, senatore del Var (Les Republicans) e membro della Commissione per la Pianificazione territoriale e lo Sviluppo sostenibile ed adottata dall'Assemblea nazionale lo scorso 17 Maggio.
In realtà, provvedimenti simili sono già stati adottati negli anni scorsi in Francia ma ad emetterli, su scala strettamente locale dei rispettivi luoghi di competenza, erano stati i Prefetti.
La novità, adesso, è che queste regole sono divenute di portata nazionale e saranno, quindi, valide sempre con riguardo ad un determinato periodo dell'anno.
Senza che sia necessario l'atto del Prefetto che, di volta in volta, luogo per luogo, vada ad emettere il necessario atto.
Anche in Italia si stima che la correlazione sigarette-incendi sia alquanto stretta: secondo stime fino ad un rogo su quattro sarebbe causato proprio dalle bionde e, soprattutto, dallo sconsiderato modo di gettarle al suolo.