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Il divieto degli aromi per sigarette elettroniche in Slovenia sembra essere evenienza sempre più concreta.
La Commissione parlamentare per la salute, in particolare, ha approvato le proposte di emendamento riguardanti i prodotti legati al tabacco e tali proposte vanno ad insistere principalmente sullo svapo.
Effetto di tali interventi normativi sarà la sopravvivenza di un solo tipo di aroma, ovvero quello al tabacco, con la conseguente “scomparsa” dal mercato di tutte le flagranze che sono siano quelle base.  

Durante la seduta della Commissione - ha affermato Liza Katsiashvili, direttrice delle operazioni della World Vapers' Alliance - alcune dichiarazioni di esperti sono state ritenute allarmanti e, in larga misura, fuorvianti.
Ad esempio, è stato affermato che non vi è alcuna disparità in termini di nocività tra il fumo di tabacco convenzionale e lo svapo.
Contrariamente a questa affermazione – ha annotato l’esperta - le prove scientifiche suggeriscono che lo svapo è significativamente meno dannoso del fumo.
Infatti, secondo Public Health England , lo svapo è meno dannoso del 95%.
Il ruolo fondamentale che gli aromi svolgono nella cessazione del fumo non può essere sopravvalutato.
La ricerca indica che gli adulti che utilizzano aromi da svapo per smettere di fumare hanno il 230% di probabilità in più di riuscire a smettere con successo.
Sfortunatamente, il mancato riconoscimento da parte del governo sloveno di queste prove scientifiche distorce il potenziale di cessazione del fumo nel paese, mettendo così a repentaglio la salute pubblica in generale”.

Anche dalla Slovenia e, in particolare dalle associazioni dei consumatori, giungono perplessità
La nuova legislazione - ha osservato Slaven Kalebic - è dannosa, non etica, immorale e discriminatoria.
La sua unica conseguenza è la limitazione dell’accesso allo svapo per coloro che ne hanno più bisogno: ex fumatori e individui che tentano di smettere.
Nel frattempo, il tasso di fumo in Slovenia persiste a uno sbalorditivo 20% .
Se il Governo mira a dissuadere i giovani dal svapare, vietandolo agli adulti e incoraggiando inavvertitamente la crescita del mercato nero non si otterranno risultati favorevoli”.
Dalla World Vapers' Alliance è giunto ai politici sloveni “a rivalutare le restrizioni sullo svapo proposte, a riconoscere i potenziali benefici per la salute pubblica che lo svapo può offrire e ad adottare un approccio progressivo di riduzione del danno per i fumatori adulti alle prese con gli sforzi per smettere e a rischio di malattie legate al fumo”.

Vuoi svapare? Bene, prendi il telefonino.
La tecnologia al servizio dell’uso “sicuro” della sigaretta elettronica.
L’ultima trovata arriva da “Altria” – che poi tanto ultima non sarebbe.
In buona sostanza, nel momento in cui ti va di concederti una svapata dovrai sbloccare, tramite bluetooth, la e-cig.
E potrai sbloccarla attraverso un pin da immettere sullo smartphone.
L’obiettivo è quello di impedire ai minori di poter fruire in modo furtivo dei dispositivi dello svapo di mamma e papà lasciati da questi incustoditi.
Una chiave di sicurezza, quindi, blinderebbe la sigaretta elettronica facendo in modo che ad adoperarla possa essere solo il suo effettivo proprietario.
Il gruppo “Altria” – fondato a Londra nel 1985 ed uno dei massimi player su scala globale per quel che riguarda i settori di food, drink e tabacco – si dice fortemente intenzionato ad implementare siffatta tecnologia sui propri dispositivi in produzione e, in particolare, su quelli del brand NJOY, nuova bandiera aziendale.

Diciamo, però, che un precedente già vi è ed è quello rappresentato da Juul Labs Inc che fece per la prima volta riferimento a tale tecnologia nel 2018.
L’anno successivo – si era nel 2019 – vi fu la immissione sul mercato dei primi dispositivi senza aversi, però, un significativo riscontro.
La soluzione di Altria, tornando alle cose attuali, è da ricercarsi nello sforzo continuo che i grandi gruppi stanno ponendo in essere al fine di ingentilire la propria immagine e renderla più leggera e “tollerata” agli occhi dell’opinione pubblica.
Le sigarette elettroniche usa e getta, infatti, con la loro indubbia diffusione tra i giovanissimi, hanno in un certo senso posto in cattiva luce i produttori che, ora, tramite accorgimenti quali quello dello sblocco dei dispositivi da remoto, vogliono dimostrare come i loro interlocutori non siano gli adolescenti ma esclusivamente gli adulti fumatori che sono intenzionati a dire addio alla dipendenza dal tabacco.
Oltre all’ammirabile sforzo di “Altria”, però, appare chiaro come il problema giovani-monouso sia partita che debba trovare soluzione su altri piani.

