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Il fumo passivo nuoce in modo serio anche alla salute dei bambini.
E non solo in termini di apparato respiratorio ma anche con riferimento ad un discorso cardiocircolatorio.
Sono queste le conclusioni di nuova ricerca confezionata dal team guidato da Karen Wilson, Presidente dell’American Academy of Pediatrics Tobacco Consortium.
Allo stato, infatti, erano risapute le conseguenze che il fumo può causare in termini di maggiore predisposizione, in età pediatrica, ad affezioni asmatiche e bronchiali ma non si “sospettava” un coinvolgimento significativo di altri parametri, quali ad esempio quelli pressori.
Ed, invece, lo studio Usa è andato esattamente in questa direzione ampliando lo “spettro” delle conseguenze che possono gravare anche sui piccini.
Ebbene, l'approfondimento ha accertato come il 6 percentuale dei bimbi esposti al fumo passivo sia interessato da un problema di ipertensione.
Non da adulti, ma stesso in età pediatrica. Da subito.
Una problematica, sebbene registrata misura non grave, che è stata posta in diretta e sola correlazione all’esposizione al fumo in assenza di diverse patologie riscontrate.

CIRCA IL 6% DEI PICCOLI ESPOSTI SVILUPPA IPERTENSIONE
Una percentuale di incidenza significativa, che è due volte quella che si rintraccia nella popolazione generale: l’ipertensione, infatti, si ritrova tra i bambini – in quelli che non sono non esposti al fumo passivo – nella misura del 3 percentuale.
Una ragione in più, pertanto, per mamme e papà per fare attenzione ai propri comportamenti ed ai propri stili in presenza di minori, in particolare quando si è all’interno delle case dove, per chiari motivi, l’esposizione al fumo di sigaretta presenta caratteri di maggiore intensità.
L’approfondimento di cui sopra è stato portato avanti su 8.520 bambini di età compresa tra gli 8 ed i 19 anni.
E la e-cig?
Non vi sono evidenze rispetto ad un danno che lo svapo passivo possa determinare sui piccini.
E’ chiaro, però, come, per ragioni di prudenza e di buonsenso, si debba evitare di spargere la nube di vapore in presenza di ragazzini in particolare quando si è in contesti che non sono open air.

L’optimum sarebbe rappresentato dalla non assunzione di alcuna sostanza.
Ma, se proprio ciò fosse necessario per smettere di fumare, senz’altro la sigaretta elettronica genererebbe un danno molto minore rispetto a quello legato alla “classica”.
Così Domenico Schettino, giovane nefrologo in forza al Policlinico universitario di Napoli.
Il professionista ha discusso della problematica tabagista dalla prospettiva particolare del paziente nefropatico, ovvero di colui il quale è affetto da patologia renale.
Per questa tipologia di paziente, meglio dirsi anche per questa tipologia di paziente – esordisce il medico campano – la sigaretta è uno dei grandi nemici da bandire.
Il fumo 
– chiarisce, infatti, Schettino – è fattore di rischio per lo sviluppo della malattia renale cronica: può determinare lo stesso instaurarsi della patologia e può comportare un aggravamento della condizione in chi già nefropatico.
Nel momento in cui un paziente scopre di avere una compromissione renale, ebbene in quel momento avrà un motivo in più decisamente importante per abbandonare il vizio tabagista.
Fino ad un certo punto, infatti, si potrà fermare la progressione della malattia renale e, per la precisione, fino al terzo stadio, come da convenzionale suddivisione degli “step” di gravità ma quando si supererà il terzo stadio non sarà più possibile tornare indietro.
Per questo, un soggetto affetto da malattia renale dovrà stabilire uno stile di vita virtuoso e salutare e, in questo senso, si inquadra la necessità di tagliare il filo con il fumo sperando che si sia ancora nei tempi giusti per avere una regressione della condizione patologica ed un miglioramento della condizione.
Oltrepassata una determinata soglia, purtroppo, la nefropatia non sarà più reversibile, non sarà più arrestabile e l’esito naturale sarà quello dello sottoposizione a dialisi”

