Dei 4500 emendamenti presentati al Senato sembra che più di 8 siano inerenti alle sigarette elettroniche, il primo è stato quello ad opera del Saverio De Bonis che vuole ripristinare l'imposta di consumo del Governo Gentiloni.
Ne sono stati presentati 4500 ad opera di più parti politiche; Dal M5s che ha depositato 400 emendamenti, il Pd che ne deposita 900, Iv oltre 200, FI 1061 ed infine Fdi con 520. Secondo fonti certe ce ne sarebbero 8 a discussione dell'argomento "Sigarette elettroniche". Il primo emendamento a porre il problema è quello di Saverio De Bonis (pentastellato fino ad un anno fa) che chiede di riportare l’imposta di consumo su tutti i dispositivi al 58,5 per cento del prezzo di vendita, previste dal Governo Gentiloni. Il problema sorge in quanto tali emendamenti non sono ancora stati discussi in commissione.
“A decorrere dal 1 Gennaio 2020 i prodotti contenenti nicotina o altre sostanze idonei a sostituire il consumo dei tabacchi lavorati nonché i dispositivi meccanici ed elettronici, comprese le parti di ricambio, che ne consentono il consumo, sono assoggettati ad imposta di consumo nella misura pari al 58,5 per cento del prezzo di vendita al pubblico”.
“L’emendamento ripristina le tasse sulle sigarette elettroniche che erano state previste dal Governo Gentiloni nella legge di bilancio 2018 e poi abbassate. Tali tasse erano state avallate anche dalla sentenza della Corte Costituzionale respingendo un ricorso presentato al Tar del Lazio. La sentenza 24 ottobre – 15 novembre 2017, numero 240 – prosegue De Bonis – ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 62-quater, comma 1-bis, introdotto dall’articolo 1, comma 1, (lettera f, numero 1), del decreto legislativo 15 dicembre 2014, numero 188, sollevata in riferimento all’articolo 97 della Costituzione, dal Tribunale amministrativo regionale per il Lazio)”.
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