L’ondata di proibizionismo abbattutasi sull’Australia, in fatto di sigarette elettroniche, non sta facendo altro che rendere un grosso favore al mercato nero.
Lo fa presente Theo Foukkare, Amministratore delegato dell' “Associazione australiana dei minimarket”, una sorta di osservatore privilegiato, per così dire, delle evoluzioni del mercato e dei costumi di acquisto degli australiani.
Non ultimo in fatto di fumo e svapo.
Il medesimo, in particolare, è stato intervistato dalla testata inglese express.co.uk rilevando come, in realtà, le leggi approvate dal Governo australiano non abbiano prodotto i risultati sperati di frenare il fenomeno svapo.
Meglio dirsi, ad essere stato frenato è stato il mercato legale lasciandosi però strada libera al fenomeno del contrabbando.

“Il divieto australiano sembra essere valido sulla carta – ha dichiarato l’esperto - ma basta fare una passeggiata lungo una qualsiasi via dello shopping, affacciarsi ad una fermata dell'autobus o in un pub per poter prendere atto di come via sia un consistente numero di persone che fa uso di vaporizzatori usa e getta illegali di chiara provenienza dal mercato nero.
Questo fa comprendere come un divieto di usa e getta, o qualsiasi altro divieto, non farà altro che comportare solo un aumento dei costi con le persone che finiranno per acquistare vaporizzatori economici non regolamentati e fabbricati sul mercato nero”.
Niente più, niente di meno.
Il proibizionismo, in generale, del resto, ha sempre prodotto i medesimi risultati: bannare il mercato ufficiale e dare linfa a quello nero.

“Il mercato nero dei vaporizzatori in Australia vale ora circa 4-5 miliardi di dollari all'anno, più oltre 5 miliardi di dollari all'anno in tabacco illegale”.
Il caso Australia diventa quindi un monito per gli inglesi, prossimi ad attivare un divieto sulle usa e getta.    
“Sunak dovrebbe imparare dagli errori del Governo australiano – fa presente al riguardo Foukkare - Il proibizionismo non ha mai funzionato e sta spingendo gli australiani direttamente tra le braccia del mercato nero”.
Ed a proposito di Sunak, il numero uno dell’Esecutivo del Regno Unito ha ribadito nelle ultime ore, a sgomberare il campo da qualsiasi possibile difforme interpretazione "I bambini non dovrebbero svapare, non vogliamo che diventino dipendenti, ancora non comprendiamo l'impatto completo sulla salute a lungo termine".
Sul divieto non si torna indietro.