“E-CIG CERTAMENTE MENO DANNOSA DELLA CLASSICA”

I reni ed il cuore: una relazione di interdipendenza stretta, un doppio filo.
“Ebbene si –
 prosegue il professionista del Policlinico partenopeo – basti pensare come un grandissimo nemico della buona salute dei reni sia quello rappresentato da un elevato valore della pressione arteriosa sistemica.
E, riallacciandoci al discorso del fumo, sappiamo bene come la pratica tabagista, ovviamente in modo proporzionato al numero di sigarette fumato nelle 24 ore ed agli anni di dipendenza dal vizio, sia fattore favorente l’ipertensione.
Per quanto riguarda il meccanismo di funzionamento dell’apparato renale, grande filtro del nostro organismo che assolve al compito preziosissimo della depurazione, va ricordato come, a lungo andare, elevati valori pressorei possano comportare la incapacità dei reni di trattenere ed espellere le sostanze nocive in circolo.
Dopo, a lungo andare, i reni prenderanno ad espellere anche le sostanze “buone” e, semplificando molto il discorso, ciò si palesa con la perdita di albumina nelle urine.
Inoltre – 
ancora il nefrologo – non si dimentichi come la pressione, in via generale, agisca compromettendo lo stato delle arterie, determinando costrizione delle stesse e, quindi, minore afflusso di sangue”.
Fumo come tra i principali nemici anche della salute dei reni, quindi.
Come ci si dovrà regolare a fronte di un soggetto nefropatico che non riesca a sottrarsi dal vizio del fumo se non attraverso l’utilizzo della sigaretta elettronica?
Il compromesso è accettabile?
Sicuramente, tra le due opzioni, meglio la sigaretta elettronica – chiarisce Schettino – anche se, su quest’ultima, mancano ancora studi definitivi.
Certamente la sigaretta elettronica è meno dannosa della sigaretta classica, quindi, se un paziente riesce a sottrarsi dal vizio grazie alle e-cig, ben venga questa soluzione purchè essa rappresenti uno step provvisorio in vista di una cessazione definitiva”

Per non mandare in fumo la salute di denti e gengive bisogna smettere di fumare, ma tuttora tanti italiani non ci provano o falliscono nel tentativo: lo sottolinea la Società Italiana di Parodontologia e Implantologia
(SIdP), riferendo i dati di un’indagine recente che ha dimostrato come pochi fumatori siano riusciti a utilizzare la ‘pausa forzata’ del lockdown per spezzare la dipendenza da sigarette.

Meno di uno su due – commentano dal sodalizio – ha cercato di smettere per avere uno stile di vita più sano, essere più forte contro il coronavirus e non danneggiare i conviventi non fumatori.
La maggioranza, invece, non ha cambiato le sue abitudini o ha addirittura fumato di più per la difficoltà nel gestire ansia e stress da pandemia.
I parodontologi sottolineano ancora come smettere di fumare sia, però, un investimento di salute oggi più che mai, perché i fumatori sono più fragili di fronte al Covid-19 e anche perché le sigarette danneggiano la salute orale.
Le sigarette aumentano la deposizione di placca batterica e così chi fuma ha un rischio da due a tre volte più elevato di andare incontro a parodontite, l’infiammazione grave delle gengive che può portare fino alla perdita dei denti.
Il fumo incide inoltre sulla risposta terapeutica dei pazienti, peggiorando o rallentando la guarigione a seguito di trattamenti o interventi di chirurgia orale. Chiedere supporto per il percorso antifumo aiuta ad aumentare le chance di successo e gli esperti danno suggerimenti per non ricascarci: dalla respirazione profonda alle attività piacevoli alternative, è importante mettere in atto piccoli trucchi per frenare il desiderio di accendere la sigaretta.
I dati raccolti in Italia sui comportamenti durante il lockdown confermano quanto
verificato dagli studi internazionali, che hanno dimostrato come paura, ansia e stress da pandemia siano stati per molti un ostacolo alla cessazione del fumo, perché ci si è letteralmente aggrappati alla sigaretta per gestire le emozioni negative: così circa il 30% ha fumato di più, il 15% ha visto ridursi la motivazione a smettere
spiega Luca Landi, presidente SIdP La potenziale maggiore gravità di Covid-19 nei pazienti fumatori invece deve e può essere utilizzata come un’informazione dal grosso impatto emotivo, tale da poter convincere alla cessazione del fumo. Questo è ancora più importante nei pazienti con parodontite che sono fumatori e che stanno manifestando un forte disagio psicoemotivo a causa della pandemia: lo stress è uno dei motivi principali per cui non si riesce a fare a meno di fumare, mettere in atto strategie di controllo dello stress è quindi essenziale perché la ‘triade’ fumo, stress e placca batterica è potenzialmente esplosiva per la salute orale”.

