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Le Stazioni ferroviarie del Belgio diventano off limits per fumatori e svapatori.
È questa la sostanza di novità in termini di legge che è stata promossa dal Governo nazionale e che è entrata in vigore con decorrenza il 1 Gennaio di quest'anno.
Tutte le 550 stazioni dello Stato belga, quindi, sono ormai terra vietata per fumatori e svapatori, senza distinguo alcuno, secondo un principio del tutt'erba un fascio che, come chiaro, mortifica le ragioni del minor danno da fumo.

La misura è di quelle senza appello: fumo e svapo saranno oggetto di divieto assoluto anche nelle aree all'aperto e non solo in quelle al chiuso.
Basta essere, cioè, in una zona di pertinenza dello scalo ferroviario, per dirla breve, e non potrai concederti nè una bionda nè una sana svapata.
Nulla di nulla.
Ma non vi è solo una motivazione di tutela della salute pubblica.
La norma, infatti, mira anche a preservare l'ambiente.
E, di conseguenza, le tasche delle Compagnie di trasporto.
Con questa misura, infatti, si avrà inevitabilmente un forte abbattimento nella dispersione al suolo di cicche, il che consentirà di risparmiare qualche spicciolo in ordine ai costi di smaltimento del particolare rifiuto.
Intanto, sono sanzioni toste per quanti verranno beccati nell'illecito: le "multe" andranno, infatti, da un minimo di 50 ad un massimo di 150 euro.
Come detto, dal 1 Gennaio la legge è operativa in tutto il territorio nazionale ma progetti pilota erano già stati lanciati, nella seconda metà del 2022, presso gli scali delle città di Mechelen e Charleroi. 
Con riscontri che sono stati alquanto positivi per l'utenza: sette persone su dieci, infatti, intervistate presso gli scali in questione, hanno manifestato il proprio consenso ed il proprio favore rispetto al divieto di fumo-svapo riscontrandosi, allo stesso tempo, un atteggiamento di tolleranza e di diffuso rispetto tra l'utenza. 

E vabbè che fumare fa male alla salute. Lo sappiamo. Ma arrivare ad arrestare una persona solo perché si concede una sigaretta, suona davvero come troppo. Come eccessivo. Ed invece succede anche questo. E desta ancor più sorpresa il fatto che tutto ciò si verifichi negli Stati Uniti d'America.

Da qualche giorno, infatti, è entrata in vigore una norma locale a Miami Beach che prevede anche le manette per i fumatori. Si tratta di una previsione fortemente voluta dal Governatore Ron De Santis che ipotizza l'estrema misura detentiva, tuttavia, solo in precise e determinate circostanze.

 A partire dal 1 Gennaio di quest'anno, in particolare, non è più possibile fumare sigarette sulle spiagge del territorio comunale e all'interno dei parchi pubblici: se si viene beccati, la prima volta, con una bionda tra le mani si busca una sanzione che può arrivare fino a 100 dollari. Nel momento in cui si fosse recidivi, invece, la pena si raddoppia e ad essa si può aggiungere, a discrezione dell'operatore di polizia, anche il carcere fino a 60 giorni.

La pena detentiva non è quindi automatica ma semplicemente rientra tra le possibilità che possono essere applicate: in ogni caso si tratta di una chiara indicazione "politica" della volontà del legislatore in ordine alla forza con la quale si intende contrastare il fenomeno del tabagismo.

Un problema che afferisce non solo la tutela della salute pubblica ma anche quella dell'ambiente: come affermano i responsabili municipali della città della Florida, infatti, quello dato dal deposito delle cicche di sigarette rappresenta un fenomeno emergenziale che preoccupa fortemente. I lunghi periodi balneari che contraddistinguono le stagioni dello Stato americano portano ad una prolungata permanenza delle persone sulle spiagge con conseguente conferimento dei residui delle sigarette tra la sabbia e nel mare. Anche in ordine a queste condotte, quindi, la necessità di applicare una stretta quanto mai decisa e senza precedenti alcuni nel mondo occidentale.