La New Nicotine Alliance “è estremamente delusa nel sentire che il Governo del Regno Unito intende vietare i vaporizzatori monouso, limitare molti aromi che possono aiutare le persone a smettere di fumare, imporre imballaggi semplici e ridurre gravemente la visibilità dei prodotti salvavita”.
Arriva il commento del sodalizio rispetto alle ben note evoluzioni.
“La risposta del Governo – proseguono - alla recente consultazione pubblica ha ignorato gli esperti più informati sul controllo del tabacco e ha presentato misure che non riusciranno ad affrontare il problema dello svapo giovanile e delle vendite illecite, producendo anche risultati dannosi per la salute pubblica.
Il Governo afferma che i vaporizzatori “usa e getta” monouso sono stati un fattore chiave dietro un recente aumento dello svapo tra i giovani, quindi ha proposto un divieto totale della loro vendita.
Ciò non tiene conto del fatto che oltre il 50% delle vendite di dispositivi usa e getta sono già contraffatti, non conformi o illegali.
Vietare completamente i prodotti influenzerà solo i commercianti legittimi e regolamentati, dando al contempo un impulso alle imprese criminali che ora controlleranno completamente un mercato con una domanda elevata.
È stato riferito che il Governo sta pianificando di limitare i gusti a soli quattro. Vale a dire tabacco, menta, mentolo e "frutta".
Come i consumatori ripetono fino alla nausea, l’ampia gamma di gusti attualmente disponibili è vitale per il successo dei prodotti da svapo e per invogliare le persone che fumano a smettere di fumare.
È estremamente preoccupante che i ministri abbiano prestato poca o nessuna attenzione a come le azioni proposte influenzeranno i vapers adulti e gli adulti che attualmente fumano.
Esiste una valida argomentazione secondo cui il packaging dovrebbe essere regolamentato per garantire che non sia palesemente a misura di bambino e possa attrarre i minori.
Tuttavia, è facile e infondato affermare che un sapore particolare sia sviluppato solo per essere venduto ai bambini. Il più citato è il sapore di gomma da masticare, eppure è stato un sapore molto popolare tra gli adulti fin dai primi tempi dello svapo; uno dei nostri fiduciari (che ha 47 anni), ad esempio, lo usa quasi esclusivamente per evitare la ricaduta nel fumo.
È importante riconoscere che i gusti di frutta, dessert e caramelle sono la categoria più popolare tra i vapers adulti, con più della metà di tutti i vapers che li scelgono.
L’eliminazione di questi aromi indebolirà l’attrattiva dei vaporizzatori per i fumatori che valutano di cambiarli, mentre l’applicazione di un imballaggio semplice consoliderà l’errata convinzione, già diffusa tra il pubblico, che lo svapo sia altrettanto o più dannoso del fumo.
Il risultato non può che essere un minor numero di cambiamenti, un maggior numero di ricadute nel fumo e un ulteriore aumento delle percezioni errate tra il pubblico.
Tutti questi risultati costeranno una quantità significativa di vite umane.
Ci rammarichiamo che il governo abbia adottato un approccio ingenuo e semplicistico ai problemi che si proponeva di affrontare, senza valutare adeguatamente le prove e ignorando le testimonianze degli esperti del settore.
Il Governo ha ignorato Fresh and Balance – un’organizzazione per il controllo del tabacco nel nord-est dove i tassi di fumo sono i più alti in Inghilterra – che si oppone al divieto dei vaporizzatori monouso per paura di alimentare un mercato nero già dilagante.
Il Governo ha ignorato Action on Smoking and Health (ASH), il principale ente di beneficenza inglese per il controllo del tabacco, che si oppone al divieto dei vaporizzatori monouso perché “potrebbero avere un ruolo da svolgere per alcuni gruppi di fumatori particolarmente svantaggiati”.
La risposta alla consultazione di ASH ha inoltre sottolineato che "va notato che molti servizi per smettere di fumare rimangono desiderosi di avere accesso ai vaporizzatori usa e getta come parte del programma di scambio per smettere di fumare del governo, specificamente a causa dei benefici per alcuni gruppi di fumatori" e che "Le conseguenze sono troppo grandi perché possiamo sostenere un divieto”.
Sembra che il governo abbia scartato questo consiglio.
L’ASH ha inoltre invitato alla cautela sulla questione degli aromi, affermando che “il rischio di conseguenze avverse e indesiderate è troppo grande al momento attuale per implementare restrizioni o divieti ad hoc sugli aromi”.
Ciò si aggiunge alla lunga serie di testimonianze di esperti che il governo ha respinto.
Il governo ha anche ignorato i servizi per smettere di fumare che riconoscono che la comodità e l’ampia scelta di gusti sono utili per aiutare i fumatori a passare a un prodotto più sicuro, soprattutto tra i fumatori più accaniti e i gruppi svantaggiati, senzatetto e vulnerabili.
I vaporizzatori usa e getta non richiedono riempimento e ricarica, quindi sono più facili da usare. Le persone che hanno problemi di destrezza li trovano molto utili e il loro basso costo e praticità aiutano a prevenire la ricaduta nel fumo.
Quando si tratta di uso da parte degli adulti, i servizi per smettere di fumare più lungimiranti raccomandano regolarmente ai fumatori di optare per un vaporizzatore monouso sia come prodotto entry-level conveniente per aiutarli a smettere, sia allo scopo di provare diversi gusti prima di optare per qualcosa di più permanente.
Vietare i dispositivi precluderebbe questa opzione ai fumatori adulti che cercano di smettere. Interesserebbe anche gli anziani che vorrebbero smettere e quelli con disabilità, che affermano di trovare i prodotti usa e getta più facili da gestire, senza l'ulteriore complicazione di riempire un serbatoio e cambiare le bobine.
Coloro che hanno già smesso con successo di usare prodotti monouso vedrebbero bloccata la loro uscita dal fumo e potrebbero ricadere nel tabacco combustibile.
Proprio questa settimana, uno studio dell’University College di Londra, finanziato da Cancer Research UK , ha scoperto che un divieto sui vaporizzatori monouso “colpirebbe 2,6 milioni di adulti” e “potrebbe avere conseguenze sostanziali e indesiderate per le persone che fumano”.
Ha inoltre avvertito che “scoraggerebbe l’uso delle sigarette elettroniche tra le persone che cercano di smettere di fumare e potrebbe indurre una ricaduta tra coloro che hanno già utilizzato sigarette usa e getta per smettere”.
Anche a questo il governo non ha prestato attenzione.
La risposta sconsiderata del governo ha persino ignorato lo spirito della propria revisione indipendente del tabacco nel 2022 , che raccomandava al governo di “abbracciare la promozione dello svapo come strumento efficace per aiutare le persone a smettere di fumare tabacco” e identificava che “l’alternativa è lontana peggio." Vietare i prodotti da svapare, implementare confezioni semplici e limitare i sapori è l’opposto di un abbraccio.
Peggio ancora, ha anche ignorato il proprio Comitato per la salute e l’assistenza sociale che non ha raccomandato il divieto dei vaporizzatori usa e getta, avvertendo “Il governo dovrebbe affrontare la questione con cautela… a causa del rischio di conseguenze indesiderate come l’aumento dell’offerta di prodotti illegali, vaporizzatori non regolamentati.
È chiaro che i dispositivi di vaporizzazione monouso sono popolari tra i giovani.
Ma il Governo ha dimenticato che 25 anni fa lo stesso gruppo demografico avrebbe iniziato l’uso di nicotina fumando invece che svapando.
Stiamo assistendo a un cambiamento generazionale nell’uso della nicotina dal tabacco bruciato all’uso di un dispositivo di somministrazione molto più sicuro e se, come faranno, gli adolescenti dovranno sperimentare qualsiasi cosa, non è molto meglio che sia svapata rispetto alle sigarette combustibili?
In sintesi, per soddisfare il panico populista e in gran parte non illuminato, le proposte del governo non tengono conto dello svantaggio che causeranno agli ex fumatori adulti e del previsto aumento delle forniture illecite. Sono stati compilati senza il dovuto riferimento ai propri consulenti esperti e senza tenere conto dell'inevitabile aumento dell'offerta di prodotti illeciti.
Ignora il certo effetto dannoso sulla salute pubblica che deriverà da un minor numero di fumatori adulti che cambiano e da coloro che svapano di tutte le età ricadono al tabacco combustibile.
Quel che è peggio è che il Regno Unito è giustamente lodato per la sua politica leader a livello mondiale volta a guidare i fumatori verso alternative a basso rischio alla nicotina, come le sigarette elettroniche. Queste proposte non solo rischiano di distruggere la nostra orgogliosa reputazione tra gli accademici credibili della sanità pubblica globale, ma porteranno anche alla promozione dell’ignoranza e di politiche inadeguate in altri paesi, che costeranno vite umane in tutto il mondo.
Il Governo – la chiusura della New Nicotine Alliance - ha deciso politiche che non faranno altro che esacerbare i problemi che sta cercando di risolvere.
L’attenzione dovrebbe concentrarsi su una migliore applicazione delle leggi globali di cui già disponiamo e su una forte repressione nei confronti di coloro che le violano”.