MASIERO “DENTI DEI FUMATORI TENDONO AD INGIALLIRE”

Se, infatti, lo stress rende più difficile smettere, il fumo facilita la deposizione della placca batterica sui denti e aumenta molto il rischio di sviluppare un’infiammazione gengivale, che poi è anche più difficile curare: le terapie parodontali chirurgiche e non chirurgiche sono infatti meno efficaci nei fumatori.
Prendere coscienza della necessità di smettere di fumare è indispensabile per bloccare il progredire della malattia parodontale e il percorso di cessazione va sostenuto in ogni modo: i parodontologi sono in prima linea per aiutare i pazienti, ora più che maiinterviene Silvia Masiero, coordinatore commissione editoriale SIdP – Si apre infatti una nuova fase in cui, superato lo stress generato dalla pandemia e dal lockdown forzato, i fumatori potrebbero essere più attenti e ricettivi nei confronti dei messaggi sulla cessazione del fumo e la riduzione del consumo di sigarette. Smettere di fumare non è certamente semplice e richiede prima di tutto una forte motivazione da parte del paziente e una personalizzazione dell’approccio alla cessazione.
L’odontoiatra e l’igienista dentale possono utilizzare strumenti oggettivi di valutazione del grado di dipendenza per indicare il percorso più efficace.

A volte bastano pochi semplici consigli, per resistere alla voglia di accendere una sigaretta: provare a rimandare più a lungo possibile l’accensione della sigaretta, controllare la respirazione per rilassarsi e allontanare l’impulso di fumare, bere più acqua e fare qualcosa per distrarsi, come una doccia, una passeggiata o ascoltare la musica che più piace. In altre situazioni è necessario consigliare di rivolgersi ai centri anti-fumo che territorialmente mettono a disposizione del cittadino personale e servizi specializzati nell’assistenza alla cessazione di questa dipendenza. L’obiettivo di mantenere negli anni un sorriso bello oltre che sano costituisce un’ottima leva motivazionale per venire in aiuto quando sta per prevalere la sensazione di non poter fare a meno della nicotina.
I denti dei fumatori, come è noto, tendono a ingiallirsi e macchiarsi più facilmente e sono maggiormente esposti al rischio di sviluppare malattie gengivali e di avere alitosi, una sgradevole conseguenza che incide anche sulla sfera sociale delle persone”.

Fabio Beatrice “scagiona” la nicotina.
Chiarimento assolutamente calzante quello che giunge, a mezzo social, dal medico pneumologo, Direttore del Centro antifumo di Torino nonché tra i massimi rappresentanti, in ambito internazionale, in fatto di riduzione di danno da fumo.
Bisogna chiarire definitivamente –  così l'affermato professionista – che le sigarette uccidono perché dispensano catrame e con la parola catrame si intendono 70 cancerogeni certi ed oltre 4300 sostanze fortemente irritanti e tossiche.
Tutto questo produce cancro ed altera l’endotelio dei vasi sanguigni determinando trombosi alle quali conseguono infarti ed ictus.
Dunque non è la dipendenza da nicotina ad uccidere.
Non è cancerogena la nicotina e la sua azione in termini di danno vascolare è di poco conto rispetto al catrame”.

