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"Il caso svedese rappresenta il terzo e ultimo pilastro determinante nell'argomento della riduzione del danno.
La scienza, l'esperienza dei consumatori e ora l'esempio svedese dimostrano che la riduzione del danno funziona per raggiungere una società senza fumo.
Ora abbiamo una prova innegabile rispetto al fatto che la regolamentazione a livello dell'Unione europea debba essere basata sul rischio e supportata da prove".
Lo fa presente Michael Landl, Direttore della World Vapers' Alliance, per l'occasione data dalla Giornata mondiale senza tabacco.
Un'occasione che è stata "celebrata" con tanto di conferenza stampa ospitata dalla WVA e tenutasi a Bruxelles.
Un momento che ha visto anche la partecipazione di parlamentari europei.
"La politica - fa presente l'eurodeputato Charlie Weimers - dovrebbe essere basata sull'evidenza.
L'Organizzazione mondiale della Sanità classificherà presto la Svezia come il primo Paese europeo senza fumo grazie alle politiche di riduzione del danno sostanziatesi nell'uso diffuso dello snus.
La Svezia vanta infatti una vasta gamma di prodotti quali snus, sacchetti di nicotina, vaping...Alle persone viene data una scelta!".
Una riflessione anche da Johann Nissinen, anch'egli deputato Ue "È chiaro che il fumo uccide e dobbiamo fare tutto il possibile per prevenire queste morti inutili.
La Svezia è il miglior esempio di come ciò sia realizzabile, in particolare con un approccio pragmatico alla riduzione del danno.
È l'unico Paese dell'Ue in cui lo snus è legale e popolare con il 18% della popolazione che lo utilizza.
Il consumo di snus al posto delle sigarette ha salvato molte vite svedesi.
È ora che la Commissione europea agisca di conseguenza".
"La Giornata mondiale senza tabacco - ha proseguito e concluso Landl - è un triste promemoria della necessità di un nuovo approccio nella lotta contro il fumo.
Invece di combattere alternative meno dannose come lo svapo o le buste, l'Ue deve iniziare ad accettare la realtà: la riduzione del danno funziona!
Solo con l'approccio della riduzione del danno come fulcro del nuovo regolamento sui prodotti del tabacco, l'Ue potrà centrare i suoi obiettivi antifumo".

Quarantadue esperti in materia di salute hanno inviato una lettera al Ministro della Salute australiano invitandolo a rivedere (mission quasi "impossible") le sue posizioni sulla sigaretta elettronica.
Si tratta di quarantadue medici australiani e neozelandesi che, capitanati dagli esperti Colin Mendelsohn e Wayne Wodak, hanno inviato una missiva al numero uno del Dicastero australiano Mark Butler atteso come quest'ultimo, evidentemente non contento dello stato attuale di cose, starebbe valutando ulteriori limitazioni in capo al settore.
Già ora, come noto, in Australia non è possibile acquistare liberamente prodotti dello svapo - in realtà i classici store non sono neppure più funzionanti.
E-cig e liquidi possono essere reperiti in via esclusiva presso le farmacie del territorio e solo previa presentazione di una ricetta medica, rilasciata da uno dei pochi medici prescrittori operanti in Australia, che attesti come il "paziente" in questione necessiti del dispositivo perchè impegnato in un percorso di cessazione dal fumo.
E la certificazione non è rilasciata con facilità dai camici bianchi.
Solo con la scartoffia, quindi, si potranno acquisire i prodotti desiderati rivolgendosi, come detto, o presso una farmacia o in alternativa al web.
Con tutta evidenza, però, il Ministro della Salute di Sidney non è convinto che questo stato di cose possa essere bastevole tanto da ipotizzare l'adozione di ulteriori misure in aggiunta a quelle già operative.
Tutto questo, però, avvertono i firmatari del documento, non farà altro che esasperare vari fenomeni.
Su tutti quello relativo alla diffusione del mercato nero, alla circolazione di prodotti di incerta provenienza e non sottoposti ai dovuti protocolli in termini di sicurezza.
La difficoltà ad accedere ai prodotti del vaping, inoltre, inevitabilmente rischierà di (ri)portare tanti ex fumatori verso le bionde.
Per questo l'invito a Butler "a considerare la scienza disponibile auspicandosi un modello normativo ben progettato che impedirebbe l'accesso ai minori rendendo allo stesso tempo i dispositivi accessibili ai fumatori adulti".