Il direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Roberto Alesse, e il Comandante generale della Guardia di Finanza, Andrea De Gennaro, hanno incontrato a Roma il Direttore dell’Amministrazione doganale albanese Genti Gazheli, allo scopo di rafforzare la cooperazione tra Italia e Albania in ambito doganale.
Sulla scia delle attività avviate con gli accordi bilaterali per la mutua assistenza, lo scambio di informazioni e la cooperazione amministrativa, stipulati rispettivamente nel 1998, 2003 e 2022, si è stabilito di intensificare gli sforzi congiunti per garantire legalità e sicurezza alle attività commerciali transfrontaliere.
Un primo impegno sarà diretto a valutare i necessari aggiornamenti degli accordi in essere, ciò allo scopo di favorire l’allineamento delle dogane albanesi agli standard europei in materia di controlli e di contrasto alle frodi.
Le tre amministrazioni hanno, inoltre, deciso di dare avvio allo scambio di esperienze e attività di formazione tra i porti di Ancona, Bari e Brindisi e quelli albanesi di Durazzo e Valona.
Tali iniziative saranno possibili anche grazie ai fondi dell’Ufficio antifrode europeo (OLAF) e si inseriscono nel quadro del programma unionale “Adriacustoms”.
Contestualmente la Guardia di Finanza, da 25 anni in Albania con una missione di cooperazione per contrastare i traffici illeciti via mare, rafforzerà le sue iniziative nel settore doganale con l’ausilio del proprio Esperto in servizio presso l’Ambasciata di Tirana.
La sinergia tra ADM e Guardia di Finanza è stata promossa e favorita dal protocollo d’intesa siglato lo scorso Aprile.