Nel confronto nazionale ed internazionale, infatti, si tende sovente a focalizzare il problema fumo nel ruolo esercitato dalla nicotina omettendo di ricordare – o, molto più probabilmente, facendo finta di dimenticare – come la reale fonte di danno sia quella che risiede nella bruciatura ovvero nella combustione di tutte quelle sostanze, insite nella sigaretta classica, come citate da Beatrice.
Perché, quindi, fingerr di non sapere che il vero problema non vive nella nicotina?
A pensar male si fa peccato ma, alla fin fine, spesso ci si coglie.
La nicotina, infatti, si rinviene, come noto, anche in alcuni liquidi per sigaretta elettronica: affermare che tale sostanza sia il cuore del problema tabagismo è soluzione comoda per far passare il sottile messaggio che lo svapo, alla fine, non porti significativi vantaggi in fatto di salute rispetto alla sigaretta classica.
Non facendosi così altro che disincentivare un percorso di smoking cessation che transiti per le vie del vaping.
Solo la buona informazione può aiutare: compito tuttavia duro se le prime a disinformare siano le più alte Istituzioni di tutti i livelli, probabilmente complici di un disegno ben chiaro.
La nicotina – insiste e conclude Beatrice – è anche il farmaco più usato al mondo per aiutare i fumatori a smettere.
Chi userebbe un farmaco cancerogeno o molto nocivo per i vasi sanguigni ?
Dunque, tutta questa discussione e rigidità sulla nicotina è sospetta se diventa un impedimento a politiche di aiuto che possono salvare la vita a milioni di persone. La scienza va applicata con intelligenza e non può diventare una cosa astratta e lontana mille miglia dalla realtà clinica”.

Un Osservatorio sulla riduzione del rischio.
Per individuare strategie e soluzioni che siano applicabili in svariati ambiti della Medicina al fine di limitare morbilità e mortalità evitabili.
E’ un progetto ad ampio raggio quello di cui si investe l’Osservatorio Mohre, nascente riferimento che vede i suoi natali dalla iniziativa di Fabio Beatrice, Primario presso il San Giovanni Bosco di Torino, Coordinatore di un team multiprofessionale cui hanno già aderito, in attesa della entry di ulteriori esperti, professionisti quali Oscar Bertetto, Fabio Lugoboni, Giacomo Mangiaracina, Sebastiano Marra e Giuseppina Massaro.
Dalle dipendenze alle malattie sessualmente trasmissibili, il team sarà in grado di intervenire in tutti quei contesti della Medicina dove si può assistere a condizioni che sono influenzate da stili di vita errati o comunque modificabili ai fini del miglioramento del quadro di salute.
Al timone di questa squadra il già menzionato Beatrice che, in tema di riduzione di danno da fumo, rappresenta praticamente tra le figure pionieristiche su scala nazionale.
E non solo.

