Vini senza alcol: Decreto imminente, numeri in crescita, ma il dibattito resta aperto

vino - pexels- skyvape
Vini senza alcol, dopo il Decreto proseguono i dibattiti e le valutazioni, con i viticoltori che continuano ad avere dubbi. Il tema è vivo più che mai in queste ore. I produttori: “L’ostacolo sono i ristoranti e i sommelier che fanno ostruzione”.
Vini senza alcol, come stanno le cose? Intanto che il decreto ministeriale autorizza la produzione nei Nolo è imminente, il tema, tra i viticoltori, è molto sentito.
Uiv, Unione Italiana Vini, l’Osservatorio del segmento, ragiona e focalizza un aspetto peculiare della vicenda: “Riflettere se inserire i parzialmente dealcolati negli Igp”.
Di cosa parliamo? Del Decreto che dovrebbe dare il via libera alla nascita di vini no e low alcol in Italia: un progetto normativo che oramai è in dirittura d’arrivo.
Come detto però, tra i produttori il dibattito è aperto. E non poteva essere altrimenti, del resto. Al di là del sentimento collettivo della gente, del resto, che parla chiaro.
Cosa dicono i produttori e i consumatori al riguardo
Diciamo che, statistiche alla mano, il no alcol fatica a farsi strada: la tradizione è ancora molto, molto forte. Diverso il discorso per i low alcol (sotto gli 8,5% gradi). Se però da una parte il vino è un alimento e un alimento che anche scientificamente viene considerato come importante e per certi versi insostituibile, dall’altra parte è anche vero che i dealcolati non vanno demonizzati, anzi.
Per alcuni, è necessario un salto culturale verso questa soluzione: e forse il nuovo decreto attuativo potrebbe segnare un passaggio cruciale e determinante in tal senso. Ma cosa dicono i dati veri e propri?

Alcol, vino sì o no, cosa dicono i dati
Stando agli studi dell’Osservatorio Unione Italiana Vini, i prodotti “Nolo” (no e low alcol) sono destinati a crescere in maniera del tutto connessa a ciò che è, per così dire, in ‘trend’ a livello di ‘tendenza su salute e al lifestyle. Per intenderci: con alcune nuove tendenze che tendono a sottolineare la ‘popolarità’ della rinuncia (o la diminuzione) dell’uso di alcol, anche i ‘Nolo’ potrebbero beneficiarne.
Basti pensare alla crescente tendenza al consumo in Regno Unito, Australia, Spagna e Francia. Negli Usa, primo mercato Nolo, si parla di una crescita intorno al 7% medio annuo. Secondo gli studi, ciò sarebbe dovuto alla volontà da parte dei consumatori di limitare il consumo di alcol (48%), ma anche alla volontà di esplorare nuove alternative (26%). Nel Regno Unito il consumatore tipo dei Nolo è donna (57%), giovane (il 41% con meno di 35 anni) e con alta capacità di spesa.