I risultati prodotti hanno dimostrato che il rischio di cancro al polmone associato all’utilizzo della sigaretta elettronica è 57 mila volte inferiore a quello della sigaretta tradizionale.
Contrariamente a quanto si può pensare, e a quanto molti evidenziano, lo studio, che molti lanciano come ultimo arrivato nel campo delle conferme che la sigaretta elettronica fa meno male risale al 2017 pubblicato sulla rivista Addiction nel gennaio 2018 (articolo già trattato). Lo studio tutto italiano dal titolo "Measurements of electronic cigarette-generated particles for the evaluation of lung cancer risk of active and passive users" effettuato da Mauro Scungio, Luca Stabile, Giorgio Buonanno dell'Università Italiana di Cassino dimostra come i vapori della sigaretta elettronica siano nettamente inferiori (57mila volte) rispetto al fumo delle sigarette tradizionali e si rischia anche meno l'inalazione di sostanze cancerogene.
E’ lo stesso prof. Scungio a dichiarare, poco prima del World No Tobacco Day, a TgNews20.com:
“Non si può che la sigaretta elettronica non è cancerogena ma queste sostanze sono presenti in quantità talmente piccole che sono davvero trascurabili. Il rischio di insorgenza di tumore per la sigaretta elettronica, così come calcolato dal modello matematico, è dovuto alla presenza di composti quali in cadmio, nickel e nitrosammine (NNN e NNK), sostanze classificate come cancerogene certe (appartenenti alle sostanze del Gruppo 1 definito dalla IARC). La presenza di tali sostanze nei vapori prodotti dalla sigaretta elettronica è stata riscontrata in diversi studi ed è riportata in diverse pubblicazioni scientifiche. In particolare, pare che la presenza di nickel e cadmio sia imputabile all’elettronica di tali dispositivi (in particolar modo all’interazione tra il liquido e l’elemento scaldante, per la presenza delle saldature tra i componenti). La presenza delle nitrosammine, invece, è stata riscontrata solo nei liquidi contenenti nicotina”
Gli autori concludono che:
“Seppur si tratta di una stima da modello matematico si stabilisce un rischio per cancro al polmone circa 50.000 volte più basso rispetto all’utilizzo di sigarette convenzionali”.
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