ALESSE “RIFORMA COMMISSIONE EUROPEA CRUCIALE”

E sempre in ambito di tematiche doganali sono venute le parole di Alesse
"La collaborazione tra l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e altre autorità, come le autorità portuali e le forze dell'ordine, è essenziale per contrastare il traffico di droga in Europa".
E' quanto afferma, in una nota, il Direttore generale Adm.
"L'ambiziosa riforma delle dogane proposta dalla Commissione Europea l'anno scorso – ha proseguito - mira a facilitare uno scambio più efficiente di informazioni tra le autorità doganali e le Forze dell'Ordine.
Questo miglioramento nella cooperazione e nella condivisione di informazioni – ha aggiunto Alesse - è cruciale per affrontare in modo più efficace il problema del traffico di droga in Europa.
Attraverso una maggiore collaborazione e una riforma delle procedure doganali a livello europeo, si mira a rafforzare la lotta contro il traffico illegale di sostanze stupefacenti.
Un'autorità doganale unica europea – la conclusione di Alesse - è vista come un passo fondamentale per garantire che le autorità competenti possano lavorare in modo più coordinato e efficiente nel contrastare questo tipo di criminalità transfrontaliera".

In Giappone, la commercializzazione dei prodotti a tabacco riscaldato ha contribuito a far diminuire le percentuali sul fumo nel paese.
Ma molti Paesi ancora non ammettono il successo delle strategie di riduzione del rischio nipponiche.
I prodotti a tabacco riscaldato vengono inseriti nella categoria di prodotti privi di combustione a rilascio di nicotina.
A differenza delle sigarette elettroniche, dove il liquido viene riscaldato e assunto sotto forma di aerosol, nei prodotti a tabacco riscaldato una resistenza interna riscalda uno stick contenente il tabacco, simulando l’esperienza sensoriale della sigaretta.

Tra i prodotti più diffusi e conosciuti c’è IQOS, figlia del colosso Philip Morris, che proprio in Giappone ha conosciuto una diffusione senza precedenti, complice una specifica politica di apertura del paese.
Secondo l’analisi di un articolo apparso recentemente, la commercializzazione di IQOS in Giappone avrebbe contributo a una drastica diminuzione delle vendite di sigarette nel paese: da una percentuale di decrescita del 3% del 2016 si è passati all’11% degli anni successivi. 
In soli 7 anni, i 180 miliardi di sigarette vendute a partire dal 2015 sono diventati 100.

Un dato che va di pari passo con i tassi sul fumo in Giappone: un questionario promosso dal ministro della salute nel 2022 ha rilevato che, rispetto al 2019, anno in cui era stato condotto uno studio similare, le percentuali sul fumo maschile sono crollate del 3,4% (arrivando ad attestarsi al 25,4%), mentre quelle sul fumo femminile sono scese del’1,1,% (raggiungendo quota 7,7%).
Numeri che rappresentano un grosso passo in avanti: nel 2001, infatti, si parlava di quasi il 48% di fumatori tra la popolazione maschile del Giappone, ovvero 1 persona ogni 2. Ad oggi, gli stessi numeri rivelano che i fumatori uomini sono 1 ogni 4.