Una stretta sinergia tra pubblico e privato per sconfiggere il tabagismo. Il tutto grazie all'arma della sigaretta elettronica.

Bella iniziativa quella intrapresa da Vaporesso che ha deciso di donare e-cig per supportare la causa della lotta al fumo. In particolare, l'azienda attiva dall'anno 2013 ha fornito in via gratuita ben mille set XRos 3 Mini a La Vape du Coeur, associazione formata da medici e specialisti che opera nella direzione di contrastare la piaga della dipendenza dal tabagismo attraverso la soluzione rappresentata dallo svapo. Un'associazione che, in particolar modo, si interfaccia con quei fumatori che presentano maggiori difficoltà dal punto di vista economico-sociale.

Un gruppo alquanto folto quello rappresentato da La Vape di Coeur: del team fanno parte, infatti, ben 260 specialisti operanti negli ospedali pubblici francesi. Tramite loro, tramite l'accordo con il sodalizio, si spera da parte di Vaporesso di fornire un aiuto concreto e reale, quanto mai tangibile, a quelle persone che si rivolgono alle strutture ospedaliere perché affette da problemi fumo correlati ed in quanto tali intenzionate a smettere.

Il progetto ha preso il via nel mese di Dicembre dello scorso anno e dovrebbe protrarsi per tutto l'anno 2023, con sempre nuove donazioni di dispositivi che Vaporesso farà alla associazione.

 Si tratta di un modello che richiama, sebbene con i dovuti distinguo, quello già realizzato negli scorsi anni dal Public Health England in diversi distretti sanitari del Regno Unito dove si sono messi a disposizione, gratuitamente, di donne fumatrici in gravidanza kit di sigarette elettroniche per aiutare le medesime a sottrarsi alla dipendenza in un momento tanto delicato della loro vita.

Una impostazione, questa, che presuppone una forte fiducia da parte delle Istituzioni verso il concept del minor danno da fumo e che, allo stato, risulta essere del tutto non attuabile nel nostro contesto nazionale.

Il principio è un po' quello del chi rompe paga.

In Spagna le Compagnie del tabacco, ovvero quelle che producono sigarette, dovranno obbligatoriamente compartecipare alle spese ambientali connesse allo smaltimento delle cicche. E non si tratta certo di pochi spiccioli. In tal senso una legge entrata in vigore nel territorio iberico appena lo scorso 6 Gennaio e che va a recepire precisa indicazione contenuta in una direttiva europea - in quanto tale destinata ad essere recepita, prima o poi, da tutti i vari Stati membri.

La misura rientra in un pacchetto di norme più ampio predisposto dal Governo spagnolo nell'ottica di una maggiore attenzione nel riciclo dei rifiuti e nell'abbattimento dei conferimenti di materiale plastico. Per quel che riguarda il caso specifico delle Compagnie del tabacco, in capo alle medesime, come previsto dalla nuova normativa, andrà anche l'onere di organizzare - non è ancora chiaro in quali modalità ed in quali forme - corsi di educazione civica finalizzati ad istruire i consumatori sulle corrette modalità di smaltimento dei residui delle sigarette.

 I media spagnoli, tuttavia, sono però molto scettici sul fatto che le aziende caricheranno su se stesse i nuovi oneri economici: altamente probabile, secondo la stampa di Madrid, che tali spese saranno piuttosto trasferite dai produttori ai consumatori attraverso un rincaro nei costi dei pacchetti di sigarette. Il che potrebbe andare a rappresentare un prezioso disincentivo ai fumatori nell'ottica di archiviare o di limitare finalmente il consumo delle bionde. 

Il che non sarebbe certo malaccio in un contesto nazionale dove si conta una percentuale del 22% di adulti che è ancora alle prese con la dipendenza dal tabacco - laddove la media europea è sensibilmente più bassa attestata com'è alla soglia del 18,3. 

