“Cessazione, prevenzione e riduzione del danno: devono essere questi i tre pilastri nelle strategie di contrasto al fumo. Secondo l’American Cancer Society, tra il 2005 ed il 2030 abbiamo avuto globalmente 175 milioni di decessi correlati al tabacco ed è stato constatato come il fumatore avesse 25 volte in più la probabilità di contrarre il cancro ai polmoni rispetto a chi non era fumatore".
Così Ignatios Ikonomidis, Docente di Cardiologia presso l’Attikon Hospital – Facoltà di Medicina dell’Università Nazionale e Capodistriana di Atene - nel commentare il Piano europeo anti-cancro, con particolare riferimento alla posizione ed al ruolo delle alternative.
"Nel momento in cui si sono avute misure di controllo del tabacco, che fosse a livello di sensibilizzazione, di aumento della tassazione, si è assistito anche ad un calo nel numero delle vendite e, di conseguenza, della mortalità per cancro ai polmoni", ha proseguito l'esperto ellenico.
Che ha poi annotato.
"Nel 2020, nell’Unione europea si sono verificati 2,7 milioni di casi di cancro e 1,3 milioni di decessi.
A fronte di questi numeri abbiamo avuto il Piano anticancro europeo che, però, non ha discusso di quelle prove che indicano come le sigarette elettroniche ed i nuovi prodotti del tabacco presentino, in realtà, un rischio inferiore di esposizione alle sostanze tossiche rispetto alle sigarette convenzionali.
Un livello di riduzione del rischio che, in termini precisi, è inevitabilmente ancora incerto nella relativa quantificazione, ma la riduzione del danno insita in questi prodotti è certa rappresentando, con ciò, una importante opportunità per i fumatori che non riescono a smettere di fumare.
Si suggerisce ai livelli europei – la chiusura di Ikonomidis – di includere politiche di riduzione del danno che siano utili a migliorare i tassi di cessazione dal fumo. Con ciò contribuendo alla riduzione delle conseguenze che il fumo può recare in quanto a morbilità e di mortilità”