Non toglieteci gli aromi.
E' questo l'appello che viene dall'Estonia, Stato ex Urss.
Dove il locale Governo minaccia in modo molto concreto di abolire i liquidi aromatizzati dal mercato delle sigarette elettroniche lasciando in disponibilità dei consumatori solo quelli a base di tabacco.
Pertanto l'iniziativa di una sottoscrizione cui hanno aderito 10.000 persone che, da parte loro, hanno manifestato al Governo la richiesta di non abolire dal mercato i "sapori" bensì di orientare gli sforzi verso altre direzioni.
Su tutte quella relativa alla opportunità di reprimere il mercato illegale del contrabbando che, anche con riguardo allo svapo ed anche nel territorio lettone si mostra essere alquanto vivo e fecondo.
Secondo i firmatari della sottoscrizione, riuniti sotto la sigla della "Tobacco-Free Products Association", l'industria dello svapo non fa altro che "prendere di mira i fumatori che vogliono smettere di fumare".
In più rimarcandosi da parte dei medesimi come "l'atteggiamento dei legislatori lettoni nei confronti dei prodotti a vapore" si basi "su credenze e studi obsoleti".
"Gli ultimi dati scientifici - espone ulteriormente l'associazione in questione - mostrano che le sigarette elettroniche sono fino al 95 percentuale meno pericolose per la salute umana rispetto alle sigarette normali.
L'uso delle e-cig altro non è, e la pratica quotidiana conforta in tal senso, una via d'uscita per i connazionali che vogliano smettere di usare i prodotti a base di tabacco e combattere radicalmente le malattie legate al fumo maggiormente diffuse come il cancro ai polmoni".
Il rischio concreto, secondo la "Tobacco-Free Products Association", oltre che nel discorso contrabbando, vive anche nel danno che subirebbero le casse dello Stato.
Ciò in termini delle mancate accise legate alla abolizione dal mercato dei liquidi aromatizzati.
Denaro che, ora, come già prima accennato, rischia di finire nel mercato nero.
Ovviamente, in Estonia come altrove, serve - questo si - un rigido controllo al fine di proteggere le fasce più giovani della popolazione dall'accesso a questi prodotti.

Ben 66.000 ettari di bosco bruciati nel solo anno 2022 in Francia.
Sette volte in più rispetto alla media annuale.
L'annus horribilis sul fronte incendi porta a decisioni profonde e drastiche in Francia.
IL Parlamento transalpino, infatti, ha pronta una norma che farà divieto di utilizzare sigarette entro una certa distanza dalla fascia boschiva.
Secondo le stime francesi, infatti, al di la degli episodi dolosi, la gran parte dei fuochi è causata dal comportamento improvvido di chi getta mozziconi ancora roventi nelle sterpaglia dando vita ad incendi dalle voluminose quanto tragiche dimensioni.
Ora, quindi, la stretta all'indomani, come detto, dell'ultima estate che è stata alquanto squassante in tal senso - anche in Europa, in realtà, le cose non sono andate benissimo nell'estate 2022: ad essere stati inceneriti sono stati ben 785.000 ettari di bosco, più del doppio rispetto a quanto avviene in tempi normali.
Non si potrà fumare a meno di 200 metri dalla fascia boschiva nel periodo considerato a rischio che, ovviamente, coincidente con i mesi più caldi: questo il cuore in sintesi del disegno di legge presentato il 14 dicembre 2022 da Jean Bacci, senatore del Var (Les Republicans) e membro della Commissione per la Pianificazione territoriale e lo Sviluppo sostenibile ed adottata dall'Assemblea nazionale lo scorso 17 Maggio.
In realtà, provvedimenti simili sono già stati adottati negli anni scorsi in Francia ma ad emetterli, su scala strettamente locale dei rispettivi luoghi di competenza, erano stati i Prefetti.
La novità, adesso, è che queste regole sono divenute di portata nazionale e saranno, quindi, valide sempre con riguardo ad un determinato periodo dell'anno.
Senza che sia necessario l'atto del Prefetto che, di volta in volta, luogo per luogo, vada ad emettere il necessario atto.
Anche in Italia si stima che la correlazione sigarette-incendi sia alquanto stretta: secondo stime fino ad un rogo su quattro sarebbe causato proprio dalle bionde e, soprattutto, dallo sconsiderato modo di gettarle al suolo.