I dati che provengono dal Giappone rappresentano la conferma che una politica sanitaria multilaterale che comprenda regolamentazione e strategie di riduzione del
danno può avere successo o devono preoccupare rappresentando l’avvento sul mercato di un prodotto sostitutivo al fumo?
Innanzitutto, in Giappone la diffusione delle IQOS è frutto di una precisa strategia sanitaria impostata su due linee di azione differenti: in primis, è stato deciso di vietare la vendita di sigarette elettroniche contenenti nicotina, permettendo il commercio di quelle prive di nicotina e dei prodotti a tabacco riscaldato.
La vendita e la commercializzazione di quest’ultimi è affiancata da una rigida normativa per quanto riguarda il fumo di sigaretta: le norme approvate nel 2010, infatti, vietano il fumo in alcuni luoghi pubblici o di lavoro e sulle strade.
I regolamenti però variano da città a città, con zone come Osaka dove addirittura all’interno del perimetro cittadino sono state identificate sei aeree dove la sigaretta è completamente bandita.
L’esperienza del Giappone costruisce un esempio e un ottimo punto di partenza per valutare le scelte sanitarie integrate di un paese che ha deciso di scommettere su un prodotto per contrastare una situazione iniziale fuori controllo: con quasi la metà della popolazione maschile fumatrice, un approccio antifumo che si fosse basato semplicemente su norme e divieti non avrebbe ottenuto molto effetto nel lungo periodo. 
Diversi esempi internazionali sottolineano come il semplice divieto solitamente apre le porte a un mercato parallelo illegale non controllato, con prodotti fallati che potrebbero causare danni molto seri per la salute.
Senza contare che, molto spesso, i divieti non si accompagnano a un’altrettanta severità nei confronti delle sigarette, che continuano ad essere vendute ed utilizzate.
La scommessa del Giappone di aprirsi alle IQOS rappresenta una via alternativa.
Un esempio che però viene anche sostenuto dai dati della ricerca scientifica.
Sebbene si debba ancora investire in studi di follow up che valutino gli effetti a lungo termine del fumo elettronico,  è altresì vero che il riscaldare il tabacco, e dunque in non bruciarlo, comporta la produzione e l’inalazione di molti meno composti dannosi  e cancerogeni.
Dato che ha anche una rappresentazione numerica:  le sigarette elettroniche sono infatti il 95% meno dannose del fumo combusto.

“In Giappone, si sta verificando un cambiamento rivoluzionario in quanto le persone abbandonano le sigarette a favore di prodotti non combustibili più sicuri. Le vendite di sigarette sono diminuite drasticamente del 50% in soli sette anni, nonostante la presenza di un’unica alternativa sul mercato (i.e. l’IQOS)” afferma il professore Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.
Tuttavia, preoccupa la mancanza di interesse da parte delle istituzioni nei confronti di questo fenomeno di riduzione del rischio in Giappone. Se un progresso simile fosse stato raggiunto in altri ambiti, come la riduzione degli incidenti stradali, l’uso di oppioidi o l’esitazione verso la vaccinazione, è improbabile che le autorità sanitarie avrebbero reagito in modo analogo

Rispetto alle motivazioni che spingono un consumatore a preferire le IQOS, molti giapponesi rispondo che i prodotti a tabacco riscaldato producono un esperienza di utilizzo più piacevole, oltre che rappresentare un’alternativa socialmente accettabile.

Eppure i traguardi del Giappone non conquistano i canali mainstream di comunicazione sanitaria: citando David Sweanor, professore aggiunto di legge all’Università di Ottawa ed esperto di regolamentazione del tabacco,  se pensiamo a scenari opposti, come un raddoppio delle  vendite di sigarette, ci troveremmo di fronte alla narrativa di una catastrofe. 
Quindi perchè il dimezzamento delle vendite di sigarette non conquista perlomeno il dibattito sul fronte antifumo? Questa è un’indicazione della rigida ideologia che circonda il mondo della riduzione del danno e delle strategie di controllo del tabacco.

Per quanto riguarda il discorso su un’eventuale sostituzione delle sigarette tradizionali con IQOS, ricordiamoci che il consumatore che utilizza questi prodotti è lo stesso che sceglierebbe le sigarette ed è lo stesso che è stato targetizzato per anni da politiche sanitarie ormai inefficaci.
Aprirsi a questi consumatori significa rispondere ad un’esigenza sia di mercato che di salute, che potrebbe anche avere come fine indiretto quello di alleggerire il peso sul sistema sanitarioa causa della diminuzione delle patologie fumo correlate.
Negli ultimi anni, si è notato un significativo declino della fiducia verso le autorità sanitarie. Forse coloro che ignorano o si oppongono all’esperienza giapponese dovrebbero riflettere sul proprio ruolo in questo contesto” conclude il professore Polosa.
Abbiamo a nostra disposizione svariati esempi, come la Svezia e il Giappone o l’Inghilterra, dove si tenta di creare percorsi alternativi per il fumatore.
Se si procedesse integrando l’esperienze di questi paesi con i dati della ricerca, forse si potrebbero varare politiche sanitarie internazionali più efficaci, contribuendo al grado di sviluppo delle stesse e fornendo nuove armi ai fumatori, che avrebbero dalla loro una maggior libertà di scelta.