Del resto la Spagna sta mostrando una notevole attenzione rispetto al discorso della cessazione dal fumo, per quanto con modalità ancora abbastanza scettiche rispetto alle alternative a minor danno: si ricorda come il territorio spagnolo sia stato il primo in Europa a bandire con una propria legge nazionale il fumo da tutte le spiagge nazionali.

Estremismo poliziesco.
Potrebbe definirsi in questo modo la modalità d'azione che ha contraddistinto troppo zelanti agenti di Polizia che, udite udite, hanno sequestrato una sigaretta elettronica ad un malato terminale di cancro.
Perchè? Perchè all'interno del dispositivo vi era una "pasta" contenente un quantitativo di Thc eccedente i limiti normativi.
E, si badi, l'uomo che ha subito il vergognoso blitz faceva uso della sostanza non per puro diletto ma per alleviare i tremendi dolori connessi alla grave patologia.
I fatti, tanto per cambiare, si sono verificati negli Stati Uniti d'America dove troppo spesso gli uomini (e le donne) della Polizia si abbandonano a modalità d'azione molto poco ortodosse in abuso dei mezzi di coercizione.
Ebbene, i fatti si sono verificati presso l'Hays Medical Center, ospedale nello Stato Usa del Kansas, dove il poveraccio, sessantenne, era ricoverato da circa tre settimane a causa dell'avanzare della malattia.
Una malattia che, ormai, era giunta ad uno stato terminale.
L'unico tampone, l'unico palliativo quello di lenire il dolore: ed è per questo che il medico che ha in cura l'uomo gli ha prescritto l'uso di marijuana a scopo rilassante ed analgesico.
Proprio mosso da questi intenti, il paziente aveva preso a svapare a base di Thc nella sua stanza di ospedale.
Al che è stato sorpreso sul fatto da un infermiere con tanto di chiamata da parte di quest'ultimo, pure poco avvezzo al buon senso, ai numeri di emergenza della Polizia.
Gli agenti sono quindi intervenuti ed hanno sequestrato tutto, e-cig compresa.
Secondo gli agenti, il paziente con la sua condotta avrebbe violato più norme: una quella legata all'uso di sostanza proibite.
L'ulteriore quella di aver potuto innescare un incendio - niente di meno - manco la sigaretta elettronica fosse una tanica di benzina.
Ma non è tutto: la Polizia ha trasferito le informazioni alla Procura territorialmente competente con quest'ultima che ha fissato l'udienza nel mese di Gennaio convocando il poveraccio a Giudizio.
"Peccato" che il tizio è allettato e non riesce neppure ad alzarsi dal letto; Peccato che, probabilmente, non arriverà neppure al giorno dell'udienza.
Se non ci fosse da piangere, vi sarebbe da ridere.

Quando non puoi fumare o svapare. Neppure a casa tua.
Succede a West Hollywood, città appartenente alla contea di Los Angeles in California, nota per la sua animata vita notturna.
Ebbene, come da recente disposizione del Consiglio comunale, sarà proibito "fumare" anche all'interno dei propri appartamenti.
Laddove l'accezione di fumo, tuttavia, si estende non solo alle sigarette classiche, per così dire, ma anche a "cannabis e altri prodotti a base di tabacco e/o nicotina, come i prodotti che non bruciano, e il narghilè".
In buona sostanza, nulla di nulla.
La norma, tuttavia, si rivolge esclusivamente a quanti prendono in affitto un appartamento e non già a coloro i quali vivono in un immobile di proprietà.
Ed il riferimento, inoltre, è solo a quegli immobili che sono multifamiliari.
Laddove, quindi, la "ratio" della norma appare essere quella di scongiurare il rischio di "invadere", con fumi o vapori che siano, gli spazi altrui.
Per dirla in termini spicci, vi sarà qualcuno che non sarà libero di potersi concedere una sana svapata neppure a casa propria (balconi inclusi).
Che, poi, è da capire chi e come potrà avere facoltà di entrare in casa per vedere quello che stai o non stai facendo.
Le violazioni, in ogni caso, sono accompagnate da una sanzione che spazia entro una forbice compresa tra 100 e 500 dollari.
Ad ogni buon conto, una eventuale sanzione non potrà mai portare il proprietario dell'appartamento a invocare uno sfratto.
Discorso a parte quello che merita la cannabis che, in un certo senso, rappresenta l'eccezione alla regola.
La stessa potrà essere utilizzata liberamente sempre che il ricorso ad essa si vada ad inquadrare in un discorso di tipo "medico e terapeutico".
La Legge statale, infatti, non consente in alcun caso il consumo di cannabis nei luoghi pubblici: vietarne l'uso nelle unità private, viene osservato, "non lascerebbe disponibili alternative sicure".