Cattive, cattivissime notizie - anzi - per gli svapatori sudafricani.
Che, bell' e buono, come suol dirsi, andranno a ritrovarsi con prezzi dei prodotti letteralmente raddoppiati.
Così, dalla mattina alla sera.
In dirittura d'arrivo, infatti, nel pentolone del Governo di Pretoria - capitale amministrativa dello Stato atlantico - una riforma che andrà ad incidere in modo sensibile sul settore della sigaretta elettronica.
L'alert è stato lanciato da Asanda Gcoyi, Ceo della "Vapor Products Association South Africa", che ha fatto notare come la tassa di 0,15 dollari per ml di liquido finirebbe per determinare, in taluni casi, un vero e proprio raddoppio nel costo degli e-liquid.
Ed è un costo che l'acquirente finale finirebbe per ritrovarsi caricato integralmente sulle proprie spalle.
Attenzione, però.
Di una possibile tassa sui liquidi per sigaretta elettronica e della relativa introduzione si era discusso da anni nello Stato sudafricano, atteso come la realtà in questione ne fosse allo stato immune.
Non è tanto, quindi, l'effettiva introduzione del balzello a sorprendere il settore, come precisa Asanda Gcoyi.
Che, infatti, prima o poi dovesse arrivare una tassa era cosa abbastanza risaputa anche in Sudafrica.
Che fosse una irruzione di questa entità era cosa, invece, abbastanza inattesa.
Da parte della Gcoyi viene l'auspicio affinchè questa tassa possa essere rivista al ribasso con una accisa più bassa, più contenuta e meno impattante.
Ora come ora, infatti, la proiezione non è delle più felici: l'ipotesi, infatti, è che tale assetto fiscale possa determinare un crollo dei consumi nella misura di, almeno, il 26-30 percentuale.
E questo è un rischio, come ricordano dalla "Vapor Products Association South Africa", che va a precipitarsi tutto sul groppone di quegli svapatori che, magari, impegnati in un percorso di smoking cessation, potrebbero, spaventati dal boom dei prezzi, ritornare al fumo classico.
Spendendo qualche spicciolo di meno e perdendovi, certamente, in termini di salute.

Serve un divieto generazionale sul tabacco.
Dal Regno Unito arriva l'annuncio del partito laburista, forza attualmente non al Governo del Regno Unito ma che sarà ai nastri di partenza delle prossime Politiche.
La proposta in chiave di contrasto al tabagismo della forza partitica guidato dal leader Keir Starmer è quella di varare un divieto, appunto, generazionale sul modello di quanto fatto già in Nuova Zelanda.
Nello Stato dell'Oceania, come noto, è stata tracciata per legge una linea di demarcazione tra il popolo dei fumatori e quanti non potranno esserlo.
Non per scelta, ma in forza di legge.
Ad essere stata introdotta, infatti, è una misura normativa che molto semplicemente rende illegale il fumo per quanti siano nati dopo il 2008.
Si tratta, con tutta evidenza, di una misura legislativa che acquisirà sempre più senso e incidenza col passare degli anni.
Tra venti anni, infatti, anno 2024, le sigarette saranno vietate agli under 35 e, tra trenta, sempre restando nel campo degli esempi, il "ban" sarà esteso alla popolazione fino ai 45 di età.
Ebbene, nel Regno Unito l'intenzione dei "Labour" è quella di fare qualcosa di simile sempre che i medesimi, attualmente "party" di opposizione governativa, riusciranno a salire alla guida del Paese.
Forte, infatti, entro il partito di Starmer, è la perplessità rispetto alle attuali strategie anti-fumo che si ritiene essere troppo flebili per cogliere il programmato obiettivo di un Paese senza fumo entro il 2023.
"Di questo passo - fanno presente - ci vorranno almeno altri sette anni, forse dieci.
E nelle aree più disagiate del paese, dal punto di vista socioeconomico, il ritardo rispetto alla tabella di marcia ipotizzata si potrebbe dilatare fino al 2047".
I tassi di fumo, sia chiaro, stanno scendendo in Inghilterra, grazie alle strategie rappresentate dalle alternative, ad una velocità che è doppia rispetto a quella europea.
Ma questo, secondo il principale partito di minoranza nazionale, non è ancora troppo per rispettare gli impegni presi con la popolazione.