TRA I PRIMI PASSAGGI UNA LETTERA AL COMMISSARIO ALLA SALUTE EUROPEO
Come clinici che si interfacciano quotidianamente con i pazienti – fa presente quest’ultimo – sappiamo che in un processo di cura anche piccoli progressi sono apprezzabili.
Spesso proposte rigide determinano l’allontanamento del paziente e succede che approcci integralisti abbiano come ricaduta l’abbandono proprio delle persone più fragili ed in maggiore difficoltà.
Un medico – ha chiuso l’anche Direttore del Centro antifumo torinese – non può rinunciare alla propria umanità in nome di un astratto rigorismo scientifico e lesinare politiche di aiuto”.
Nei programmi della struttura anche quello di “monitorare costantemente tutta la letteratura scientifica in tema di riduzione del danno nelle diverse branche della medicina, contrastare le informazioni scorrette, creare cultura sull’argomento ed identificare buone pratiche da importare a livello nazionale ed europeo”.
Combattere anche la disinformazione, selezionare e veicolare fonti scientifiche valide ed attendibili al fine di abbattere il margine di confusione nel destinatario finale.
Soprattutto, aprire una terza via tra il comportamento ideale e quello non corretto.
Non a caso uno dei primi impegni sarà sul fronte tabagista “con un approccio che superi l’attuale ultimatum del ‘smetti o muori’”.
In linea con questa prima attività, sarà presto inviata
al Commissario alla Salute europeo Stella Kiriakydes una lettera aperta con la quale si farà invito ad adottare, a livello di Unione europea, soluzioni utili ad intervenire efficacemente sui danni da fumo.

La sanzione è più pesante per il controllore che non per il controllato.
Succede in provincia di Latina e, nello specifico, presso il Comune di Monte San Biagio, 6.206 anime note per la notevole tradizione culinaria.
E, da ora, anche per la tosta vinia anti-fumo parata (giustamente, diciamo) dal Primo Cittadino Federico Carnevale.
La fascia tricolore, come precisa la testata locale latinaoggi, ha promosso, infatti, la ratifica di un apposito Regolamento anti-fumo – non è chiarito se la approvazione si sia registrata già in sede di Consiglio comunale o se solo in quella di Esecutivo.
Tali norme locali, in particolare, dispongono come nelle aree interne della Casa comunale – ovvero in uffici, corridoi, sede della Polizia municipale – non si potrà in alcun modo fare uso di sigarette.
Ebbene, dove vivrebbe la novità?
In effetti non ve ne è alcuna, nella grossa sostanza, giacché, come abbondantemente risaputo, la legge Sirchia, da oltre quindici anni, ormai, ha acceso il disco rosso per i fumatori in ambienti pubblici al chiuso.
Se, però, la impossibilità a fumare non rappresenta affatto una “news”, lo è una sfumatura insita nel Regolamento stesso.
Ebbene si, dal momento che quest'ultimo prevede la consueta sanzione amministrativa in capo al trasgressore che venga sorpreso con tanto di sigaretta (accesa) alla mano ma – udite udite – in misura ancora più tosta, la sanzione per chi, investito del ruolo di vigilare sulla osservanza di tale divieto, non assolve con pienezza al proprio compito di supervisore.

MULTE PESANTISSIME PER IL CONTROLLORE…CHE NON CONTROLLA

E questo si deduce dai contenuti del regolamento.
Se, infatti, il fumatore-trasgressore del divieto , qualora colto in flagranza di fumo, dovrà cacciare una somma tra 55 e 275 euro – con la cifra che potrà salire fino a 550 nel momento in cui la violazione fosse poste in essere in presenza di donne in chiaro stato di gravidanza o di bambini fino a 12 anni – ben più significativa sarebbe la sanzione per colui il quale, incaricato al controllo, non eserciti di fatto la sua funzione. Per lui la multa potrà arrivare fino a 2.000 euro.
La logica del regolamento voluto dal sindaco laziale è certamente condivisibile: ogni norma, ogni regola, infatti, hanno senso unicamente se vengono fatte rispettare, se sono accompagnate da controllo e, eventualmente, da sanzione.
Per questo, nel caso specifico, affinché non si voglia che le legge antifumo resti mera teoria, bisogna rivolgere l’attenzione sul destinatario finale della norma.
Ma, ancor di più, su coloro i quali dell’ossequio di quella prescrizione devono esserne i garanti.