"E' assolutamente necessario che i rivenditori nascondano le sigarette elettroniche alla vista della clientela".
Una proposta alquanto sui generis quella che viene da un parlamentare scozzese che ha portato all'attenzione dello stesso Parlamento di Glasgow la particolare proposta.
"Chi vende sigarette elettroniche...non deve esporre i prodotti ma tenerle in posti non visibili".
Lei è Gillian Mackay, Portavoce per la Salute del Partito dei Verdi.
E, con tanta buona lena, si è presa la briga di scrivere a negozianti del settore svapo e a relativi produttori chiedendo loro di non esporre le e-cig nelle rispettive vetrine.
Per non indurre in tentazione, si potrebbe dire.
Un pò come già avviene per i pacchetti di sigarette che non sono posti alla pubblica visione ma, per così dire, "occultati".
Secondo la trentunenne Mackay, il problema non andrebbe trattato e gestito in modo diverso tra tabacco e "vapore" dal momento che entrambe le "industrie multimilionarie stanno portando la salute della Nazione lungo un percorso disastroso".
Il concept a fondamento della proposta della parlamentare, in realtà, non è del tutto illogico: secondo nozioni consolidate in ambito di pubblicità e marketing, infatti, nel momento in cui si entra in un qualsivoglia negozio, si fa - si - acquisto di ciò che effettivamente si era intenzionati a comprare.
Ma anche di tutta un'altra serie di oggetti che, invece, "saltano" all'occhio sul momento una volta che si è all'interno dell'esercizio.
Per prevenire queste modalità di acquisto di riflesso, quindi, l'istanza della parlamentare scozzese.
Una proposta che, tuttavia, trapela, sarà rimandata al mittente dall'Assemblea non ritenendosi essere meritevole di accoglimento.
Secondo l'esponente in questione, ancora, quella della e-cig è una vera e propria "bomba a orologeria".
E, ha proseguito e concluso la stessa, "finché non ne sapremo di più, non è un rischio che chiunque dovrebbe essere invitato ad accettare".

In California addio a tutti i prodotti del tabacco aromatizzati.
Niente più gusti e sapori particolari, quindi, nelle sigarette classiche come anche negli e-liquids.
La parola fine è venuta da una pronuncia posta in essere dalla Corte Suprema degli Stati Uniti d'America attraverso la quale è stata respinta l'istanza che era venuta dalla RJ Reynolds Tobacco Company.
La Compagnia in questione, in particolare, aveva invocato la sospensione di ogni provvedimento restrittivo sugli aromi invocando come tale legge statale fosse, in realtà, in conflitto con la Legge federale.
E, pertanto, meritevole di essere cassata.
L'istanza, però, ha impattato contro il no dei Magistrati.
Per effetto di ciò, quindi, dalla giornata odierna, nessun negozio potrà vendere bionde ed e-cig aromatizzate.
Niente più "bionde" alle menta, quindi, un prodotto che era particolarmente appetito dai fumatori afroamericani.