Il Quebec, provincia francofona del Canada, procede a barra dritta verso il divieto degli aromi nei liquidi per sigarette elettroniche.
Il Governo locale guidato dal Luogotenente J. Michel Doyon, dando seguito a quelle che erano state anticipazioni più volte venute dai distretti politici, ha dato il via ad un disegno di legge che mira, appunto, a bannare gli e-liquid che presentino un "sapore" differente da quelli base al tabacco.
Con quest'ultimi che, quindi, sarebbero gli unici lasciati liberamente in commercio.
Tutto parte, come prima detto, da una iniziativa dello stesso Ministero della Salute Christian Dubéche che aveva presentato un documento, nel Dicembre dell'anno 2020, con il quale andava a sottolineare come fosse assolutamente necessario limitare, appunto, la disponibilità e la varietà dei liquidi in questione e quella della nicotina in una misura di 20 mg/ml.
Questo perchè si era ritenuto, da parte del Dicastero sanitario, che fosse da attribuire proprio alla varietà di gusti di e-liquid il boom di consumi di prodotti dello svapo tra i giovani della fascia anagrafica 15-19; Consumo che sarebbe cresciuto nella misura del 70 percentuale nell'arco di quattro anni.
Ora, facendosi seguito a quelle dichiarazioni, il via dell'iter legislativo con la presentazione del disegno di legge ed uno spazio temporale che sarà riservato ai portatori di interesse, in una sorta di consultazione, per porgere pareri ed opinioni.
Dopo questo "step", solo formale, la norma sarà pienamente efficace sulla medesima falsariga di quanto, in Canada, è già stato fatto da altre province quali Nuova Scozia, il New Brunswick e Isola del Principe Edoardo.
Con altre che, invece, quali Ontario e Columbia britannica hanno previsto che tali liquidi possano vendersi in un numero ristretto di attività.
Canada come Usa, per fare un paragone.
Anche negli States, infatti, in mancanza di un provvedimento del Governo federale, i singoli Stati stanno approvando provvedimenti che vietano la vendita e la commercializzazione di prodotti del vaping dai gusti vari.
Ora anche il canadese Quebec che, dello Stato nordamericano, è tra le regioni maggiormente significative da un punto di vista produttivo ed industriale.
Il commento delle associazioni pro svapo non è certo dei più lusinghieri.
La Canadian Vaping Association ha sottolineato come "il risultato del divieto sarà un'ondata di prodotti del mercato nero, un aumento delle vendite di sigarette e dei decessi correlati al fumo”.
Situazioni che, affermano gli attivisti, già si sono determinate negli altri Stati dove sono già in vigore le restrizioni.

Non posso uscire sul balcone di casa perchè vengo investito dal fumo di sigaretta - e dal relativo puzzo - del vicino...
Situazioni tipiche, quotidiane.
Situazioni di convivenza, in ispecie in ambiti condominiali, dove il "diritto" di concedersi una bionda - o, perchè no, una e-cig - si scontra con quello di chi vuole semplicemente stare alla finestra o al balcone di casa propria a respirare aria pura.
In Spagna la questione è in fase di analisi molto attenta tanto da diventare una vera e propria campagna.
A lanciarla l'associazione "Nofumadores", gruppo di attivisti molto strutturato che, allo scopo, ha accolto e rilanciato l'iniziativa di un gruppo di cittadini che "chiedono un quadro giuridico che, in circostanza di conflitti derivati ​​da questo problema, veda prevalere il loro diritto alla salute su quello degli altri vicini di consumare ed emettere sostanze tossiche".
Cosa che, sottolineano ancora da "Nofumadores", "è già regolamentata in alcuni Stati degli Stati Uniti".
"Per questo - espongono ancora dalla associazione iberica - vi chiediamo di firmare questa petizione, affinché tra le modifiche previste dal Governo nella prossima riforma della Legge 28/2005 sulle misure sanitarie contro il fumo e sulla regolamentazione della vendita, fornitura, consumo e pubblicità di prodotti del tabacco, si vada ad inserire un provvedimento che tuteli i cittadini che vedono la propria abitazione invasa dalle nubi di tabacco o da aerosol di sigarette elettroniche provenienti dalle abitazioni attigue o dall'esterno.
Ciò affinché prevalga il loro diritto a respirare aria pulita, con riferimento a quello dei terzi di fumare o utilizzare apparecchi elettronici sigarette, nelle loro case o spazi all'aperto".
Ma la norma italiana cosa dice in merito?
Venendo alla questione concreta relativa alla coesistenza in un ambito condominiale di fumatori e non fumatori con eventuale "disturbo" che i primi, tramite balconi e affacci esterni, possono recare ai secondi, è da precisare come non sussistono precisi riferimenti giuridici (sicuramente non è applicabile a questa fattispecie la legge Sirchia che, come noto, allo stato si rivolge ai luoghi al chiuso a pubblica frequentazione).
Tutto ciò detto sempre che, però, quel fumo non si vada a inquadrarsi nella fattispecie delle “immissioni intollerabili”.
Immissioni per le quali si intende, come fanno presente da “La legge per tutti”, “flussi di fumo ed esalazioni, ma anche rumori e scuotimenti, che derivano dalla proprietà del vicino”.
Che possono essere configurate come “intollerabili” nel momento in cui le stesse “superino la normale tollerabilità”.
Un estremo, quindi, che imporrebbe di tutelare la parte lesa o, addirittura, di ristorarla.
La questione, però, andrà esaminata caso per caso andando a ricadere nella discrezionalità del Magistrato.