Non solo l'apparato cardiorespiratorio.
Transitare alla sigaretta elettronica darebbe indiscusso beneficio anche al sistema gastroenterico.
Importanti le differenze che, nell'ambito di una ricerca posta in essere dall’Università di Newcastle, sono emerse tra fumatori e svapatori rispetto, in particolare, alla salute della flora intestinale.
Lo studio si è basato sul prelievo di campioni di tessuto al fine di capire lo stato del macrobiota intestinale delle varie categorie.
Nello specifico, è stato costatato come gli utilizzatori di sigaretta elettronica avessero un sistema “batterico” praticamente uguale a quello dei non fumatori e dei non svapatori.
Tra i fumatori, invece, si è rinvenuta in modo netto – mediamente – la presenza della cosiddetta Prevotella, batterio che viene posto in correlazione alla insorgenza di stati infiammatori del colon e di patologie cancerose.
Allo stesso tempo, nell’intestino dei fumatori si è preso atto di una consistente penuria di batteri che sono utili alla causa intestinale quali i Bacteroides, cosiddetti batteri buoni.
Quelli che, cioè, sono funzionali all’equilibrio della flora.
FUMO CORRELATO INVECE AL MORBO DI CROHN
Ed anche tale elemento non è certo positivo dal momento che la carenza di tale batterio potrebbe essere legata alla insorgenza del morbo di Crohn, affezione seria ed estremamente invalidante che colpisce, appunto, l’apparato intestinale.
Tutto questo, in definitiva, per dire come il fumo di sigaretta sia causa di un danno globale per il corpo umano non limitandosi a produrre effetti negativi solo sul sistema principe cardiopolmonare.
Le tossine delle sigarette, infatti, trasportate attraverso il circolo sanguigno, giungono di fatti in tutti i siti ed in tutti gli apparati del corpo umano, anche in quelli più distali.
Muscoli, scheletro e, a maggior ragione, apparato digerente ad essere fortemente compromessi dal fumo, in una misura tanto maggiore quanto maggiori saranno il periodo di vita legato al “vizio” ed il numero delle bionde quotidiane.
Laddove, invece, come si è potuto cogliere dall’attività di ricerca posta in essere, la e-cig ha un impatto praticamente nullo sul particolare aspetto della salute intestinale.
Smettere di fumare, per chiudere, è un beneficio a 360 gradi

Il Ministero della Salute italiano si conferma troppo distante e poco aperto rispetto alla tematica del minor danno”.
Così Arcangelo Bove, Presidente Unasweb nonché fondatore di Svapoweb.
Le parole dell’imprenditore sannita all’indomani della lettera firmata da Giovanni Rezza e da Rosanna Ugenti, rispettivamente Direttore generale della Prevenzione e Direttore generale delle Professioni sanitarie e Risorse umane presso il Dicastero guidato dal Ministro Speranza.
I due, in una lettera pubblicata da Quotidiano Sanità e ripresa da Svapo Magazine, hanno, nell’ambito di un discorso più ampio, fatto riferimento anche alle sigarette elettroniche definite come strumenti che “possono determinare dipendenza da nicotina come i prodotti tradizionali“.
Ancora, le stesse venivano indicate come “prodotti che non costituiscono in alcun modo un’alternativa valida e sicura al consumo tradizionale di tabacco stante la presenza, oltre alla nicotina di agenti cancerogeni e sostanze tossiche nocive”.
Queste conclusioni poste in essere da due altissimi funzionari ministeriali prendono in considerazione, con tutta evidenza, solo una parte estremamente ristretta della letteratura e della ricerca in essere in materia ignorando, sicuramente in modo non volontario, un’ampia fetta di scienza e di ricerca che, invece, attesta come le sigarette elettroniche non determinino dipendenza e siano sicuramente estremamente meno nocive rispetto alle sigarette tradizionali. Noi stessi – ancora Bove – affermiamo come la soluzione ottimale sia quella di non iniziare a svapare da parte di quanti non sono fumatori”.

REZZA E UGENTI PARLANO DI EVALI?