“Se volevano vietare le sigarette elettroniche aromatizzate o se volevano regolamentare il mercato - ha commentato Carlo Sharmoug, figura di riferimento di una associazione di negozianti - penso che avrebbero dovuto selezionare alcuni negozi che fossero autorizzati a fare vendita al dettaglio.
Le e-cig hanno salvato tante vite ed aiutato tante persone a smettere di fumare”.
Fatta la legge, pronto l'inganno.
Esperti del settore, infatti, si dicono sicuri di come a fronte dei subentrati divieti non si farà altro che dare vigore al mercato nero del contrabbando.
In tal modo si avrà, come spesso avviene quando si sviluppano circuiti illeciti, un duplice negativo effetto.
Da una parte lo Stato andrà a perdere preziose entrate erariali; Dall'altra si finirà, inevitabilmente, per favorire la circolazione di prodotti "paralleli" che, in quanto tali, non sono rispondenti alle norme in termini di sicurezza e di tutela della pubblica salute che, invece, appartengono a quelli del mercato ufficiale.
E la medicina, quindi, rischia di produrre più danni della malattia - o presunta tale - che voleva curare.

Sigarette elettroniche in gravidanza?
Non determinano nè condizioni di gestosi nè un minor peso alla nascita del bambino. 
Sono queste le conclusioni di un approfondimento condotto sulle partorienti ricoverate presso l'ospedale di Elbeuf, in Normandia, tra il 2019 e il 2020.
Ad essere analizzata la situazione di 300 donne, una parte delle quali utilizzatrici della sigaretta elettronica già prima del concepimento.
Ebbene, l'approfondimento ha potuto accertare come non sussistessero differenze - tra le categorie delle neo mamme svapatrici e delle neo mamme non svapatrici - con riferimento ai parametri osservati.
Non emergeva, ad esempio, una differenza in termini "ponderali" dei neonati; Allo stesso modo, le donne che avevano fatto uso della e-cig non avevano fatto registrare l'insorgenza di complicanze quale la preeclampsia, una condizione molto pericolosa che determina l'innalzamento della pressione arteriosa nella mamma con il rischio, in determinate circostanze, di dover provvedere a parti pretermine al fine di non compromettere la salute della donna e del bambino.
Ovviamente, quanto sopra non deve suonare come un "invito" o uno sprone a svapare rivolto alle donne che versano in stato di gravidanza.
Chi non fuma non deve avviarsi allo svapo, tanto più se si trova nei nove mesi.
Detto ciò, tuttavia, non si può tacere della situazione di quelle fumatrici che, una volta incinte, non riescono a dire addio al fumo.
In quel caso, la e-cig potrà essere proposta, in ragione di una chiara motivazione di minor danno.
Conclusioni come quella dello studio di cui sopra - fatte le premesse di cui prima - possono pertanto tranquillizzare le mammine - sia per la loro propria salute sia per quella dei nascituri - che, loro malgrado, devono fare uso della sigaretta elettronica pur di sottrarsi alla dipendenza dal tabacco.
Smentite, quindi, le teorie di un precedente studio che, condotto sui ratti con le solite modalità estreme da laboratorio, paventavano rischi di vario genere nella interazione puerpera-svapo.

