Anche dal settore medico della Andrologia e della Medicina della Riproduzione viene un’importante apertura verso le alternative al fumo, sigaretta elettronica su tutte.
Questo quanto si coglie dai contenuti di una nota che il docente universitario Carlo Foresta, andrologo e titolare di Cattedra presso l’Università degli Studi di Padova, ha posto all'attenzione di "Quotidiano Sanità".
Foresta, nello specifico, ha recentemente portato a termine uno studio, oggetto di relazione nel contesto del XXXVI Convegno di Medicina della Riproduzione, che ha posto al centro dell'analisi una nuova scoperta legata al cadmio, metallo pesante che si produce anche nella combustione delle sigarette ed i cui tassi livelli potrebbero contribuire a determinare l’infertilità nell'uomo.
“I risultati –sottolinea il docente nella missiva posta all’attenzione di QS – confermano quelli già disponibili secondo i quali l’esposizione al fumo di sigaretta altera la fertilità nel maschio oltre a produrre patologie quali il diabete e le malattie cardio-vascolari.
L’effetto tossico sulla fertilità potrebbe essere in parte correlato alla presenza di cadmio nelle sigarette, oltre che di altri metalli pesanti come piombo, rame, arsenico e mercurio”.
Ma il passaggio centrale della riflessione è il seguente
“Lo studio fornisce quindi un’ulteriore conferma delle evidenze sulla lunga serie di effetti dannosi provocati dal fumo di sigaretta come conseguenza delle sostanze tossiche prodotte dalla combustione del tabacco, aprendo ulteriori scenari alle alternative contenenti nicotina – quali sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato – quale approccio per i fumatori incalliti che non vogliano o non riescano a smettere di fumare. E’ stato infatti dimostrato come l’uso di questi sistemi alternativi si associ al rilascio di una quantità nettamente inferiore di cadmio e di altri metalli pesanti”.
Ancora una importante testimonianza, quindi, che viene dalla scienza rispetto al ruolo del vaping quale strumento di smoking cessation da sottoporsi a quanti non sono in grado di sottrarsi alla dipendenza.
Una nuova e qualificata apertura verso un discorso di minor danno.
In questa circostanza, però, non si parla di medicina cardiaca, polmonare ma si va in un settore che meno frequentemente è messo in relazione ai danni da fumo, quale quello legato all'appartato riproduttivo.
“Minor danno”, quindi, come concetto totale.
I vertici sanitari nazionali, però, restano ancora arroccati in un fortino di totale chiusura.