da Coehar

Anche la Spagna si allinea alle indicazioni dell’Europa e “stringe” sugli aromi del tabacco riscaldato.
Il Governo di Madrid, infatti, ha provveduto nelle scorse ore ad approvare un decreto che, di fatto, va ad equiparare, in quanto a regime normativo, il tabacco riscaldato alle sigarette classiche.
Niente più gusti estrosi, variegati.
Ma semplicemente quelli “base”.
Come detto, nessuna sensazionale novità ma semplicemente l’esecuzione della Direttiva che era stata partorita a fine dell’anno 2022.
Per la precisione, in data 3 Novembre era stato pubblicato l’atto della Commissione dell’Unione europea che era andato ad estendere anche al settore del “riscaldato” quei divieti di aromi che già erano in vigore per le normali bionde.
Allo stesso tempo era stata data una scaletta ai singoli Stati membri per adeguarsi nei rispettivi Parlamenti nazionali con la ratifica delle leggi di esecuzione.
La Spagna, in effetti, è stata un po' ritardataria rispetto agli step che erano stati indicati dall’Organismo sovranazionale con la stessa Italia che, invece, si era mantenuta entro le scadenze provvedendo a tutti gli adempimenti del caso durante la scorsa estate.
In ogni caso, presto o tardi, gli iberici si conformano.
Il corpo di norme prevede anche l’apposizione di avvertenze che informino il consumatore sui rischi connessi all’utilizzo del tabacco e, nel dettaglio, quella che vada ad indicare testualmente “Il fumo di tabacco contiene più di 70 sostanze cancerogene”.
Il tutto con tanto di relative fotografie esplicative di accompagnamento.
Le norme in questione, tuttavia, non diventeranno immediatamente efficaci ma vi sarà un periodo finestra di “vacanza”.
Il decreto entrerà in vigore infatti tre mesi dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dello Stato – il cosiddetto Boletín Oficial del Estado.
Con la Spagna, si apprende, si va a completare la rosa degli Stati dell’Unione che ancora si doveva allineare alle indicazioni di Bruxelles in fatto di tabacco riscaldato.

Il nervosismo lo ha tradito.
E mentre l’aereo si accingeva ad atterrare, dopo un volo un tantino turbolento, ha trovato soccorso in una svapata.
Un cittadino americano si è buscato una bella multa per aver messo in funzione la propria sigaretta elettronica.
I fatti risalgono a Mercoledi 10 Gennaio con i media che hanno immediatamente provveduto a rilanciare la notizia .
Volo United Airlines decollato da Newark, nel New Jersey, e diretto all'aeroporto internazionale Owen Roberts di Grand Cayman, la maggiore delle tre isole che compongono il territorio britannico d'oltremare delle Isole Cayman.
Brendan Joseph Fallon è un veterano della Marina americana e, come prima accennato, mentre era accomodato sulla sua poltroncina in attesa che l’aereo toccasse suolo, è stato colto da improvvisa ansia.
E quindi si è messo a svapare.
Peccato che la condotta non sia consentita in alcun aereo di questo mondo e così, nel momento in cui il veivolo ha toccato terra, ad attenderlo ha trovato la Polizia di frontiera che ha provveduto a denunciarlo rinviandolo a immediato Giudizio.
E così il buon Brandan Joseph ha avuto l’onore di toccare un record: quello, cioè, di essere la prima persona ad essere giudicata e condannata da un tribunale di Cayman per reati connessi all’uso della sigaretta elettronica.
In realtà, nel Paese in questione non vi è ancora una normativa che concerne lo svapo né, quindi, vi è alcuna legge o regolamento che faccia divieto di usare la e-cig in contesto o luogo che sia.
Peccato per l’ex marine, però, che il fatto si sia verificato a bordo di un aereo – appunto – laddove è risaputo, per una questione di sicurezza, che non si può neppure sfiorare una e-cig o una bionda.
E poiché si era già in territorio di competenza di Cayman, la giurisdizione è stata dei tribunali di questo Paese.
Tutto sommato, non è andata malvagia per lo svapatore ansioso: multa di 1219 dollari e la paura è passata.