Ma non si può ignorare il fatto – incalza Bove – che le sigarette elettroniche aiutino a smettere di fumare e, quindi, in un ottica di minor danno, sono assolutamente da prendere in considerazione.
Tuttavia, i dottori Rezza e Ugenti, anche su questo aspetto, dimostrano una veduta diametralmente opposta affermando come siano disponibili “approcci terapeutici anche farmacologici di provata efficacia”.
Oltre a questi aspetti trattati nella menzionata lettera, suscita particolare impressione il riferimento a “eventi letali per patologie polmonari conseguenti all’uso di sigarette elettroniche ad oggi segnalati negli Stati Uniti e in Gran Bretagna”.
Con tutta evidenza, i due esponenti si riferiscono al fenomeno “Evali” che nulla ha a che fare, come è stato ammesso dalla Food and Drug Administration americana, con l’uso corretto delle sigarette elettroniche. Ad avere determinato quegli incidenti era stato, infatti, l’uso di sostanze, come la Vitamina e acetato, che non sono prodotti rinvenibili nei liquidi leciti e riconosciuti presenti nel mercato ufficiale.
Bensì quegli incidenti erano da ricondurre unicamente al traffico del clandestino, del contrabbando laddove la sigaretta elettronica era solo lo strumento innocente, al pari di una siringa che viene utilizzata da un tossicodipendente per fare uso di stupefacenti.
È chiaro, come in tale ultimo esempio, non possa essere imputata la siringa ma la sostanza che ci si inietta.
Siamo certi, come Unasweb, che quella dei Dirigenti ministeriali sia stata esclusivamente una svista, sebbene non trascurabile. Invitiamo a rimediare
 – si avvia a concludere il vertice Unasweb – pensando al danno gravissimo che, in termini di salute, si fa a quelle persone che, attualmente fumatori, potrebbero trovare una importante soluzione nelle e-cig ma vengono spaventate da informazioni che, come in questo caso, arrivano da altissime fonti istituzionali che dovrebbero guidare le scelte dei cittadini”

Il fumo di sigaretta causa problematiche non solo a carico dell’apparato cardiocircolatorio e polmonare ma anche di quello osteomuscolare.
Così esito approfondimento condotto dall’Istituto Ixè per conto della Siot – Società italiana di Ortopedia e Traumatologia.
Secondo l’indagine “Combattere il fumo fino all’osso” e posta in essere su 350 medici specialisti ortopedici, le più significative conseguenze a carico del complesso muscolo scheletrico legate al fumo vivrebbero nel progressivo deteriorarsi delle cartilagini, nel maggior rischio di infezioni in fase post operatoria ma anche in più dilatati tempi di recupero a seguito di fratture ossee e lesioni ai tendini.
Nel corso dell’indagine – ha evidenziatoto a “Quotidiano Sanità” Margherita Sartorio Mengotti, Ad dell’Istituto Ixé – abbiamo riscontrato che la maggior parte dei cittadini maggiorenni è consapevole di come il fumo possa provocare danni anche al sistema muscolo-scheletrico.
Uno dei veicoli importanti dell’informazione in merito – ha sottolineato ancora la stessa – è rappresentato proprio dai medici ortopedici.
Il segmento di popolazione che ha avuto a che fare con questa categoria di specialisti è tendenzialmente più informato della media anche se resta ampia la fascia di popolazione che ignora i rischi derivati dal consumo di sigarette anche in caso di patologie al sistema muscolo-scheletrico”.