Essere in possesso di una sigaretta elettronica, anche vuota, andrà ad integrare un profilo di illecito.
Sempre che tu abbia meno di ventuno anni di età.
E' questa la stringente norma in valutazione presso il Senato dell'Alabama, Stato Usa di poco più di 5 milioni di abitanti.
Come detto, si è ancora a livello di mera proposta normativa depositata da un Senatore - Vivian Figures del Partito Democratico - sebbene con il conforto della quasi unanimità dei colleghi della Camera alta.
La norma, nel dettaglio, andrebbe a rendere illegale "l'acquisto, l'uso e il trasporto di qualsiasi dispositivo elettronico alimentato a batteria in grado di essere utilizzato" per finalità di svapo.
Per intenderci: se (sempre e solo con riferimento alla fascia anagrafica under 21) si venisse pizzicati in auto anche semplicemente in possesso di un dispositivo hardware, si commetterebbe un illecito.
Anche se esso è vuoto, ovvero privo di liquido, anche se, quindi, non lo stai utilizzando.
Una previsione chiara, tosta, l'estremo rimedio a quel che, con tutta evidenza, è per i legislatori di quello Stato un male estremo.
Ovvero quello legato al consumo delle sigarette elettroniche nelle fasce più giovani della popolazione.
La legge, nello specifico, andrà ad emendare la cosiddetta "Sezione 28-11-14 del Codice dell'Alabama 1975" e, come prima detto, non ammetterà neppure il mero possesso di una e-cig in quanto tale, tanto più se contenenti - vengono esplicitamente menzionati - "e-liquido, sostituto del liquido elettronico, tabacco, olio di Cbd, Olio di Thc, estratto di erbe, sale alla nicotina".
Non è ancora fatta menzione della precisa sanzione nella quale potrebbe andare ad incorrere colui o colei la quale fosse pizzicato nella violazione.
Al di la del costrutto della nascente legge - certamente estremo nella parte in cui "condanna" anche la semplice detenzione di una e-cigarette per giunta priva di liquido - resta da sottolineare come il principio sia esatto.
I giovani e coloro i quali non fumano, in generale, non devono in alcun modo avere a che fare con tabacco e prodotti del vaping.

Arrivano ulteriori conferme da Israele.
Lo Stato mediorientale, infatti, potrebbe addirittura arrivare a vietare l'uso della sigaretta elettronica.
Meglio dirsi, potrebbe vietarne la vendita sul territorio nazionale e qualsivoglia forma di commercializzazione.
Sono i dati che hanno fatto risuonare l'alert presso le stanze del Governo di Tel Aviv: secondo i numeri a disposizione degli esperti del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, infatti, il consumo di sigarette elettroniche sarebbe letteralmente esploso nella fascia di età compresa tra i 12 ed i 14 anni.
Un +300% nell'arco di un solo anno.
Ed è più che chiaro come, in tale vicenda, vi sia lo zampino molto marcato delle usa e getta.
La diffusione del fenomeno, tuttavia, appare essere intollerabile per Israele che, quindi, "rischia" di adottare soluzioni che finirebbero per travolgere - come spesso accade - anche gli interessi di quegli adulti fumatori che stanno usando la soluzione svapo per dire addio alla dipendenza dal tabacco.
Un aspetto, questo, che poco interessa ai tecnici di Netanyahu che hanno deciso di intervenire in modo alquanto risoluto.
Le possibilità sono essenzialmente due: o ci si limiterà a vietare gli aromi nei liquidi con "gusto" differente a quello basale al tabacco o, in una ipotesi ancora più estrema, si bannerà completamente il mercato del vaping.
Oltre al forte boom nei consumi tra gli adolescenti, vi sono stati due fatti di cronaca che hanno fatto risuonare il campanello dell'emergenza: due ragazzini, di circa 15 anni, infatti, sono finiti in ospedale "dopo aver fatto uso di una sigaretta elettronica".
Accertato che a quell'età non si debba in modo perentorio nè fumare nè svapare, è tuttavia da comprendere se i medesimi abbiano fatto uso di un dispositivo conforme o se di uno recuperato attraverso i sempreverde canali del contrabbando.
Perchè tutti ricordiamo come il fenomeno Evali sia stato una tempesta che ha sconvolto, per diversi mesi, il mercato mondiale dello svapo ma che coi prodotti ufficiali non aveva nulla a che vedere.