Imporre una tassa sulle sigarette elettroniche potrebbe compromettere gli sforzi di quei fumatori che, utilizzando esse, stanno tentando di dire addio alla dipendenza dal tabacco.
E’ questo il senso della considerazione che è venuta dal Ministro delle Finanze Michael McGrath irlandese.
Lo Stato nord europeo, infatti, aveva annunciato un balzello sui prodotti dello svapo ma, dopo una serie di consultazioni e di ragionamenti a 360 gradi, si è deciso di stoppare l’iniziativa.

I funzionari del Dipartimento delle Finanze, in particolare, in uno a quelli del Dipartimento della Salute hanno affermato come sia “necessario trovare un equilibrio per scoraggiare i giovani dall’utilizzo delle sigarette elettroniche allo stesso tempo, però, sostenere gli attuali fumatori che utilizzano le sigarette elettroniche per cambiare”.
Per questo motivo, quindi, tutto congelato, tutto bloccato.
In attesa di trovare il giusto equilibrio.
Una “evoluzione” che ha trovato l’apprezzamento della World Vapers’ Alliance
Accogliamo con favore la decisione del Ministro delle Finanze e chiediamo al Governo irlandese di mantenere in futuro una differenza fiscale tra le sigarette elettroniche e quelle tradizionali sufficientemente ampia da incentivare i fumatori a cambiare”.

Così Michael Landl, numero uno della associazione in questione.
Che ha proseguito
“Il profilo di rischio dei prodotti da svapo è molto inferiore a quello delle sigarette a combustione e dovrebbero essere tassati come tali.
Se la tassa fosse stata approvata, avrebbe spinto decine di migliaia di vapers a tornare a fumare.
Tassare i prodotti da svapare in modo simile alle sigarette a combustione avrebbe un impatto negativo sulla salute pubblica poiché potrebbe spingere i vapers a tornare a fumare o a rivolgersi al mercato nero nonché  scoraggerebbe i fumatori dal cambiare.
Raccomandiamo ad altri paesi e all'Unione europea – ha quindi concluso il massimo esponente della World Vapers’ Alliance - di seguire l'esempio di Paesi come l’Irlanda e di astenersi dall'applicare tasse sullo svapo”.

Vietare gli aromi nei liquidi per sigarette elettroniche.
La proposta dell’Organizzazione mondiale della Sanità, recentemente fatta detonare, non incontra certo il consenso della World Vapers’Alliance.
“Questa mossa dell’Oms, che segna un’escalation nella sua campagna contro i prodotti da svapare, non poteva che essere accolta con una forte reazione da parte dei sostenitori della riduzione del danno e della salute pubblica”, sottolineano dal sodalizio internazionale.
Con il numero uno Michael Landl che, in particolare, ha osservato

L'ultima posizione dell'Oms sugli aromi da svapo non è solo fuorviante, ma è pericolosamente fuori contatto con la realtà scientifica.
Spingendo per un divieto generale, infatti, si vuole ignorare palesemente una vasta gamma di prove scientifiche che sottolineano i vantaggi dello svapo rispetto alle alternative.
È stato dimostrato che le sigarette elettroniche aromatizzate aumentano le possibilità di successo di smettere di fumare del 230% rispetto alle alternative non aromatizzate.
È spaventoso vedere uno strumento così fondamentale per la salute pubblica essere respinto da un’organizzazione che dovrebbe essere in prima linea nella riduzione del danno”.
Aggiungendosi anche come lo svapo sia nella misura del 95% meno dannoso del fumo e più efficace nel favorire la cessazione dal fumo rispetto ai metodi tradizionali come gomme da masticare e cerotti.

Un divieto che, secondo gli esperti della Wva, “porterà anche a inutili perdite di vite umane”.

La proposta dell'Oms – prosegue Landl - è una palese negligenza del suo dovere di proteggere la salute pubblica.
È un disservizio per milioni di fumatori e vapers che sono riusciti a smettere di fumare con le sigarette elettroniche aromatizzate.
Questo divieto è una mossa regressiva che inevitabilmente riporterà le persone a fumare, causando ulteriori danni e perdite di vite umane.
È tempo che l’Oms inizi a basare le sue decisioni sulla scienza e sulle prove del mondo reale piuttosto che perpetuare paure infondate e panico morale”.

In appendice è venuta l’esortazione “ai responsabili politici sanitari globali a respingere la raccomandazione dell’Oms e ad adottare un approccio più equilibrato e che rispetti i diritti e le scelte dei fumatori adulti, affrontando al tempo stesso in modo efficace il problema dello svapo giovanile ma senza ricorrere a misure che annullerebbero i progressi ottenuti nella cessazione del fumo”.