Il ruolo di BAT in materia di sostenibilità è stata riconosciuta da due importanti classifiche globali di sostenibilità, il CDP e il DJSI.
BAT ha ricevuto un punteggio "A" dal CDP per il suo impegno nella lotta al cambiamento climatico, esaminata insieme a oltre 18.700 aziende che hanno partecipato quest'anno, entrando a far parte del 2% delle aziende valutate dal CDP.
Il CDP analizza l'approccio, la disclosure e le performance delle aziende rispetto alle principali questioni ambientali, considerando la trasparenza dei loro report, la definizione di obiettivi ambiziosi e la realizzazione di risultati duraturi.
La lotta al cambiamento climatico è una priorità di BAT, che all'inizio di quest'anno ha pubblicato il suo
Low-Carbon Transition Plan definendo una tabella di marcia ambiziosa per il raggiungimento degli obiettivi Net Zero.
Inoltre, BAT è stata inserita nel Dow Jones Sustainability Indices (DJSI) per il 21° anno consecutivo, evidenziando il suo impegno duraturo in ambito ESG. L'azienda ha ottenuto un punteggio del 100% in sei aree: rendicontazione ambientale, sociale e materialità^, sviluppo del capitale umano, eco-efficienza operativa, gestione della supply chain. BAT è l'unica azienda del suo settore a essere stata inclusa anche nell'indice DJSI World.
Meno del 3% di tutte le aziende valutate da S&P Global sono entrate a far parte del 2022 DJSI World Index.

 L'inclusione nel DJSI si basa sul S&P Global ESG Score. BAT ha ricevuto un punteggio ESG di 88/100, al 9 dicembre 2022. Oltre a ottenere un punteggio complessivo superiore alla media del settore, BAT è l'azienda con il punteggio più alto nel suo settore nel 2022. L'azienda ha ottenuto punteggi da leader di settore in 13 delle 24 categorie valutate tra le dimensioni ambientale, sociale e di governance.

 Mike Nightingale, Chief Sustainability Officer di BAT, ha commentato:

"Siamo lieti che i nostri continui sforzi per mettere la sostenibilità al centro di tutte le nostre attività siano stati riconosciuti da CDP e DJSI. Questo risultato è il frutto degli sforzi significativi compiuti dai colleghi e dai fornitori di BAT in tutto il mondo per migliorare continuamente la sostenibilità in ogni aspetto della nostra attività, dall'utilizzo dell'energia alla progettazione degli imballaggi.
Siamo orgogliosi dei nostri risultati in termini di sostenibilità e lavoriamo per costruire A Better Tomorrow™, un domani migliore. Continuiamo a raggiungere i nostri ambiziosi obiettivi di riduzione dell'impatto ambientale e sociale e di riduzione dell'impatto sulla salute della nostra attività".

 BAT è stata ampiamente riconosciuta per le sue performance in materia di sostenibilità:

- È stata nominata Climate Leader 2022 dal Financial Times per essere riuscita a ridurre l'intensità delle emissioni per un periodo di tempo prolungato.

- È stata premiata con la più alta Gold class nell'S&P Global Sustainability Yearbook 2022. 

- Ha ricevuto la Certificazione Alliance for Water Stewardship per il suo più grande stabilimento di produzione negli Stati Uniti.

 L’impegno per la sostenibilità di BAT, a supporto della strategia volta a costruire A Better Tomorrow™, si concretizzerà anche tramite la realizzazione del nuovo "A Better Tomorrow™ Innovation Hub", qui in Italia, presso la città di Trieste: un centro di innovazione e sostenibilità di livello mondiale che prevede un investimento totale fino a 500 milioni di euro nei prossimi 5 anni e circa 2.700 futuri posti di lavoro stimati, tra diretti e indiretti.
Uno spazio di oltre 20mila metri quadrati che ospiterà, oltre ad un nuovo centro di produzione per i prodotti a potenziale rischio ridotto di BAT (in cui saranno sviluppati anche dei prodotti per la terapia sostitutiva della nicotina), anche una Digital boutique dell’azienda, ossia un laboratorio di innovazione e centro di eccellenza per la trasformazione digitale e il digital marketing. 
La struttura sarà inoltre realizzata seguendo elevati standard di sostenibilità al fine di ridurre il suo impatto ambientale e avrà l'obiettivo di essere carbon neutral, con una particolare attenzione all'efficienza energetica, all'utilizzo di fonti rinnovabili e alla tutela dell'ambiente, compresa la realizzazione di un impianto fotovoltaico per la produzione di energia.