SDOGANARE I VETI
La Società italiana di Ortopedia e Traumatologia – e qui si viene all'aspetto centrale – ha quindi redatto, ad esito dell’indagine, un decalogo relativo ai potenziali rischi del fumo a carico del sistema muscolo scheletrico ed alle possibili strategie del contenimento dei danni da fumo.
Ebbene, tra le "vie" che la Siot invita ad indicare vi è, unitamente alle alternative al fumo già note, anche quella data dalla sigaretta elettronica.
Facendosi proprio, del resto, quanto auspica la scienza pro-svapo: ovvero inserire la e-cig nella rosa delle possibilità che le Istituzioni devono considerare in ottica di smoking cessation, sdoganando la stessa da assurdi veti.
Ma non è tutto: l’indagine Siot rivela come, in realtà, già una larga fetta dei medici ortopedici, interpellati al riguardo, proponga la sigaretta elettronica quale opzione al paziente fumatore.
Addirittura, la sigaretta elettronica sarebbe la oozione maggiormente suggerita (in circa il 17% dei casi), più di cerotti e gomme.
Auspicando che dalle alte sfere ci si smuova in tale direzione, dal “basso”, dalla quotidianità del contatto con il paziente, inizia ad aversi un movimento di sensibilizzazione.

Chi fuma e beve in modo eccessivo ha il 40% di possibilità in più di sviluppare un tumore del cavo orale.
Quindi, il messaggio che deve passare, ovviamente, è che il fumo nuoce alla salute. Ma non basta dirlo attraverso le immagini choc sui pacchetti di sigarette, perché quelle immagini, accompagnate dalla scritta ‘Il fumo uccide’, non sono servite a nulla”.
Così, ad Adnkronos, Francesco Riva, Presidente del Cenacolo Odontostomatologico Centro Italia.
In Italia ogni anno – spiega ancora Riva – 6.000 persone hanno una diagnosi di tumore del cavo orale”.
Anche Riva, per il resto, esprime scetticismo rispetto alle previsioni europee in tema anti-cancro “Anche il piano Ue contro il tabagismo – osserva sempre lo stesso ad Adnkronos – rischia di non produrre gli effetti sperati, perché prevede una stretta sui nuovi prodotti equiparandoli alle sigarette tradizionali.
Ma è un errore poiché, rispetto alle sigarette tradizionali, questi dispositivi non prevedono la combustione.
Sebbene non siano privi di rischio, rappresentano sicuramente delle alternative valide per tutti quei fumatori adulti che continuerebbero a fumare.
Dunque, se si vuole ridurre la percentuale di fumatori, bisogna farlo con gradualità.
Anche gli pneumologi consigliano ai tabagisti di utilizzare e-cig e tabacco riscaldato pur di smettere con le sigarette tradizionali perché con questi dispositivi non viene inalato il catrame”.

FUMO DETERMINA SCARSA SALIVAZIONE E MENO PROTEZIONE PER LE MUCOSE
Ed ancora “Non si può solo dire che il fumo fa male ma occorre avere ben chiaro cosa si vuole fare.
La Commissione Ue ci deve dire quali strategie vuole adottare e quali mezzi metterà in campo per ridurre la percentuale dei tabagisti dal 25% al 5% entro i prossimi 20 anni. Sicuramente, di fronte a malattie e morti certe, serve buonsenso e non posizioni ideologiche. Sappiamo che i tabagisti sono dei tossicodipendenti, quindi dobbiamo offrire loro alternative”.
Il professionista, quindi, spiega il meccanismo in base al quale le bionde potrebbero innescare problematiche di tipo canceroso a carico dell’apparato orale
Chi fuma ha la bocca secca e quando si ha minore salivazione la mucosa è meno protetta – rimarca ad Adnkronos – Da qui il rischio di sviluppare il tumore del cavo orale.
Invece, con le e-cig e il tabacco riscaldato, pazienti e medici, anche quest’ultimi sono spesso fumatori incalliti, mi dicono che non hanno più quella sensazione di ‘bocca secca’ e quindi nessun problema di salivazione.

Dunque bene le campagne di prevenzione, benissimo coinvolgere le scuole, ma serve fare i conti con la realtà, ben sapendo che anche nei Centri antifumo si rivolgono pochissime persone e i risultati finora ottenuti – la chiusura – non sono affatto soddisfacenti”.